Al Teatro Mercadante l’attore-regista Carlo Cecchi nella tragedia pirandelliana  dell’identità, della follia e del rapporto tra finzione e realtà

 

Erasmo da Rotterdam è la figura più notevole tra quelle degli umanisti nordici nel periodo che precede  l’età della Riforma protestante,  la sua opera l’Elogio della pazzia è un  inno alla incoercibile vitalità del mondo, dove trova modo di giungere a una spietata elencazione delle opere dell’impostura dell’uomo in ambito europeo, con una sottile ironia.

 

Questo è la sensazione che si è provata nell’assistere alla prima dell’Enrico IV di Luigi Pirandello  per la regia di Carlo Cecchi in scena fino al  3 marzo al Teatro Mercadante di Napoli. Cecchi è l’interprete principale  della tragedia pirandelliana del 1921 e con lui sul palcoscenico si sono avvicendati tra gli altri,  i bravissimi attori: Angelica Ippolito, Roberto Trifirò, Gigio Morra.  Le  scene sono di Sergio Tramonti con il suo assistente Sandra Viktoria Müller, in cui con un meccanismo rotante, si vede quello che succede dietro le quinte, i costumi di Nanà Cecchi, mentre le luci sono di Camilla Piccioni. Una tragedia  amara, di assoluta bellezza, che infrange gli schemi della drammaturgia. Un testo che attinge alla tensione interiore di un protagonista che diventa tensione di segno universale, fino a trasformare la tragedia in farsa. Il protagonista beffa i suoi parenti fingendosi pazzo per lunghi anni, a seguito di una caduta da cavallo in maschera. Il gioco è durato oltre la morte della sorella fino a quando l’Imperatore Enrico, ha deciso di confessare la verità. Certo alcune azioni possono far sorridere, come quelle dei passi di danza su una musichetta dell’epoca del Fascio o della voluta (da Pirandello ) confusione tra i  due personaggi storici Enrico IV  vissuti a 400 anni di distanza, la estrema bravura degli attori perdona queste situazioni. Angelica Ippolito interpreta con tutto lo spessore della sua consumata esperienza la parte della  Marchesa Matilde Spina, Remo Stella è il Marchese Carlo Di Nolli,  Roberto Trifirò è il Barone Tito Belcredi,  Gigio Morra interpreta il ruolo dello psichiatra  Dottor Dionisio Genoni, una ancora inesperta Chiara Mancuso è  Frida, la figlia della Marchesa Matilde.

«Si recita con Pirandello e anche contro Pirandello  – ha dichiarato Carlo Cecchi  -, si prendono alla lettera la famosa formula “teatro nel teatro” e l’altrettanto famosa opposizione “finzione/realtà” e le si spingono oltre l’asfittico dibattito “vita/forma”, verso un gioco di specchi in alcuni casi vertiginoso. Si recita contro Pirandello, quando il contenuto e/o la forma della sua “tragedia” regrediscono ai luoghi comuni del teatro naturalistico della fine dell’Ottocento ».

 

Certo racchiudere i tre atti originari della tragedia in un atto unico della durata di  un’ora è mezza, non è stato semplice per Carlo Cecchi, in ogni caso il pubblico, che ha riempito ogni ordine di posti del Teatro Mercadante, ha gradito non poco applaudendo con vigore alla fine della rappresentazione.

Harry di Prisco