Nel primo trimestre di quest’anno è stato rilevato dall’ ISTAT un incremento esponenziale dell’export nei confronti della Cina. Una crescita delle vendite pari al 23%, con un balzo del 92,5% pari a sette miliardi di euro.

Dopo alcune settimane è stato scoperto l “arcano”.

Il boom dell’ export verso il Paese asiatico è stato determinato dalle esportazioni della provincia di Ascoli Piceno dove ha sede lo stabilimento Pfizer che produce il farmaco antivirale , Paxlovid, utilizzato per l’infezione da Sars CoV2.

La produzione nella sede marchigiana ha raggiunto le sei milioni di confezioni nel primo trimestre e, di queste sei milioni, cinque sono state inviate in Cina.

Ottimo risultato per la casse dello Stato italiano se si leggono in maniera algida questi dati.

L’export del farmaco antivirale è stato determinato dalla diffusione esponenziale del covid nei primi mesi dell’anno in Cina dopo l’eliminazione delle restrizioni draconiane che sono state applicate per 3 anni dalla dittatura comunista cinese per contenere la diffusione del patogeno, ma risultate inefficaci e non più tollerate dalla popolazione.

Il paradosso della vicenda, oltrepassando l’aspetto economico e finanziario è dato dal fatto che il farmaco considerato un salvavita per alcune categorie di persone con gravi commorbidità in caso do infezione da Sars CoV2, viene prescritto e somministrato pochissimo nel nostro Paese e anche in USA, nazione dove il medicinale è stato scoperto.

Ad inizio 2023, in Italia il farmaco è stato somministrato a circa 221 mila pazienti. Nel Regno Unito solo lo 0,5 % di pazienti covid, negli USA il 13%.

Investimenti insufficienti, paura dell’effetto “rebound”, difficoltà della distribuzione, costo elevato del farmaco sono alcuni motivi dello scarso utilizzo.

Questi dati statistici sono in evidente contrasto con il boom di export del farmaco in Cina dove l’utilizzo è stato considerevole.

Ma vi è una questione ancor più contraddittoria e sconcertante che traspare da questa vicenda.

Da diversi mesi in Italia, sono difficilmente reperibili numerosi farmaci per la cura di molte patologie.

Dagli antinffiamatori non steroidei (alcuni fans), agli antibiotici di largo utilizzo cime l’amoxicillina anche di uso pediatrico, i broncodilatatori, gli spasmolitici, alcuni farmaci oncologici

Le cause di questa drammatica e preoccupate carenze di farmaci è dovuta principalmente alla mancanza dei principi attivi che vengono prodotti per la maggior parte in Cina e India e con la pandemia e la guerra in Ucraina, certe materie “prime” come i principi attivi di alcuni farmaci appunto, sono più difficili a reperire perchè i Paesi produttori ne esportano meno e a prezzi più elevati, riservandosene una quantità maggiore per le loro esigenze presenti e, soprattutto, future.

Insomma, la globalizzazione selvaggia degli ultimi due decenni con la delocalizzazione di interi settori produttivi sta generando un danno enorme anche in ambito sanitario.

E’ facile comprendere quale siano le prospettive immediate e future per il nostro Paese e diversi Paesi occidentali con la carenza di medicinali.

Un drammatico problema che non viene soppesato in maniera adeguata dalle Istituzioni e anche dall’opinione pubblica.

Ci facciamo condizionare dagli incoraggianti dati del PIL (dati effimeri e temporanei), dall’export e poi viviamo una situazione medievale con carenza di medicinali per la cura delle patologie che affliggono i nostri cittadini già vessati da una sanità carente di personale sanitario e con strutture ormai al collasso da anni.

Sembriamo l’ex pugile “suonato” Artemio, nell’episodio “La nobile arte” del film di Dino Risi , I Mostri (1963) che ripete in maniera ossessiva e rintronata la frase “so’ contento” quando finisce ko al secondo round durante l’incontro di boxe organizzato dal suo agente, Enea (Tognazzi), contro il giovane e aitante campione in carica, per guadagnare qualche soldo. Un guadagno misero che gli costa la semiparalisi permanente per i colpi ricevuti.

Già, “siamo contenti” per il “misero” guadagno proveniente dall’export verso la Cina del paxlovid prodotto ad Ascoli, ma poi siamo semi paralizzati per la mancanza di decine di farmaci salvavita per la “forza bruta ” del “peso massimo” cinese che ci colpisce senza pietà non fornendoci più i principi attivi.

Non ci resta che ridere amaramente delle nostre grottesche caricature, delle nostre debolezze e dei nostri difetti di un Paese molto “suonato” dalla globalizzazione da cui non riusciamo a difenderci.

— Massimo Puricelli Castellanza (VA)