Prof. Norberto Confalonieri: “Italia all’avanguardia per impianto di mini-protesi non invasive”

La cattiva alimentazione e l’obesità, temi al centro di Expo 2015, causano gravi problemi anche a carico delle articolazioni: si stima infatti che due persone obese su tre finiscano per ammalarsi d’artrosi al ginocchio nel corso della vita. Il rischio di artrosi è del 35% fra chi ha il peso nella norma, ed è ancora più basso (30%) in chi non è mai stato sovrappeso dai 18 anni in poi: chi infatti diventa maggiorenne senza problemi di bilancia, ma poi ingrassa, registra una probabilità di artrosi addirittura doppia, pari al 60%. Per questo motivo, con 21 milioni di visitatori attesi, di cui circa 30% stranieri, “l’Expo può essere una vetrina importante per le ultime conquiste italiane nel campo della chirurgia ortopedico robot-assistita”. Parole del Prof. Norberto Confalonieri, presidente dell’Associazione Internazionale di Chirurgia ortopedica Computer e Robot Assistita (C.A.O.S.), nonché primo medico in Italia ad aver utilizzato la chirurgia computer assistita in ortopedia, in occasione della prima operazione per l’impianto di mini-protesi compartimentali al ginocchio tramite un rivoluzionario software tutto italiano da lui inventato.

L’intervento, svoltosi stamani al CTO di Milano, sarà poi presentato il 12-13 settembre a Bruxelles durante la seconda edizione del Congresso Internazionale “Small Implants in knee reconstruction” (“I piccoli impianti nella ricostruzione del ginocchio”), nato per divulgare il concetto di una chirurgia concretamente mininvasiva nella protesizzazione del ginocchio, per la cura dell’artrosi. La metodica mini-invasiva computer assistita permette di impiantare protesi pensate per durare una vita, per evitare di arrivare da qui a vent’anni ad avere da un lato milioni di cittadini nel mondo che hanno bisogno di revisionare gli impianti, dall’altro troppo pochi chirurghi per eseguirli.

“La filosofia non è nuova e l’Italia fa scuola da sempre, anche se con pochi adepti. Si contrappone a quella dei colleghi americani, diventata di moda, in questi ultimi anni, incentrata sulla riduzione dell’incisione cutanea”, spiega il Prof Confalonieri: “Gli americani insistono unicamente, in massima parte, sull’incisione cutanea più corta per l’impianto di una protesi totale trovando molti seguaci anche in Italia. Noi invece da sempre riteniamo che la vera mini-invasività consista nell’impianto di protesi più piccole, parziali, compartimentali, a salvataggio dei due legamenti crociati del ginocchio, fulcro della biomeccanica articolare. Oggi questa mentalità si sta imponendo tra i chirurghi”. Sempre più ortopedici utilizzano le protesi parziali. In passato, gli stessi criticavano questo tipo di impianti, adducendo come motivo il fatto che non presentavano molte indicazioni ed erano difficili da impiantare. “La nostra risposta è sempre stata precisa: è vero il contrario, si sono sempre impiantate protesi totali in ginocchia che avrebbero richiesto una protesi parziale. Infatti le indicazioni per un intervento con protesi piccole riguardano almeno il 30% dei pazienti. Nemmeno l’età avanzata ha mai rappresentato una controindicazione: anzi, per via di una minor richiesta funzionale, anche con un crociato anteriore insufficiente, possiamo dare indicazione per un impianto compartimentale”.

Un fatto importante da considerare è che chi ha bisogno di questo tipo di intervento raramente presenta ginocchia completamente distrutte, senza i crociati: sempre più di frequente si tratta di soggetti giovani e complessivamente sani, con una vita attiva e sportiva a cui non vogliono rinunciare e a cui desiderano ritornare al più presto pur se, ovviamente, meno impegnativa. L’esigenza di una veloce ripresa funzionale, con una motilità completa del ginocchio ed una prospettiva di revisione, a distanza, maggiormente conservativa, è sempre più sentita. “Gli interventi di revisione delle protesi impiantate o che stiamo impiantando – sostiene Confalonieri – sono un problema cruciale, che non va sottovalutato, perché sono in forte aumento. Se si parte da una protesi totale, magari a sacrificio di entrambi i crociati, il paziente avrà, di certo, un futuro complicato di revisioni e re-revisioni, sempre più invasive e con una sempre minor quantità d’osso preservata”.

Per quanto riguarda la tecnica computer-assistita, i vantaggi sono apprezzabili soprattutto in sala operatoria. “Possiamo comunicare le nostre strategie ed applicare le nostre tecniche al meglio, insegnando ai nostri allievi con numeri e grafici, invece che con sensazioni”, spiega Norberto Confalonieri. A tal proposito è stato pubblicato uno studio comparativo tra 3 differenti livelli di esperienza chirurgica: un gruppo di chirurghi esperti nella navigazione e nella protesica di ginocchio, uno esperto nel ginocchio ma non nella navigazione ed uno completamente inesperto. Dopo pochi interventi, su un gruppo omogeneo di pazienti, si è dimostrato che, con l’aiuto del navigatore, anche i chirurghi meno esperti impiantavano le protesi in un tempo chirurgico e con una precisione dei tagli ossei non statisticamente significativi rispetto agli esperti della navigazione. Il gruppo degli inesperti ha raggiunto questo risultato dopo 16 interventi. “Questo studio – afferma il professore – sfata un luogo comune per cui la navigazione sarebbe utilizzabile solo da chirurghi esperti e non da principianti. La chirurgia computer e robot assistita non è un ostacolo per i chirurghi, anzi li aiuta ad applicare meglio le loro tecniche. Di sicuro Giotto era un maestro nel realizzare il cerchio perfetto a mano libera, ma con il compasso anche gli allievi possono raggiungere una riproducibilità e affidabilità della performance senza nulla togliere al Maestro”.