Trasferta a Genova incredibilmente di domenica pomeriggio nonostante i diktat delle pay-tv.
Con la luce del giorno di un pomeriggio umido , con cielo grigio, con solo alcuni squarci di azzurro e una tramontana fastidiosa che rende il clima della Riviera meno “agreable”, percorrendo il tragitto dal porto allo stadio,anche se chiusi all’interno dei pullman di città e scortati dai mezzi della polizia di stato si riesce a scorgere il torrente Bisagno quasi in secca dove scorre solo un rigagnolo di acqua sporca e maleodorante che contrasta con le immagini delle alluvioni che ogni anno funestano la città ligure, l’ultima lo scorso mese di ottobre.
Una secca che mostra tutti i detriti delle vecchie alluvioni che si accatastano in più punti e che incredibilmente non vengono rimossi andando a creare una situazione di pericolo che sarà sempre maggiore in caso di nuove abbondanti precipitazioni.
Una sequela infinita di ogni genere di rifiuti che creano uno scenario ancora più triste e sconsolante.
Tristezza provocata anche , e soprattutto, osservando il panorama della città: un’incredibile cementificazione selvaggia che ha occupato l’intere colline sovrastanti i vari corsi d’acqua. Una sequela di alti palazzi e costruzioni senza una soluzione di continuità che si protendono fino in riva al mare.
Un esempio evidente e lampante di come si possa distruggere la sicurezza e la vivibilità di una popolazione.
Certo gli eventi climatici si sono estremizzati, ma certe scelte, o meglio “certi reati”, non sono giustificabili.
le costruzioni che si allungano tutto il corso dei vari corsi d’acqua appaiono precari e pericolanti in balia di frane e smottamenti. 
Non so fino a quando le colline denudate da qualsiasi presenza arborea non franeranno verso valle liberandosi da questo scempio umano che li ha ingabbiate e distrutte.
Ma il reato più grave è l’assoluta immobilità della classe politica che è solamente capace di “far girare il cerino” delle responsabilità evidenti e pesanti nel loro cerchio di potere senza mai scottarsi le mani.
E così gli unici che si “scottano le mani” sono gli abitanti incolpevoli di risiedere in un luogo così a rischio, ma colpevoli di continuare a votare e quindi a dare mandato istituzionale a persone capaci solo di promettere e di non fare, soprattutto quando la scelta verte sempre su una parte politica che non ha saputo o voluto almeno in parte risolvere questi annosi problemi , ma ha saputo solo chiedere aiuto allo Stato quando le tragedie accadevano.
E poi il silenzio che cala inesorabile non appena l’emergenza termina, anche se i problemi e i danni restano.
Un silenzio “assordante” delle istituzioni locali che possono continuare a vivacchiare nella loro noiosa quotidianità fatta di provvedimenti rivolti solo a tassare i cittadini, a tagliare i servizi, e a rispondere alle lamentele dei loro concittadini prendendo come giustificazione lo stato di crisi generale e i tagli del Governo.
Ma di risposte certe immediate e efficaci come il mancato utilizzo dei fondi destinati a mettere in sicurezza il territorio , no, non vengono mai date e fanno parte del silenzio istituzionale e storico del nostro disastrato Paese.
Massimo Puricelli
Legnano(MI)