Lo prometto è l’ultima intervista di Boateng che leggerò da oggi fino alla fine dei miei giorni che trascorrerò su questa Terra.
No, non voglio rovinarmi le giornate.
Del resto ogni intervista è un sequela di luoghi comuni, ipocrisie argomentati da pensieri capziosi. 
Un giocatore finito da anni per ragioni fisiche e caratteriali, che ha il pregio di essersi “integrato” perfettamente nelle logiche del calcio moderno.
Marketing, pubblicità, compagna famosa, ecc. tanto da avere un seguito abbastanza numeroso di persone che desiderano fare foto insieme a lui e a custodire come un cimelio il suo autografo.
Mi fanno quasi tenerezza questi pseudo tifosi abbagliati dalle luci psichedeliche del calcio moderno accese da coloro che detengono il potere che muovono le leve di tutto il movimento solo per ingrassare i loro famelici interessi, tanto da considerare i tifosi solo come clienti fidelizzanti.
Nell’intervista rilasciata durante l’incontro del ghanese con i tifosi (!?!?) del Milan al Megastore di piazza Duomo a Milano, si può leggere con chiarezza il copione da portare a memoria che stava recitando.  
Dichiara che vuol rimanere il più a lungo possibile al Milan, e che vuole dimostrare di essere importante per la squadra.
E certo, qual è quella squadra e società appena appena decente che lo vuole ?
Persino l’Al Ittihad (club degli Emirati) lo scartò perchè non superò le visite mediche la scorsa estate, e lo Sporting Lisbona interruppe la trattativa per ragioni legate allo sfruttamento dei diritti d’immagine (roba da matti).
Non oso pensare e conoscere quanto ammonti l’ ingaggio che percepisce in questi sei mesi di “svernamento” a Milanello.
Un vero e proprio “simbolo” del calcio moderno ecco cos’è  K. P. Boateng.
Un mediocre calciatore che ha ” le spalle coperte”, che è circondato da persone importanti che perorano la sua “causa”, da persone che “contano” ad alti livelli (“..non possiamo non fare un favore alla nostra amica Melissa” così si dice abbia risposto il presidente Berlusconi alle perplessità espresse dall’allenatore Mihajlovic quando fu balenata l’ipotesi di un ritorno del ghanese).
Questo è un film, che da anni, viene proiettato a Milanello; questo è il plot che caratterizza, da un decennio, “la produzione” della “ex major rossonera”.
Camerieri, amici di figure preponderanti dello spogliatoio milanista, che si allenarono per un anno sui campi del centro sportivo di Carnago e fecero anche il loro debutto in coppa Italia; “ex calciatori e campioni” sul viale del tramonto (più che tramonto era ormai notte fonda) che “passeggiarono” due stagioni con lauti ingaggi disputando solo spezzoni di partite, perchè “segnalati” da giocatori di “peso” nell’organigramma; giocatori più adatti agli sport equestri che vengono ingaggiati perchè parenti stretti (fratelli) di campioni che hanno dato lustro e vittorie alla squadra rossonera.  
Quelli erano casi i più eclatanti della sceneggiatura offerta al popolo milanista, ma la “filosofia” seguita da parte del management porta ad acquistare, per la maggior parte, giocatori che possiedono un’immagine da copertina o perchè “pezzi” pregiati di famosi procuratori.
Un esempio fulgido della immagine platinata, della fama artefatta, della “fuffa”, che contraddistingue Boateng, lo si è udito ieri in un passaggio della sua “aulica” intervista.
La vittoria nell’ ultimo derby disputato lo scorso 31 gennaio è in gran parte merito suo.
Udite, udite, merito di K.P. Boateng se il Milan ha ottenuto quella roboante vittoria anche se, per la cronaca, ha disputato solo gli ultimi 6 minuti (comprensivi del tempo di recupero) sul risultato di 3-0 (risultato finale, per altro). 
Merito suo perchè  ha “caricato” lui la squadra riunita a cena prima della stracittadina, e ha infuso quella positività che è stato il quid imprescindibile che ha permesso di surclassare i cugini neroazzurri.
Capito? 
Non solo è “un campione” in campo, ma possiede anche doti di eccellente psicologo, motivatore, di “condottiero”.
Un novello Baresi, Rivera, Liedholm, Schiaffino. No basta, scusate, sto citando la storia del Milan 1899.
Scusatemi sto unendo “sacro” con “profano”, dovrò fare opera di penitenza.
E la mia penitenza consisterà nel lasciare nell’oblio K.P. Boateng.
Sarà una costrizione pesante per me che possiedo nel dna l’idiosincrasia per il calcio moderno e tutte le espressioni connesse, ma perdere tempo con certi “calciatoretti” svilirebbe la mia ultradecennale (quasi due lustri) fede rossonera e la mia passione per il calcio “vero”.
Massimo”old-football”Puricelli