Come da copione, il nostro disastrato Paese ha dimostrato ancora una volta (non c’erano dubbi) la sua anima “gattopardesca”.
Il partito di maggioranza e i suoi sodali sono rimasti ai tempi del mesozoico politico; altro che rottamatori, progressisti e innovatori.
Sordi e insensibili delle manifestazioni democratiche del popolo, non posseggono la ben che minima consapevolezza dei dettami costituzionali.
Per lor signori la sovranità “non” appartiene al popolo in concreto, ma solo se la esprime secondo i voleri, i progetti, i dettami dell’ intellighenzia da loro impersonificata, in caso contrario siamo solo “un’ accozzaglia”.
E’ d’uopo che si riformino celermente le istituzioni dello Stato, in maniera semplice ma efficace, per riconsegnare al popolo sovrano i suoi diritti e il rispetto delle prerogative costituzionali da parte dei rappresentanti eletti nei vari organi legislativi ed esecutivi.
Una riforma condivisa da parte del prossimo Parlamento, che verrà eletto alle prossime elezioni nazionali (al più tardi tra 13 mesi).
E qua è il punto focale del nostro futuro e del futuro delle generazioni a venire.
La scelta alla prossima tornata elettorale sarà fondamentale, come nel 1948.
Il popolo ha dato un segnale chiaro e preciso con il referendum costituzionale confermativo dello scorso 4 dicembre.
Le promesse infarcite di menzogne ormai, sortiscono l’effetto contrario nei confronti di coloro che le hanno pronunciate.
Il nuovo Parlamento dovrà essere il traduttore simultaneo del volere del popolo elettore.
E cosa desiderano i cittadini, quali riforme vorrebbero che fossero attuate.
Cerco di interpretare quanto è emerso in questa lunghissima campagna elettorale che ci ha portato alle urne 10 giorni fa.
Un’ interpretazione di facile comprensione visto il malessere che si percepisce da mesi, anzi da anni.
Ebbene, un aspetto della volontà dei cittadini è consolidato.
Assoluta volontà di poter scegliere i propri rappresentanti politici nelle varie Istituzioni.
Pertanto legge elettorale con preferenze; un mandato di 4 anni (come avviene nelle democrazie occidentali più antiche); elezione diretta del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini con un mandato di 5 anni, cosicché, pur restando immutati i poteri assegnati dalla Costituzione, il Presidente debba rispondere direttamente al popolo per qualunque scelta ponga in essere; abolizione dei prefetti con assegnazione dei poteri a loro iscritti, ai sindaci, che diverrebbero l’anello di congiunzione dello Stato con i cittadini.
Sindaci, è bene ricordarlo, sono le istituzioni maggiormente vicine ai cittadini, che ne percepiscono i problemi, le istanze, i suggerimenti.
Assegnazione della facoltà ai rappresentati degli organi esecutivi locali e nazionali di poter stilare un giudizio inerente all’operato dei dirigenti dei vari uffici pubblici soggetti alla loro giurisdizione e controllo con potere di rimozione per giustificata causa (di esempi di “giustificate cause” per licenziamento di dirigenti pubblici sono piene le cronache, peccato che nulla si sia fatto o voluto fare).
Sempre a difesa della sovranità popolare, elezione diretta dei Procuratori della Repubblica, e dei giudici del TAR e possibilità di referendum popolare per la ratifica dei più importanti Trattati internazionali; due settori, giustizia e diritto internazionale che incidono pesantemente sulla vita quotidiana dei cittadini, pertanto urge riconsegnare il potere democratico di scelta.
Riforme semplici, che concernono pochi articoli della Costituzione, ma che darebbero concretezza all’articolo 1 della Costituzione.
Nelle nostre mani abbiamo questa possibilità vera di riformare il nostro Stato e di riapprovarci della nostra sovranità, allorché saremo chiamati alle urne dagli “australopitechi” della politica odierna.
Il corpo elettorale attende speranzoso, seppur con fiducia ridotta ai minimi termini.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)