Scuola elementare di Rozzano in provincia di Milano senza canti natalizi; scuola di Romano d’Ezzelino in provincia di Vicenza festa di Natale in cui vengono inseriti canzoni tipiche arabe e africane; asilo di Pietrasanta provincia di Lucca non viene allestito il presepe e l’albero per rispetto nei confronti dei bambini non cristiani.
Questi sono solo alcuni esempi di scuole pubbliche che quest’anno hanno deciso di non celebrare la Natività di Gesù secondo tradizione.
Scelte dettate, a mio modo di vedere, dall’estremizzazione della laicità della scuola pubblica. Scelte che hanno scatenato una ridda di polemiche politiche sia a livello locale che nazionale.
Una domanda mi preme porla ai presidi e agli insegnanti che hanno assunto queste decisioni, che si sono trasformati nei paladini della Costituzione che prevede la laicità della scuola pubblica.
Il Natale è la celebrazione della nascita di un bambino, che, è universalmente considerato un evento lieto; l’infante è la certezza della prosecuzione della specie umana, e oggetto di speranza futura, di un mondo sempre nuovo e migliore.
E Gesù, al di là dell’aspetto religioso , non è altro che un bambino, un neonato venuto al mondo che fa parte di una “normale” famiglia.
Bambino, famiglia, amore; i valori su cui si fonda il genere umano, dai quali trae origine la vita.
Mi sorge d’uopo fare una domanda a coloro che osteggiano questa ricorrenza in nome della laicità, a quali valori si ispirano.
Si erigono difensori della Costituzione italiana, ignorando o facendo finta di ignorare che la Costituzione la famiglia è un fondamento sociale primario con una serie di diritti inalienabili.
Si dicono aperti a nuove culture, alla totale e incondizionata accoglienza e poi si dimenticano che Gesù e la sua famiglia furono anche loro profughi e emigranti.
Nel loro totale ostracismo nei confronti di questa celebrazione non fanno altro che svilire, se non addirittura distruggere quei valori a cui dicono di ispirarsi.
Il loro comportamento “progressista”, laico, buonista, alimenta al contrario, quanto di più edonistico sia il Natale.
Questi perbenisti che non permettono di allestire presepi e alberi, non organizzano recite e canti natalizi ignorano che sono usanze che traggono origine dalla tradizione popolare. 
Riti e usanze che sono state tramandate e vengono tramandate da secoli, che sono l’espressione di gioia, di festa di persone umili, lavoratori, di ogni famiglia, di tutte le famiglie, soprattutto quelle più povere, che traevano dal Natale ciò che rappresenta principalmente: la speranza di un futuro migliore per loro e per i loro affetti più cari.
Ecco vietare tali tradizioni si trasforma il Natale in ciò che non è: una festività in cui prevale l’edonismo e il consumismo più sfrenato che annienta e cancella quei valori.
Perchè le luminarie che illuminano le strade e le piazze cittadini, gli addobbi degli esercizi commerciali, gli altoparlanti disseminati nelle vie dello shopping emettono qualunque genere di melodia festaiola anche quei canti religiosi che vengono banditi dalle scuole primarie pubbliche per rispetto delle altre culture; musiche utilizzate proprio, e solo, per scopi commerciali.
E allora , chiedo a quei dirigenti scolastici e a quegli insegnati, farete una crociata contro questo trasformazione edonistica del Natale oppure rimarrete impassibili ?
E poi, cosa riterranno “offensivo” per le altre “culture” esotiche ?
Cancelleranno anche migliaia di dipinti raffiguranti immagine cristiane? 
E cosa penseranno di fare dei monumenti religiosi, delle chiese, dei monasteri, delle cappelle votive, delle statue , ecc., disseminate in ogni angolo del nostro Paese? 
Quei monumenti, quei dipinti, quelle statue oltre ad essere raffigurazioni religiose sono anche e soprattutto simboli della cultura, dell’intelletto dell’umanità nella sua totalità senza discriminante alcuna. 
Avete creato e state creando un danno irreparabile nei confronti dei vostri alunni.
Con la vostra battaglia ideologica, estremista e radicale venite meno al vostro dovere primario che è quello, è bene ricordarlo, di trasmettere i veri valori a cui devono ispirarsi le future generazioni, oltre all’apprendimento delle materie scolastiche tra le quali ci sono opere religiose cristiane, perchè il Cristianesimo è anche cultura con la C maiuscola.
Aggiungo e concludo, ahinoi, che non siete soli, perchè avete ottenuto anche la “solidarietà” e la comprensione del vescovo di Padova, Monsignor Cipolla, che ritiene appropriate le vostre scelte “laiche” (un prelato che esalta la laicità non si era mai sentito…..) portando come giustificazione il mantenimento della serenità nelle comunità.
Comunità, che affollano sempre meno le Chiese per assistere ai riti religiosi, “……..sempre più attratti e sopraffatti dagli impegni della quotidianità, dalle ricchezze, dall’avidità delle cose terrene…. “(Vangelo, Matteo 13, 1-23).
Evidentemente, il porporato della città di S. Antonio, ha scelto una “professione” non adatta (sembra Don Abbondio, “un vaso di terracotta tra tanti vasi di ferro”), perchè tra i suoi doveri vi è anche quello di fare proselitismo della sua religione e di esaltarne le caratteristiche e le virtù, per il bene e la “salute interiore” delle anime che gli sono state affidate.
Massimo Puricelli
Castellanza (VA)