Uccisione del calcio (quello vero) atto secondo.
I padroni del calcio moderno hanno compiuto il secondo atto per l’eliminazione della parte residua dei tifosi non omologati e più passionali, coloro che sono pervasi dall’endemica passione chiamata “tifo”, trasmessa magari dai propri avi nel secolo scorso.
E’ ormai in fase avanzata la sostituzione di tale tipologia di tifoso con il nuovo “modello” plasmato dalle menti dei signori del marketing.
Il primo atto del piano di trasformazione è stato quello della creazione della assoluta frammentazione degli orari delle partite distribuendole dal venerdì sera al lunedì notte, di fatto riducendo il numero di spettatori abbonati e trasferisti visti i disagi da affrontare durante le notturne invernali con meteo avverso e levattaccia mattutina il giorno seguente dopo aver trascorso buona parte della notte per il viaggio di ritorno verso le proprie dimore.
Il secondo atto è stato perpetrato durante la scorsa stagione calcistica e ultimato in quella corrente.
Prezzo degli abbonamenti stadio pressoché invariati, ma limitati nel numero di sottoscrizioni (30% della capienza) per molte società, aumento anche del 30% per altre compagini, dove non vi erano limitazioni, ecco scatenarsi la corsa al rialzo dei prezzi dei biglietti per le partite singole.
Con l’applicazione di tre fasce compatibili con l’importanza della gara, il salasso richiesto al tifoso supera ogni logica limitazione.
Esempio emblematico il prossimo derby meneghino in scena a S.Siro il prossimo 21 ottobre (ovviamente in notturna ore 20:30).
Da un minimo di 75 euro ad un massimo di 375 euro.
Il prezzo per così dire, meno caro, è il settore terzo anello blu dove, per assistere al match sarebbe bene dotarsi di un binocolo professionale per poter scorgere con sufficiente nitidezza i giocatori e poterli distinguere.
Per i più giovani o per chi non ha buona memoria ricordo sommessamente, che 75 euro sono 150 mila lire con il vecchio conio.
Le immagini televisive delle partite “in chiaro” vengono trasmesse a orari degne dei licantropi.
Morale per assistere ad un partita di campionato occorre sborsare almeno la decima parte di uno dei tanti salari che percepiscono milioni di lavoratori precari.
Del resto il mondo pallonaro delle massime serie è divenuto un passatempo per i ceti sociali più elevati.
Pay-tv, merchandising, tickets, ecc., hanno prezzi di livello dei prodotti di alta moda e degli oggetti del lusso.
Il calcio trasformato in status symbol ?
Proprio così.
E’ sufficiente osservare il circo mediatico che circonda la il core business.
Un dubbio , tuttavia, mi sorge.
Il settore calcio è in continua espansione in fatto di introiti.
Un esponenziale rialzo dato dalle pay-tv e sponsor che riversano nelle casse delle società principali milioni di euro che a loro volta creano un monte ingaggi dei loro calciatori sempre più elevato.
Quest’ ultimo ha un aumento continuo senza soluzioni di continuità arrivando a toccare cifre iperboliche più consoni a società multinazionali; cifre astronomiche sapientemente richieste dagli “ingordi” procuratori dei calciatori, l’altra componente del mondo pallonaro dove il guadagno è sempre costante e le perdite sono un elemento alieno.
Tutto il settore si erge sull’ aleatorietà del “giuoco” a sua volta basato sulle prestazione dei suoi protagonisti, e sulla “passione” dei tifosi.
L’ultima componente è ormai in via di estinzione e con il rischio di un effetto domino.
In altre parole una serie di componenti, le più variabili e insicure di ogni altro settore merceologico.
Questo trend ha un carattere assai spasmodico e aleatorio molto simile ai mutui subprime immobiliari di nefasta memoria che produssero la crisi mondiale un decennio orsono.
Che anche il “nuovo calcio” viva una fase di bolla speculativa pronta ad esplodere ?
Credo che sia molto più sicuro e resistente un altro oggetto di forma sferica come il pallone che rotala sui verdi rettangoli di gioco a cui si dovrebbe riconsegnare un valore meno edonistico.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)