Buen Camino segna il ritorno al cinema, dopo cinque anni, di Checco Zalone e, sorpresa delle sorprese, lo fa lasciando (in parte) da parte la comicità più urlata per intraprendere un viaggio diverso: più fisico, più emotivo, più consapevole.
Senza rinunciare alle risate, certo, ma con uno sguardo nuovo che segna una netta evoluzione rispetto ai suoi film precedenti.
Un viaggio che è un percorso interiore
In Buen Camino, Zalone interpreta un uomo abituato a una vita di lusso sfrenato: ricchezza ereditata, zero responsabilità, comfort assoluto. Tutto cambia quando la figlia adolescente Cristal scompare.
La scoperta è spiazzante: la ragazza è partita per il Cammino di Santiago di Compostela, alla ricerca di se stessa. Per Checco, seguirla significa abbandonare ogni privilegio e affrontare 800 chilometri di fatica, ostelli spartani, incontri improbabili e un mondo che non può essere comprato con una carta di credito.
Il viaggio fisico diventa così un percorso interiore, tanto per il protagonista quanto per lo spettatore.
Il Cammino di Santiago diventa coprotagonista del film: paesaggi aperti, strade polverose, silenzi che valgono quanto le battute. La regia lascia respirare le scene e concede spazio all’emozione, senza mai scivolare nel moralismo.
Ne nasce, così, un film che fa ridere, sì, ma anche pensare, ribaltando lo stereotipo di uno Zalone esclusivamente comico.
Un Checco diverso: meno maschera, più umanità
La vera novità di Buen Camino è il personaggio di Zalone, molto più stratificato rispetto al passato. Se in Quo Vado? o Sole a catinelle il comico pugliese incarnava caricature volutamente estreme dell’italiano medio, qui è più vulnerabile, spesso spaesato, a tratti persino commovente.
La risata nasce ancora dal contrasto — tra ricchezza e povertà, egoismo e condivisione — ma non è più fine a se stessa. Serve a raccontare un cambiamento reale.
Rispetto a Quo Vado?, dominato dalla satira sul posto fisso, Buen Camino rinuncia alla battuta martellante per un ritmo più narrativo.
Diverso anche da Tolo Tolo, che affrontava temi globali come l’immigrazione: qui il focus è più intimo, familiare, quasi universale.
Se Cado dalle nubi era il film dell’esordio e dell’irriverenza, Buen Camino è quello della maturità. Non tradisce il pubblico storico di Zalone, ma lo accompagna verso qualcosa di più profondo.
Perché Buen Camino funziona
Buen Camino funziona perché non rinnega Checco Zalone, ma ne segna un’evoluzione importante. È un film che parla di genitori e figli, di privilegi dati per scontati, di strade che non avevamo previsto di percorrere. E lo fa con leggerezza, intelligenza e una comicità meno facile, ma più duratura.
Probabilmente è il film più maturo di Checco Zalone. Meno tormentone, più racconto. Meno maschera, più verità.
E alla fine, tra una risata e un passo dopo l’altro, ci si accorge che questo viaggio — anche per il pubblico — vale davvero la pena.
SINOSSI
Quella di Checco è una vita agiata e comodissima e non potrebbe essere altrimenti visto che è il figlio unico di Eugenio Zalone, un ricchissimo produttore di divani. Spiaggiato in piscina nelle sue ville lussuose, un numero imprecisato di filippini a servizio, una giovanissima modella messicana come fidanzata, vacanze sul suo yacht in compagnia di amici con i quali condivide la passione del dolce far niente, si direbbe una vita davvero invidiabile visto che non gli manca niente ma proprio niente.
Anzi no. Qualcosa gli manca. È la figlia minorenne Cristal, chiamata così in onore delle famose bollicine francesi, scomparsa all’improvviso senza lasciare traccia. Chiamato d’urgenza a Roma dalla ex moglie Linda si ritrova per la prima volta ad affrontare le responsabilità della sua paternità provando a cercare la ragazzina, compito parecchio complicato visto che di Cristal e della sua vita non sa assolutamente niente.
n suo soccorso giunge però Corina, la migliore amica di Cristal, che Checco riesce a corrompere e farle confessare che la figlia è partita per la Spagna. Per fare cosa?
Scoprirà raggiungendola che Cristal ha deciso di percorrere da pellegrina il cammino di Santiago di Compostela, 800 chilometri da camminare a piedi alla ricerca di un senso per la sua vita, una distanza immensa da percorrere che Checco giudica folle ma che suo malgrado sarà costretto ad intraprendere.
Per sentieri assolati, montagne fredde e piovose, passando per piccoli paesi sperduti, mangiando quel che capita e dormendo in ostelli fatiscenti e carichi di pellegrini, Checco proverà a ricomporre la sua relazione con Cristal.
L’impresa ha dell’impossibile ma un viaggio si sa può cambiare la vita e renderla ricca per davvero.
AL CINEMA DAL 25 Dicembre 2025


