In molti si chiedono (non solo i cittadini italiani) se il nostro Paese riuscirà ad emergere dalla voragine in cui è sprofondato da decenni.
Una risposta difficile da dare, soprattutto perchè il pessimismo viene alimentato dalle quotidiane notizie che si apprendono dagli organi di stampa.
Lo sconforto aleggia sovrano allorchè i ruggiti si trasformano in belati.

Nei giorni immediatamente succeduti alla tragedia del ponte Morandi lo scorso 14 agosto, i maggiori rappresentati del governo giallo-verde presenziarono alle esequie delle 43 vittime, accolti da un affetto commovente, scaturito in un applauso spontaneo che mostrava la rabbia, ma anche la richiesta di aiuto e di giustizia.
Un applauso che simboleggiava la voglia di rinascita di questa nostra disastrata Italia, vittima di malaffare, corruzione, potentati intoccabili, in balia di un Europa feudale che ci considerava e ci considera una sua colonia.
La prima declamazione, sicuramente provocata dalle emozioni di quei giorni, ma anche da logica razionale in virtù della tragedia causata da incuria e mancanza di controllo, fu la volontà di revoca delle concessioni autostradali nei confronti di Atlantia.
A distanza di quasi un anno, si apprende che è stato approvano il piano industriale per salvataggio di Alitalia, la compagnia aerea di bandiera.
Il cda di FS (Ferrovie dello Stato), responsabile della decisione, ha scelto i partners che comporranno il pool di aziende del nuovo border.
I soci saranno FS col 35%, Delta airlines con il 15%, il MEF (il ministero dell’economia e finanza)) con il 15%, e il restante 35 % la società Atlantia della famiglia Benetton .
Atlantia ?
Atlantia diverrà socio di maggioranza ?
Atlantia il concessionario della rete autostradale a cui si voleva e si vuole, o meglio si vorrebbe, togliere le concessioni autostradali ?
Il vice ministro Di Maio si affretta ad affermare: ” Sia chiara una cosa, scrive su Facebook,  niente e nessuno cancellerà i 43 morti del ponte Morandi. Niente e nessuno cancellerà il dolore delle famiglie delle vittime. Sulla revoca delle concessioni ad Autostrade non indietreggiamo di un solo centimetro. Andiamo avanti. Meno parole, più fatti”.
Non più tardi di qualche mese fa lo stesso ministro Di Maio aveva dichiarato a Porta a Porta, che una volta tolte le concessioni l’azienda della famiglia Benetton sarebbe diventata “decotta” e non sarebbe stato possibile permetterle di partecipare al salvataggio di Alitalia perchè avrebbe reso l’azienda altrettanto “decotta”.
Pecunia non olet, viene da pensare.
Ma viene anche da pensare che la speranza di cambiamento è ormai ridotta al lumicino.
Viene da pensare alle immagini dei funerali di Stato di 11 mesi fa, a quel lungo applauso, agli occhi velati dalle lacrime dei parenti e degli amici delle vittime che cercavano conforto, verità e giustizia negli uomini di Governo a cui si appellavano.
Un applauso che era anche la richiesta accorata di un vero cambiamento, quell’appellativo che si sono affibbiati con orgoglio quelle forze politiche a cui diedero fiducia la maggioranza del popolo italico.
Quali spiegazioni possono fornire, oggi, Di Maio e Salvini a quelle persone che li avevano incensati di peana, a cui stringevano accoratamente le loro mani, di cui avevano inumidito le loro gote con le loro ultime lacrime ?
Questa sarà la prova più ardua del Governo del cambiamento, perchè dovrà dimostrare fattivamente la sua linea di condotta, la sua coerenza, i valori a cui dice di ispirarsi.
Ecco, appunto si passi dalle parole ai fatti.
E oggi i fatti compiuti per la crisi Alitalia provocano brividi, tristezza, scoramento.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)