Da una ricerca condotta da MARTINI, insieme a Future Lab, in occasione del lancio della nuova campagna MARTINI TIME in tutta Europa, emerge che una serata in compagnia degli amici è molto meglio che chattare con amici virtuali su internet! Una spia di come cambia l’amicizia nel terzo Millennio!

Lo studio quantitativo è stato condotto su 4.000 persone di età compresa tra 25 e 35 anni in Belgio, Germania, Italia e Spagna.

Infatti, un terzo dei giovani adulti italiani trascorre più tempo a comunicare con i suoi amici online invece che nella vita reale. E il 47% dichiara di non essere pienamente soddisfatto del tempo limitato che trascorre vis a vis con i propri amici.
Dati che stupiscono se confrontati con una risposta che mette d’accordo italiani, belgi, tedeschi e spagnoli: per la maggioranza ciò che li rende più felici è “ridere con gli amici”, risposta che stacca di alcuni punti “raggiungere un obiettivo professionale”, “vivere un appuntamento romantico” o “trascorrere una serata a guardare una serie tv con qualcuno che si ama”.

TORNIAMO A CONNETTERCI, MA COME?
La tecnologia ha reso più facile rimanere in contatto, ma ha anche permesso di mantenere l’illusione della vicinanza senza vedere di persona i propri amici. La nuova ricerca di MARTINI rivela che il contatto sullo schermo sta erodendo, e in alcuni casi sostituendo completamente, i bei momenti da trascorrere insieme alle persone care.
-Il 33% dei giovani adulti italiani passa infatti più tempo a comunicare con gli amici online invece che nella vita reale. Una percentuale considerevole, seppur inferiore rispetto a quella degli altri Paesi considerati (38% per il Belgio, 35% per la Germania, 47,8% per la Spagna).
– Se infatti la tecnologia permette di unire anche a distanza le persone, è anche vero che il 34% degli intervistati ha ammesso che la tecnologia e i social media hanno aumentato la sua percezione della solitudine rispetto a quando non li usava.
– Per quanto riguarda l’Italia, il Sud è l’area dove si fa più uso dei social network per rimanere in contatto con i propri amici. Ben il 35,8% conferma di avere difficoltà nel vedere i propri amici di persona dall’avvento dei social media.

Questa ambivalenza della tecnologia, che oscilla tra una considerazione positiva e una più negativa, è oggetto di studio da parte di molti ricercatori.
La esalta, ad esempio, Daniel Weitzner, ricercatore scientifico e direttore del MIT’s Internet Policy Research Initiative, che ha dichiarato al Pew Research Center: “Gli esseri umani desiderano e hanno bisogno di connettersi e internet è il mezzo più innovativo e più efficace per farlo. Internet connette le persone con informazioni e relazioni significative e gratificanti. Ho fiducia nel fatto che continueremo ad ottenere soddisfazione da queste connessioni umane”.
È invece in disaccordo Nicholas Carr, autore di un volume su tecnologia e cultura: “Ad oggi abbiamo considerevoli prove empiriche ed esperienziali subgli effetti personali di internet, social media e smartphone. La notizia non è buona: perdita di capacità analitiche e di problem solving, della formazione di memoria, del pensiero contestuale, della profondità di conversazione ed empatia, nonché aumento dell’ansia”.
-Il 50% degli intervistati trascorre da due a cinque ore al giorno a leggere i feed dei social media dei propri amici.
-Il 42% scopre un maggior numero di informazioni sugli amici seguendo le loro vite sui social media oppure online. —Quasi un quarto dei giovani (24,8%) spera di aumentare giornalmente il proprio numero di “amici” (alias follower) online.
-Il 34,1% ha fatto amicizia con qualcuno dopo averlo incontrato per la prima volta online. 

La professoressa Sherry Turkle del MIT ha addirittura coniato il termine “Goldilockses”, ovvero quelle persone che amano essere in contatto con molti amici, ma allo stesso tempo vogliono avere amicizie da tenere “sotto controllo”, non troppo lontane, né troppo vicine.
Si vive dunque quello che gli esperti internazionali chiamano “Digital Dualism”, ovvero una forte interconnessione tra la vita offline e quella online, come ha scritto su The New Republic Kyle Chayka: “Le nostre vite su Twitter e Tumblr sono oggi una parte reale delle nostre vite reali. Ognuno di noi è un amico sui social”. 

