Segni dei tempi. Verrebbe da definirli, decadenza del tempo attuale.

Strage di Corinaldo Ancona; dicembre 2018; sei persone morte nella discoteca Lanterna Azzurra. Decessi provocati da un tentativo di rapina perpetrato da 7 giovani tramite l’utilizzo di bombolette spray urticante.
Rapinatori seriali, secondo gli inquirenti. un vero e proprio gruppo criminale dedito alle rapine nei locali pubblici di tutta Italia (ma anche oltre confine, locali in Repubblica Ceca e in Francia a Disneyland). La refurtiva fruttava anche 15 mila euro al mese.
I giovani gangsters sono residenti nel modenese.
Ragazzi appartenenti a famiglie “normali”;.così vengono definite dai parenti e dai conoscenti.
Tutti tranne uno.
Ugo di Puorto. 
Figlio di un boss dei Casalesi Sigismondo.
Il giovane ha precedenti per furto e danneggiamenti.
Compare delle sue scorribande, un altro componente della banda, Badr Amouiyah.
Tutti i genitori dei sette ragazzi si sono dichiarati esterrefatti e sconvolti allorché le forze dell’ordine hanno eseguite i mandati di arresto per i loro figli accusati della strage della discoteca.
Famiglie integrate senza mai un problema.
Già, ma quel aggettivo “normale” cozza contro una realtà quotidiana che di normale non aveva nulla a che fare.
O meglio una realtà che, evidentemente, non la si conosceva o non la si voleva conoscere.
I proventi delle decine di rapine venivano spesi in beni di lusso, droga e in viaggi.
Alcuni genitori dei “presunti” rapinatori hanno dichiarato che il “giro di soldi” veniva giustificato come guadagno proveniente da attività lavorative legate ad internet.
Ecco, appunto una risposta convincente in questa era “virtual-digitale”, con buona pace dell’armonia famigliare (!?!).
E’ stata sufficiente quella storiella del guadagno proveniente da lavori multimediali digitali, per sgombrare la mente dei genitori da qualsivoglia dubbio riguardo attività, per così dire, strane dei loro pargoli.
Omicidio del vice brigadiere Cerciello Rega ucciso da due giovani statunitensi con 11 coltellate..
Il padre del presunto autore, Finnegan Lee Elder, appena sbarcato in Italia, si affretta a ricordare che suo figlio è un “bravo ragazzo”.
Ci saremmo aspettati che avesse utilizzato l’aggettivo “normale”, ma seppur diverso, quel “bravo” accostato a ragazzo, non distorce l’ immagine che si è soliti propinare all’opinione pubblica.
Chissà, forse per i genitori, sono quisquilie i “precedenti” del loro “normale” rampollo (rampollo perchè di famiglia agiata si tratta) di cui si è reso protagonista nella cittadina di residenza a poche migliaia di miglia dalla baia di S.Francisco.
Risse, droga, fama di delinquente così come il suo sodale e complice, Gabriel Natale Hjorth; così vengono ricordati i due ragazzi a stelle e strisce sbarcati nel nostro Paese con lo scopo di acquistare stupefacenti, anziché immergersi nello studio dell’arte e della storia visitando musei, monumenti e opere di cui è ricca la capitale italiana.
“Normalità” del mondo di oggi, di una società virtuale, iper connessa dove la realtà vera viene celata, travisata dagli schermi dei supporti tecnologici.  
Una “normalità” che pervade ogni ambito esistenziale.
Passando dal serio, anzi per meglio definire, dal dramma, ad una notizia faceta seppur terribilmente triste per il protagonista, ecco un nuovo esempio di “normalità”.
Il ciclista professionista Cimolai durante la sua partecipazione all’ ultimo Giro d’Italia viene “lasciato” dalla moglie con una telefonata.
La gentil consorte, dello sventurato velocista friulano, non ha voluto attendere il termine della kermesse rosa; era troppo forte l’infatuazione per il suo nuovo spasimante, il nuovo datore di lavoro, un grosso industriale, proprietario di un’ azienda dove l’ex consorte di Cimolai aveva appena iniziato a lavorare come assistente.
Cinque anni di convivenza e sei mesi di matrimonio non sono stati sufficienti per far comprendere alla giovane donna quale tipo di vita fanno i ciclisti professionisti e quali sacrifici debbono affrontare le famiglie.
Il “povero” Cimolai ha dovuto, così, assommare alle fatiche e ai pericoli della corsa rosa anche il dolore di questo abbandono “par telephone”.
Un tempo, un famoso spot pubblicitario affermava che “una telefonata allunga la vita”, in questo caso ha rischiato di accorciarla.
Esempi di questa nostra società “liquida” dove non sussistono più “normali” punti di riferimento, certezze, valori aggiungo rispetto.
Qualunque tipo di rispetto: per le istituzioni, le autorità, l’amore, semplicemente per il prossimo, per la dignità umana.
Come un’imbarcazione senza ancoraggi sballottata dai flutti, così definisce i nostri tempi il Prof. Renato Brunetta.
Secondo il professore, eminente esponente di Forza Italia, questa disgregazione e attribuibile alla crisi economica del 2008, che ha reso “fluttuante” il ceto medio portatore degli “ancoraggi” economici, culturali, produttivi.
La crisi del 2008 ha certamente esacerbato questa “anormalità”, ma. tuttavia, la crisi dei valori, la distruzione degli “ancoraggi”, delle certezze sociali, etiche e istituzionali è di più vecchia data.
Una crisi in cui l’aspetto economico finanziario  è solo una conseguenza della eliminazione di quei valori fondanti la società occidentale, di quei valori illuministici immolati sull’altare dell’omologazione dettata dalla globalizzazione imperante, dove la “normalità” veniva concepita come nemico da abbattere, come il male supremo.
La società è ormai sommersa da un sempre più elevato livello di quel liquido chiamato “nuova normalità” che sarebbe meglio definire anormalità.
Il rischio che si corre è correlabile a quello provocato dallo scioglimento dei ghiacciai groenlandesi che immettono nel mare 12 miliardi di litri di acqua al giorno.
Il pianeta Terra è prossimo alla fine se non si invertirà la rotta e si troveranno nuovi stabili, sicuri “ancoraggi” che riportino la situazione alla “normalità”.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)