L’adozione dell’innovazione in percorsi terapeutici adeguati è la chiave per ridurre le morti legate a una mancata applicazione di terapie puntuali ed efficaci che, secondo una ricerca Eurostat, sono la causa, in Europa, di un decesso su tre. Lo dimostrano i numeri. Nelle malattie cardiovascolari, annoverate nello studio quale prima causa di decesso, l’utilizzo appropriato della tecnologia e l’innovazione nelle cure cardiologiche ha consentito negli ultimi tre decenni di evitare circa il 20% delle morti dovute a queste patologie.

“L’erosione della mortalità infatti – spiega Giuseppe Musumeci, Presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (SICI – GISE) – è stata resa possibile grazie all’evoluzione della tecnologia disponibile negli ultimi 30 anni. Un esempio a conferma di questi dati – prosegue Musumeci – è il triplicarsi delle vite salvate grazie all’utilizzo dell’angioplastica nell’infarto miocardico acuto e la riduzione della riocclusione dello stent coronarico dal 2 allo 0,2%”.

Secondo i dati 2015 il numero complessivo di pazienti trattati con angioplastica coronarica è stato di 120.273, di questi 33.723 in corso di infarto miocardico acuto; gli interventi di cardiopatia strutturale sulla valvola aortica (TAVI) sono, invece, stati 3.457. Entrando nello specifico di altre patologie cardiache, lo scompenso e la morte cardiaca improvvisa colpiscono ogni anno rispettivamente 80mila e 50/60mila nuovi pazienti. L’adozione della tecnologia adeguata, tuttavia, deve essere inserita all’interno di un percorso di cura che consenta l’accesso ad un sistema efficiente e ben coordinato anche sul territorio per garantire opportunità di tempestivo accesso alle procedure primarie salvavita. Sono tante le sfide a cui il nostro Sistema Sanitario deve far fronte, considerando anche gli ingenti tagli imposti dal sistema che, spesso, impongono logiche basate sulla mera razionalizzazione dei costi mettendo a rischio la qualità delle cure.

“E’ indubbia la necessità di una razionalizzazione della spesa sanitaria – conclude il Presidente SICI-GISE -, ma crediamo che il processo non possa essere guidato esclusivamente da principi di ragioneria. Siamo pronti a collaborare con amministrazioni e centrali di acquisto in modo da poter contemperare l’esigenza di risparmio con le nostre aspettative cliniche in termini di qualità e innovazione”.

E’ indispensabile, quindi, intraprendere percorsi virtuosi finalizzati all’appropriatezza che sappiano davvero valutare e favorire l’utilizzo di tecnologie di comprovata efficacia rendendole disponibili a tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Questo sarà possibile solo grazie ad un sistema di governo dell’innovazione tecnologica che porti, da un lato, a una adeguata conoscenza delle tecnologie disponibili e, dall’altro, all’implementazione di appropriati percorsi diagnostico terapeutici che ne facilitino l’utilizzo.

Vi è inoltre la stringente necessità che i sistemi di acquisto non vanifichino tali conoscenze e tali percorsi attraverso logiche di mere gare al prezzo più basso che, difficilmente, rispondono alla possibilità di garantire ai pazienti la migliore cura esponendoli a gravi pericoli per la propria salute. Il rischio è quello di sacrificare innovazione, qualità e sicurezza a favore di logiche prettamente economiche. Si moltiplicano, infatti, nell’ultimo periodo, gli esempi di capitolati di gara aggiudicati sulla base del mero parametro economico, limitando pericolosamente o addirittura eliminando ogni parametro qualitativo.

L’innovazione tecnologica, unita all’individuazione del percorso terapeutico maggiormente adeguato, si pone quindi come strumento ottimale per diminuire significativamente la mortalità garantendo, allo stesso tempo, una maggiore e migliore aspettativa di vita.