BASTA ROMANTICISMO, GLI AMICI SONO LA NOSTRA NUOVA FAMIGLIA
Secondo Eurostat, 120.000 italiani si sono trasferiti all’estero nel 2018; la maggior parte si è trasferita nel Regno Unito, in Germania, in Svizzera o in Francia. Questa la prima causa di una “vita collage” che, a cascata, dà luogo ad “amicizie collage”, dove la continuità temporale e territoriale viene meno. Se si pensa, inoltre, che in Italia dal 2004 al 2018 si sono registrati 50.000 matrimoni in meno e che, a livello internazionale, sono sempre di più i single che abitano da soli, ecco dunque nascere il concetto di “framily”, una crasi tra “friends” e “family”, e spopolare a livello internazionale il “Friendsgiving Day”, che nel 2015 ha registrato 75.000 eventi su Facebook negli USA.
Da qui prendono vita anche nuovi modelli di convivenza, come l’esperienza della Casa alla Vela di Trento, dove anziani e studenti convivono ricavando un mutuo beneficio. 

Il panorama di amicizie si modifica nel tempo:
-Ben oltre la metà (60%) degli intervistati vede i propri amici con meno frequenza adesso rispetto a quando era più giovane
-Il 61% non frequenta più la maggior parte dei propri amici di vecchia data
-“Non vivere vicini” è stato scelto come uno dei tre principali motivi che rende complicato vedere gli amici di persona (29%)
-Uno su tre (33%) ha affermato che un trasferimento per motivi di lavoro ha messo in crisi le sue amicizie
Se si pensa poi che, in molti casi, si spende un terzo della propria vita presso il luogo di lavoro, diventano sempre più importanti le amicizie lavorative. Un recente studio di Officevibe ha dimostrato che il 70% dei lavoratori ha dichiarato che avere amici al lavoro è l’elemento più importante per ottenere una vita lavorativa felice e il 58% degli uomini rinuncerebbe ad uno stipendio più alto se questo significasse non andare d’accordo con i propri colleghi. Questo pensiero è condiviso soprattutto dalle giovani generazioni: ben il 25% dei giovani tra i 29 e i 32 anni si dichiara d’accordo, contro il 19,4% per le altre fasce d’età. 

L’AMICIZIA FA BENE ALLA SALUTE
La maggior parte degli studi concordano sul fatto che l’amicizia sia un palliativo ai problemi della vita, non solo dal punto di vista sociologico ma anche da quello fisico. Lo confermano anche gli intervistati, in tutti e quattro i Paesi analizzati. La maggioranza è infatti concorde con l’affermazione “Spendere del tempo con gli amici mi fa sentire più energico, resiliente, rassicurato e ottimista”, in Italia con una maggiore percentuale di donne (41,3%) rispetto agli uomini (27%).
Un report della Commissione Europea ha evidenziato che più di 75 milioni di Europei adulti incontra famiglia e amici al massimo una volta al mese e circa 30 milioni si sentono spesso soli. Il fenomeno ha spinto alcuni ricercatori a trovare una “pillola per la solitudine” o, più semplicemente, a prescrivere attività sociali. In realtà, la maggior parte degli intervistati dichiara che avere un piccolo gruppo di amici fidati è al quarto posto tra le più importanti esigenze, dopo la famiglia, la salute e un equilibrio tra vita lavorativa e personale.
-La metà (49%) del campione italiano considera infatti “amici” al massimo 10 persone
-Tre quarti (75%) considerano “amici stretti” 5 persone, o meno, indicando una forte preferenza per i gruppi social uniti di piccole dimensioni
-In tutti i Paesi oggetto di ricerca, l’“affidabilità” è stata scelta come la qualità apprezzata di più in un amico, sottolineando il ruolo cruciale svolto dagli amici nei momenti in cui si necessita di un supporto emotivo
Un’osservazione: il Martini Time non è solo un momento speciale per condividere stuzzichini e bevande, ma anche l’occasione per venire in contatto con le persone che si amano di più, chiacchierando e condividendo esperienze di vita.

Siate responsabili: non bevete prima o durante la guida
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