Miracolo di leggerezza e armonia, sono le immagini esposte nella mostra dedicata al fotografo californiano che negli anni 80 e 90 s’impose nelle riviste di moda di tutto il mondo, Italia compresa, creando uno stile che sarà fondamentale punto di riferimento per la cultura futura, non solo nell’immaginario fotografico.

Autodidatta, egli stesso collezionista di fotografie, contribuisce a costruire il mondo del culto della cultura fisica, dell’idolatria del corpo che avrebbe improntato la realtà a venire, fino ai giorni nostri.

La forza della luce del sole conferisce energia a visi e corpi, rendendoli scultorei, mentre il contrasto di bianchi e neri ne accentua la fisicità.

Si diverte a giocare con forme e volumi valorizzati dal sole a mezzogiorno nel deserto e, anche in situazioni en plain air estreme, improponibili per altri, trova il perfetto equilibrio tra vaste atmosfere e personaggio ritratto.HERB RITTS

I suoi non sono semplici scatti, ma icone, immagini manifesto. Nella retrospettiva curata da Alessandra Mauro e realizzata nel Palazzo della Ragione, sono esposte più di centoventi immagini, tutti pezzi originali, in formato vario, da piccolo a gigantesco, provenienti dall’Herb Ritts Foundation di Los Angeles.

Le stampe analogiche, per lo più ai sali d’argento, alcune al platino, tutte realizzate sotto il controllo di Ritts stesso, appaiono distribuite in tre percorsi tematici, Corpo, Africa e Ritratti, che si snodano tra le ritmate partizioni di bianchi e i volumi essenziali dell’allestimento “All white” firmato Migliore+Servetto Architects.

Bianchi velari sospesi riflettono luce diffusa e permettono, in un gioco di vedo non vedo, di percepire i resti delle antiche pareti affrescate e i maestosi volumi che avvolgono la mostra, come uno scrigno. Fascino nel fascino. Racconto di luce nella penombra.

Una carriera di 24 anni, vissuta intensamente all’insegna della bellezza, maschile e femminile, spirituale e non. Dall’intreccio di corpi delle cinque supermodelle, alla sequenza michelangiolesca degli scatti che ritraggono Bill T. Jones, dalla mano del Dalai Lama, al ritratto di Nelson Mandela con la vita scritta sul volto segnato dal tempo e dagli eventi.

Ritts stesso svela il mistero della propria arte: “C’è un elemento nell’immagine che produce “uno scarto nella fotografia”. Può anche essere soltanto il tema. Qualcosa che senza essere un artificio, ti ci faccia ripensare o ti spinga a riguardarla. Voglio che queste foto reggano ancora fra cinquant’anni”. Parole profetiche.

Catalogo. Contrasto – GAmm Giunti. Oggetto cult, da non perdere.

www.palazzodellaragionefotografia.it

www.architettimiglioreservetto.it

Testo di Maria Luisa Bonivento

Alessandra Mauro, curatrice della mostra