Unità di intenti e seguire la stessa rotta, così dovrebbe agire una società calcistica competente e vogliosa di raggiungere i più ambiziosi traguardi.
Un modus operandi che contraddistingue, sopratutto, le compagini più blasonate e storiche (aggiungerei coloro che hanno scritto la storia dl calcio nazionale, europeo, mondiale).
Modus operandi non perseguito dall’ambiente Milan.
Lo sconcerto che pervade i tifosi è profondo.
Dalle notizie che trapelano da Milanello e Casa Milan l’atmosfera che si respira assomiglia molto a quella che si respirava sulle spiagge di Dunkerque nella primavera del 1940.
Ricapitolando.
Higuain, percettore di uno stipendio che si aggira attorno i 9 milioni di euro netti annui, si paragona ai soldati alleati giacenti sulle spiagge francesi prospicienti la Manica desiderosi di raggiungere le bianche scogliere di Dover e mettersi in salvo dalla avanzata dirompente delle truppe naziste. 
Anche Pipita vorrebbe raggiungere la “sua salvezza” in terra d’Albione nel quartiere di Chelsea dal suo pigmalione Sarri.
Si trova sulla “battigia di Milanello” sferzata dalle onde in balia dell’alta e bassa marea che ne condizione i suoi desiderata con il rischio di ricadere nelle grinfie della Vecchia Signora che lo ha epurato non più tardi di sei mesi fa. 
Le forze alleate (vedasi compagni e gioco) sono allo sbando e lui, ufficiale di alto grado non può e non riesce a sferrare gli attacchi letali contro gli eserciti nemici.
Ordine, disciplina, catena di comando, questi le basi di un “esercito compatto e funzionante”.
La catena di comando dei suoi superiori di grado lo criticano, lo bacchettano, lo costringono a rimanere in attesa dei rinforzi promessi, comunicandogli che lo Stamford Bridge rimarrà un miraggio.
Così, almeno dalle dichiarazioni ufficiali del suo comandante di riferimento (Leonardo); colui che lo scelse la scorsa estate a guidare il corpo d’armata alla conquista dell’Europa.
Un comandante, che, tuttavia, avrebbe perso la sua autorità, sfiduciato dal nuovo capo dell’ esercito milanista (Gazidis) chiamato in soccorso dal regnante in carica (Elliott) per raddrizzare le sorti della “guerra pallonara” in cui l’armata rossonera rischia di capitolare.
Sfiducia e confusione latente che rischia di esplodere in maniera fragorosa allorchè il comandante sul campo, responsabile delle operazioni belliche (Gattuso), mai in sintonia con il comandante dirigente (un’annosa acredine, mai ricucita), parrebbe aver trovato come nuovo alleato il nuovo comandante generale, pianificando una nuova tattica, una nuova strategia, per raggiungere la salvezza del loro esercito, della loro nazione (l’agognato e vitale posto in Champions’ League).
La tattica e la strategia finora adottate non hanno prodotto risultati confortanti.
Tanta confusione, mancanza di organizzazione, mancanza di visione chiara, catena di comando frastagliata, con la logica conseguenza che gli approvvigionamenti e i soccorsi sono latenti e tardano ad arrivare.
Le armate nemiche sono sempre più vicine e cingono d’assedio l’esercito rossonero.
E’ giunta l’ora di mostrare l’orgoglio milanista.
I vari reparti dell’esercito, mostrino di voler combattere e raggiungere la vittoria, uniti, senza divisioni, senza egocentrismi, egoismi, e presunzione.
La proprietà si erga a difesa del blasone e del destino dell’Ac Milan.
Dia un segnale chiaro e inequivocabile di unità di intenti e di progetti; dimostri la voglia di raggiungere il posto che compete allo storico blasone, al di là delle scuse derivanti dal FFP e delle multe della UEFA.
La proprietà può essere certa che il popolo rossonero accorrerà in massa per salvare i “suoi soldati” sconfitti, come fece la gente d’Inghilterra che prese il largo con ogni mezzo di navigazione per raggiungere le coste francesi e riportare in Patria i suoi ragazzi in divisa.
Ragazzi in armi, vinti nella battaglia di “Dunkerque”, ma mai domi e pronti a riorganizzarsi per la nuova offensiva alla conquista della vittoria.
La battaglia sarà difficile, dura, ma sappiano, sia i nostri soldati, sia “i nemici” che non ci arrenderemo mai, e combatteremo sempre, con crescente fiducia, con crescente forza…
E chi non crede e non vuole credere, rimanga sulla spiaggia di Dunkerque e abbandoni l’esercito rossonero. 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)