Il “calcio”, in origine definito dai maestri inglesi, football, quello che ha affascinato milioni di tifosi per oltre un secolo, non esiste più.

E’stata una lenta e inesorabile agonia iniziata 20 anni fa (anno più anno meno).

Ora esiste un altro “calcio”, meglio un altro sport che non ha nulla a che vedere con il giuoco creato in Inghilterra nel XIX secolo.
Sarebbe buona cosa non chiamarlo più calcio, ma cine-pallone, circo-pallonaro, soccer-entertainment.
Lo si definisca come si vuole.
Si creino neologismi che definiscano questo nuovo “divertimento” (il marketing delle istituzioni mondiali, che dirige il baraccone, è in grado di generare il vocabolo più adatto).
Regole stravolte; distruzione dell’identità di sodalizi e realtà; senso di appartenenza immolata sull’ altare del business più sfrenato.
Inginocchiati tutti a questi nuovi “valori”, ogni elemento che compone questo entertainment viene modificato, alterato, piegato seguendo i canoni del maggior profitto e non più della conquista della vittoria.
La vittoria è un elemento secondario.
I trofei, le coppe, quisquilie, se paragonati alle plusvalenze, ai profitti, alla “conquista” di sempre maggiori introiti derivanti da marketing, sponsor e dalla “divinità assoluta, la TV”.
E come tutti i nuovi “regimi”, anche il “regime” che ha preso potere e distrutto “l’ancien football” deve eliminare ogni traccia di memoria storica; deve annientare ogni possibile elemento che susciti ricordi, peggio, nostalgia.
Come stupirsi se i nuovi “templi”, i nuovi palazzi del potere dominante debbono sostituire in toto i vecchi “santuari” della religione abiurata, annientata, spazzata via.
Il progetto per la totale sostituzione del vecchio “idolo” procede senza sosta e senza freni.
Nulla di strano se si prevedere in tempi brevi la demolizione dello stadio di S.Siro.
Uno dei maggiori emblemi del calcio non poteva non essere abbattuto; troppo ingombrante la sua “immagine” la sua “storia”; troppo pericoloso ciò che rappresenta e che potrebbe generare nei cuori e nelle anime di quei tifosi “non evoluti”, non omologati o peggio, nelle nuove generazioni di pseudo-tifosi , meglio clienti, che non hanno vissuto la liturgia del calcio.
Le domeniche pomeriggio trascorse sui gradoni di cemento, in balia di qualunque evento atmosferico; l’ ascolto radiofonico delle altre partite disputate in contemporanea; la spasmodica attesa per i primi “riflessi filmati” delle partite trasmesse da 90° Minuto.
E poi la “normalità” dei traguardi da raggiungere, conquistare sul campo, non nelle stanze degli uffici a suon di plusvalenze, diritti tv, diritti di “recompra”, e valutazioni irreali (uso un termine politicamente corretto) di “semi-ronzini” utili solo per rendere i bilanci un po’ meno disastrati.
Normale, in questo nuovo entertainment, che la meta, il traguardo, la vittoria siano dei surrogati,sciapi e sviliti.
Alla Coppa campioni partecipava chi era risultato “Campione” in campo, non nei libri contabili, o per creare maggior audience globale. Echisenefrega se arrivi terzo, quarto e magari quinto e perchè non anche sesto, però hai un bacino d’utenza tale che fa gola alle pay-tv e agli sponsor.
Le maglie delle squadre erano “delle squadre” e non dei giocatori, con la logica della numerazione dall’ uno all’undici e senza i cognomi, i nomi, i soprannomi di “coloro che passano, ma la maglia resta” (tanto più se restano poco, e magari sputano nel piatto in cui mangiano lautamente).
Del resto nel nuovo entertainment tutto è estremizzato, tutto è omologato dal profitto.
Dal costo dei biglietti, a tutto quanto circonda il “circo” dell’effimero, della rappresentazione scenica che non ha nulla a che fare con il “calcio”.
Coloro che amavano il “calcio” posseggono ancora la libertà di scelta.
Il loro tempo libero lo possono trascorrere con il nuovo entertainment , oppure con altri passatempi senza essere tacciati di tradimento.
Non sarà un tradimento della loro fede, semplicemente perchè non esiste più la vecchia idolatria definita dal Gianni Brera “Dea Eupalla”, o più semplicemente chiamato Football ! 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)