La pandemia ha cambiato le abitudini degli italiani, come abbiamo visto. Le persone, costrette dai lockdown, a restare nella propria abitazione, hanno ripreso a cucinare più spesso di quanto si facesse prima. Se i ristoranti alla riapertura estiva registravano un calo del 40% nel fatturato, l’industria alimentare nel 2020 ha segnato +2%. 

Coldiretti ha evidenziato un aumento del 20% per la spesa nei mercati contadini in Puglia, grazie all’iniziativa “Campagna Amica”. L’affluenza è stata significativa: nelle giornate di apertura era di 8500 persone. 

Nel tempo la risposta dei consumatori ha dato forza – dichiara Roberto Weber, presidente dell’Istituto IXE’ – a questo modello di vendita e soprattutto al rapporto di fiducia che si instaura tra chi acquista e chi vende il prodotto agricolo. Nonostante solo il 24% dei soggetti conoscesse i Farmers’ Markets, l’agricoltore iniziava ad essere considerato il miglior garante per la qualità dell’ortofrutta (38%). Chi conosceva già i mercati contadini li sceglieva per la freschezza dei prodotti, la certezza dell’origine e la stagionalità”. 

In Puglia si trovano centomila aziende agricole e stalle e oltre cinquemila imprese di lavorazione alimentare. Questo settore impiega una gran componente di giovani; oggi il 70% delle imprese composte da under 35 è impiegata in tale settore, che comprende anche la vendita diretta. Gli italiani, popolo che notoriamente ama il buon cibo, scelgono prevalentemente prodotti che provengono da filiere certificate, come quelle Coldiretti.

Se la ristorazione e la grande distribuzione ispirano fiducia solo nel 45% degli italiani – secondo i dati dell’Eurobarometro 2019 -, invece gli agricoltori sono ritenuti soggetti affidabili per il 67% dei cittadini. Ricercano la qualità, la trasparenza, il controllo sul processo distributivo che ha portato i prodotti dinanzi a loro.

Le persone in questo momento storico hanno una sensibilità maggiore verso la sostenibilità ambientale e la riduzione di sprechi alimentari. Sul sito web SUNDT si legge: “Durante la pandemia i consumatori italiani hanno sviluppato una maggiore attenzione alla qualità degli alimenti assunti e un utilizzo accresciuto degli integratori alimentari, soprattutto tramite negozi elettronici, che hanno registrato un +28% nel settore delle vitamine e minerali”.

Il covid ha segnato in maniera rilevante l’industria alimentare e degli integratori, a causa anche della relazione tra mortalità da covid e condizioni di salute pregresse. L’impatto del virus sui soggetti già a rischio è stato dimostrato fin dai primi mesi di pandemia e ha portato la popolazione a una maggiore attenzione alimentare. 

Una cattiva alimentazione infatti può portare, oltra all’obesità e sovrappeso, anche a malattie del sistema cardio circolatorio, malattie metaboliche, ecc. Lo studio del 2017, pubblicato sulla rivista “The Lancet”, che analizzava i consumi alimentari in 195 Paesi, dal 1990 al 2017, ha evidenziato come una cattiva alimentazione abbia un impatto gravoso sulla propria vita: un decesso su due e due casi su tre di disabilità legata.

Il controllo degli alimenti acquistati attraverso circuiti virtuosi come quello di Spesa Amica, consente ai consumatori di assumere abitudini più salutari e impattare sull’economia del proprio territorio.