“Non ci sono alla vista né aumenti di tassazione né tagli alle prestazioni che i cittadini ricevono. C’è bisogno di dimagrire un po’ per la macchina pubblica, ma se i sacrifici li fa la politica per me non è un problema. Se salteranno poltrone nelle partecipate io quello lo considero un beneficio per i cittadini, non un sacrificio”. Così Matteo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri, ha presentato le linee guida del Documento di economia e finanza, il principale strumento della programmazione economica e finanziaria del Paese, su cui si baserà la prossima legge di Stabilità. Il testo, in cui la crescita del Pil per quest’anno viene stimata “prudenzialmente” in un +0,7%, prevede che dallo sforzo di revisione della spesa a cui ora lavorano i nuovi commissari Yoram Gutgeld e Roberto Perotti derivino almeno 10 miliardi di euro, “ma c’è spazio per tagliarne 20″., questa è la dichiarazione del Premier Renzi durante la conferenza stampa di presentazione del DEF.
Ecco appunto stiamo vivendo in un “paradiso” che il nostro Presidente del Consiglio ci descrive con il solito entusiasmo e la solita convinzione ipocrita con cui cerca di ammansire la rabbia e la disperazione del popolo italiano che ha subito negli ultimi 4 anni una serie di balzelli e di tagli ai servizi senza pari. Secondo i dati emessi dalla CGIA di Mestre, negli ultimi 4 anni oltre 25 miliardi di ‘tagli dal 2011 ad oggi da parte dei governi a Regioni ed enti locali. Se nelle casse dei Sindaci la sforbiciata raggiunge quest’anno gli 8,3 miliardi di euro, alle Regioni a Statuto ordinario la quota dei mancati trasferimenti si è stabilizzata sui 9,7 mld, mentre per quelle a Statuto speciale la contrazione ha raggiunto i 3,3 mld. Anche per le Province, che sono ormai in via di ‘estinzione, la riduzione dei trasferimenti è stata di 3,7 miliardi.
“Una cifra imponente – dichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – che, in buona parte, Sindaci e Governatori hanno compensato aumentando le tasse locali e tagliando i servizi alla cittadinanza. Grazie a questi tagli, lo Stato centrale si è dimostrato sobrio e virtuoso, scaricando il problema sugli amministratori locali che, ‘obtorto collo, hanno agito sulla leva fiscale. Morale: la minor spesa pubblica a livello centrale è stata pagata in gran parte dai cittadini e dalle attività produttive che hanno subito un fortissimo aumento delle tasse locali. Il passaggio dall’Ici all’Imu/Tasi, ad esempio, ha incrementato il peso fiscale sui capannoni mediamente dell’80 per cento, con una punta massima di oltre il 160 per cento per quelli ubicati nel Comune di Milano”.
I dati, elaborati dall’Ufficio studi della Cgia, si riferiscono al quinquennio 2011-15: l’importo di ogni anno corrisponde ai tagli previsti rispetto al 2010. Anno, quest’ultimo, in cui il governo Berlusconi ha approvato il Decreto legge n. 78 che ha dato inizio alla stagione del rigore e dell’austerità dei nostri conti pubblici. L’ennesima “rasoiata”, conclude la Cgia, dovrebbe essere definita questa settimana con il nuovo Documento di economia e finanza. “I Sindaci, in particolar modo, hanno ragione a protestare. Sono diventati i nuovi gabellieri – conclude Bortolussi – con sempre meno risorse a disposizione non hanno vie d’uscita. Anche la tanto sbandierata local tax rischia di diventare l’ennesimo obolo che magari ridurrà il numero delle tasse locali, ma non l’importo che famiglie e imprese saranno chiamate a pagare”( fonte Ansa).
Ma per il Premier ora siamo giunti ad una svolta epocale, inizierà un periodo in cui la crisi, l’austerità, la disoccupazione, la disperazione quotidiana del cittadino italico saranno spazzate vie dal “nuovo corso” renziano.
Nuovo corso ?
