I tifosi di lunga data dell’ AC Milan 1899 seguono con vivo interesse i rumors che si susseguono riguardo il nuovo assetto societario, i progetti legati al nuovo stadio di proprietà e gli acquisti dei giocatori che dovrebbero arrivare a Milanello per ridare lustro alla blasonata storia di questa gloriosa società.
L’aspetto societario legato alla vendita di quote di minoranza è in piena trattativa, confermato ufficialmente da una nota di Fininvest, azionista di maggioranza.
Soldi freschi, nuove risorse per le casse societarie e un aiuto importante a fronte della mancata voglia e capacità del Presidente Berlusconi di competere con i colossi finanziari dei paesi emergenti del medioriente e del sud-est asiatico che da qualche anno sono entrati di prepotenza nel mondo calcistico stravolgendo le gerarchie e le strategie dei vecchi magnati europei delle più importanti compagini.
Tuttavia da quanto trapela vi sono alcuni aspetti che non mi convincono e che mi provocano perplessità e qualche preoccupazione non di poco conto.
In primis Bee Thaechaubol, il broker che ha presentato ufficialmente l’offerta di acquisto per il 48 % delle quote societarie, sembra non riscuotere grande fiducia nello stesso Presidente Berlusconi che in più di un’occasione ha espresso dubbi riguardo la conclusione della trattativa e riguardo lo stesso intermediario thailandese. 
Come se non bastasse, nella cordata di Thaechaubol la figura dominante sarebbe la Doyen Sport, fondo di investimenti brasiliano che già in passato aveva effettuato prestiti a società calcistiche in difficoltà come Atletico Madrid e Porto sanando i debiti e poi acquistando, o meglio, portando giocatori di medio livello che fanno parte della sua scuderia .
E sì perchè la Doyen Sport investe in giovani calciatori su quali investe nei diritti di trasferimento. In parole povere il guadagno del fondo consiste nella rivalutazione del cartellino dei “suoi” giocatori ogni volta che questi cambiano casacca.
Una sorta di intermediari-proprietari di diversi calciatori.
Una politica societaria che si avvicinerebbe molto a ciò che è vietato espressamente dalla FIFA: l’organismo internazionale del governo calcistico prevede che i cartellini dei calciatori non possano essere di proprietà di aziende terze rispetto le società calcistiche.
Il condizionale è d’obbligo, perchè la Doyen ha intrapreso una battaglia legale contro la FIFA e il suo nuovo regolamento, sostenendo che la sua attività non riguarda l’acquisto di cartellini di calciatori (sarebbe la terza parte del cartellino), ma presta soldi alle società calcistiche, oltre al fatto che, secondo sempre la società brasiliana, tale impedimento starebbe violando il principio della UE inerente la libera circolazione di capitali.
Al di là dei tecnicismi legali e finanziari, quello che interessa a noi tifosi milanisti (ma più in generale ai tifosi di tutta Europa) è lo sbarco in società di questi intermediatori che “impongono” calciatori che gravitano attorno i loro interessi economici-finanziari.
Insomma, parrebbe, che l’AC Milan stia ripercorrendo quelle strade più volte seguite nel corso degli ultimi 20 anni.
Strade che non hanno mai portato buoni frutti. 
Era e sempre sarà un vicolo cieco da cui è difficile uscirne e che comporta sempre stagioni di transizione (usiamo un termine politicamente corretto e alla moda) in cui la squadra naviga nella mediocrità più assoluta e lontana dalla ribalte europee che gli dovrebbero appartenerle.
Al contrario, quando la società ha investito le proprie risorse seguendo consigli e segnalazioni dei suoi capaci esperti uomini di mercato, o di consulenti senza interessi reconditi e secondi fini, le vittorie sono arrivate in ambito nazionale e internazionale. 
Ora, purtroppo, da quello che si evince, seppur “gli attori” sono diversi, la “sceneggiatura” è sempre la stessa: procuratori legati a doppio filo alla dirigenza milanista che portano i loro assistiti a vestire la casacca rossonera.
Ieri erano Damiani, Bronzetti, Raiola, ecc., oggi si chiamano Doyen Sport; vengono da paesi lontani emergenti e con il desiderio più sfrenato di imporsi nel mondo del calcio che conta, con il “quid” in più di voler entrare a far par parte dell’assetto societario o addirittura di diventarne soci di maggioranza.
Comunque un avvertimento alla società e ai nuovi intermediari/soci è d’obbligo darlo.
I tifosi rossoneri non sono degli allocchi, hanno buona memoria, e non si fanno incantare da illusorie promesse.
Ricordo che fin dalla fine degli anni 90 l’abbraccio troppo stretto con certi intermediari fu subito denunciato e si chiese a gran voce un ritorno alla libertà di movimento da parte della società in ambito di mercato e di ricapitalizzazione (per rinfrescare la memoria, è bene rimembrare emblematici striscioni esposti per quasi una intera stagione: “MENO DAMIANI NEL MILAN DI DOMANI e MENO DAMIANI E PIU’ PRESIDENTE).
Ebbene se ora le risorse non ci sono si faccia chiarezza e si ceda la società a gente affidabile che voglia investire nel Milan e non a società già attenzionate dalla FIFA  e che hanno come core-business la rivalutazione di giocatori.
Purtroppo i primi “segnali” che giungono dal calciomercato fanno pensare che la strada sia più o meno la solita.
I giocatori che arrivano fanno parte della stessa “scuderia” oppure sono “cavalli di ritorno” che si spera non sia imbolsiti con il proposito di svernare nella modaiola Milano.
Nota di chiusura: noi abbiamo sempre accolto tutti con affetto e stima qualunque calciatore di qualunque categoria o provenienza, campioni, semi-campioni o “gregari”, tuttavia mi preme sottolineare che Kevin Prince Boateng e gentile compagna sono pregati di rimanere in Germania e di venire a Milano solo per le sfilate di moda.
Sì, perchè noi, come supremo ideale vorremmo sempre e solo giocatori che abbiano il Milan nel cuore; ma considerato che di questi tempi è quasi un’utopia, ci accontentiamo che siano seri professionisti.
Ebbene Boateng non fa parte nè della prima “categoria”, nè della seconda. 
Lui sicuramente si trova molto più a suo agio nei locali di Corso Como, o nei parterre delle sfilate delle case di moda dove spesso viene immortalato dagli scatti fotografici pubblicati dai vari rotocalchi.
 Ambienti che evidentemente non erano presenti in Germania dove è stato messo fuori rosa per scarso impegno.
E se lo dicono i tedeschi……………………
Massimo”old-football”Puricelli
Castellanza(VA)