Graham Zusi è la metafora di una nazione ora innamorata del calcio. Anzi, del soccer. L’americano centrocampista è stato il motore della squadra allenata da Jurgen Klinsmann, ex attaccante di Inter e Sampdoria nonché ex commissario tecnico della Germania, nei mondiali precedenti.

La storia di Zusi è quella comune a tanti calciatori americani, che preferiscono il calcio al basket, al baseball e tutti gli altri sport dove di milioni di dollari ne girano parecchi.

Sarà per questo che in campo gli americani sono sempre anticonformisti e basta vederne la formazione tipo per averne una conferma. C’è Tim Howard, passato per la porta del Manchester United, Micheal Bradley, ex mediano della Roma, e in passato ci fu Landon Donovan, il bomber di sempre che è stato misteriosamente scartato dai mondiali brasiliani. Una generazione cresciuta nel corso degli anni, quella dei giocatori a stelle e strisce, dal 2002 dove «gli americani avevano la capacità di adattarsi all’avversario, manco fossero degli habitué», per citare Stefano Bizzotto, alla squadra odierna che prova a fare gioco e, spesso, ottiene anche risultati soddisfacenti.
Graham Zusi è un simbolo della nazionale attuale, un centrocampista moderno che ha avuto ben pochi rivali nella franchigia della MLS. Cresciuto nel Central Florida Kraze, ha migliorato le sue qualità nel Maryland Terrapins, per approdare infine allo Sporting Kansas City.
Riesce ad abbinare al meglio le fasi richieste al centrocampista moderno, rimanendo sempre concentrato in fase d’interdizione e lucido quando la squadra deve salire col suo baricentro, per rendersi utile grazie alla sua abilità di compiere gli inserimenti ficcanti.

Un elemento di grande costanza

Sembra più un giocatore europeo che americano in un primo giudizio, per la naturalezza del palleggio che lo trasforma anche in un elemento stilistico in mezzo al campo.
Qualità che non sono rimaste indifferenti anche ai maggior club europei, come quelli militanti nella Premier League che avevano buttato più di un occhio su di lui e su Matt Besler.
L’annuncio del loro rinnovo di contratto è arrivato con la squadra di Kansas City. Per altro ricevendo la clausola da “designated played”, uno dei massimi onori per il calcio americano, anche a livello di stipendio.

Rimarrà negli Usa e, a quanto pare, non sembra dispiaciuto all’idea: «Questo è il posto dovevolevo rimanere. Vorrei ringraziare Peter Vermes e i proprietari – ha dichiarato alle maggiori tv americane – per aver lavorato con me nel raggiungimento di questo accordo. Ho sempre rispettato i giocatori che hanno speso la loro carriera in un solo club, e penso a una lunga carriera qui a Kansas City».
Giocherà ancora in un campionato particolare, dove vecchie stelle e nuovi talenti si incrociano senza un filo logico. Giocherà in stadi costellati da yard e con tifosi che pensano spesso solo a mangiare hotdog in tribuna.
Zusi ora vuole dimostrare, almeno, di essere il migliore nella Major Soccer League.