Ah sì, quello in cui si promette un milione di nuovi posti di lavoro (se non ricordo male era una promessa di un signore che era solito indossare giacche blu a doppio petto con cravatta blu a pallini bianchi che formulò questa speranza circa 20 anni fa quando ancora la moneta circolante nei confini dello Stivale era la “liretta”); in cui si dichiara che ci saranno più tutele a livello di contratti di lavoro (il fantasmagorico Jobs Act- termine rigorosamente english perchè è più cool e soprattutto perchè così si fornisce un bella etichetta che nasconde la non-qualità del prodotto) per poi scoprire a conti fatti, che i datori di lavoro potranno licenziare i dipendenti assunti con tali regole pagando solo un cifra irrisoria, minore rispetto ai benefici attenuti con la decontribuzione; in cui i nuovi contratti non solo altro che una “voltura” dei vecchi contratti a progetto che non sono più vantaggiosi per le aziende soprattutto medio-grandi e che le cifre propagandate dal Governo sbandierate pochi giorni fa, hanno ottenuto l’immediata smentita dalle più serie e veritiere statistiche Istat che confermano l’aumento dei disoccupati; in cui gli straordinari vengono detassati disincentivando sostanzialmente nuove assunzioni che darebbero un poco di ossigeno ad una traballante e precaria “ripresina alloctona”; in cui Renzi “fa lo splendido” (rubo l’appellativo che utilizza il comico genovese Crozza quando imita magistralmente il Primo ministro) dimostrandosi generoso donando gli 80 euro al suo “corpo elettorale”, indossando l’abito del buon padre di famiglia generoso verso i suoi connazionali che dona prelibati e gradevoli dolciumi, ma costringendo ad indossare il vestito del gabelliere agli enti locali subissati dai soliti tagli lineari, seguendo l’onda dei suoi denigrati e rottamati predecessori (tra tutti l’ Enrico che doveva “stare sereno”), che, inevitabilmente, somministrano la pillola purgativa composta da aumenti di tasse e riduzione di servizi (vedasi sopraccitato studio CGIA e i “cahiers de doleance” del sindaco PD di Torino Fassino presidente ANCI).
E poi tra la sequela di false promesse si può scorgere una verità lampante l’immobilità di tutte le tasse vecchie e nuove che sono ben lontane dall’essere abolite, ridotte, ridistribuite equamente secondo il dettame costituzionale.
Ecco il nuovo che avanza: accise sui carburanti risalenti alla guerra di Abissinia del 1935 (sì, sì epoca fascista), imposte sui fabbricati e sui terreni che ogni anno vengono denominate con nuove sigle, ma l’importo da versare è in costante e ininterrotto aumento.
Personale delle forze dell’ordine che viene impiegato in gran numero per il servizio scorta a personalità (mi chiedo se anche le autovetture adibite a tale servizio hanno carenza di carburante o sono plurichilometrate, come molte volanti adibite per il controllo del territorio?), e ai loro famigliari, senza più alcun incarico istituzionale, sottraendo risorse per la sicurezza e l’ordine pubblico.
Grandi opere pubbliche guarnite dalle immancabili tangenti che fanno lievitare i costi in maniera esponenziale senza alcuna soluzione di continuità a tale mercimonio.
Così come nessun provvedimento per regolamentare le “agevolazioni fiscali e normative” per le cooperative di qualunque genere e grandezza anche per quelle che fatturano quanto una multinazionale, un miliardo di euro e hanno solo 450 soci e impiegano oltre 8000 dipendenti, in maggioranza stranieri e le loro commesse sono prevalentemente all’estero e hanno compartecipate quotate in borsa (!?), lontanissime dal dettame costituzionale (art. 45 – La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità), che inevitabilmente distorcono il mercato e la concorrenza con le altre realtà imprenditoriali, con un evidente mancati introiti fiscali (Renzi ecco dove reperire i fondi, per esempio).
Quindi, morale della favola del nostro ottimista, lungimirante, speranzoso Presidente che ci assicura la cancellazione delle clausole di salvaguardia, con lo spettro dell’iva alzata al 25,5 % che sarà stato solo un brutto sogno, con il nostro Paese che sarà il “faro” e “il motore” della nuova Europa.
Nuova Europa quella che dice a tutti noi di “STARE SERENI”, che la nostra “cadrega” è assolutamente stabile soprattutto quando saremo con le terga che appoggeranno sul freddo suolo e la morbidezza della nostra cadrega sarà solo un antico e passato ricordo.
Massimo Puricelli