Al 46° Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica SIME, in corso a Roma fino al 18 maggio, si parla della nuova era della Medicina estetica. In primo piano il ruolo della prejuvenation e dell’intelligenza artificiale
Da qualche tempo, affiancandosi agli strumenti di prevenzione tradizionale, in Medicina Estetica stanno prendendo sempre più piede gli interventi di ‘prejuvenation’, che consistono nell’affrontare i primissimi segni dell’invecchiamento, già sul nascere, prima che diventino visibili. È un approccio basato su trattamenti ‘gentili’, personalizzati per mantenere una qualità ‘giovane’ della pelle e ritardare l’invecchiamento. Mentre l’intelligenza artificiale offre la possibilità di protocolli personalizzati e risultati predittivi.
Prejuvenation: il modo smart e naturale per assicurare una bellezza a lungo termine
“La nuova era della Medicina Estetica – commenta Diala Haykal, esperta internazionale di medicina estetica, laser technology e intelligenza artificiale – è improntata non solo e non tanto a far tornare indietro nel tempo, a far regredire i segni dell’invecchiamento, quanto piuttosto a proteggere, migliorare e rigenerare con intelligenza”.
Ma la new wave della prejuvenation non ha nulla a che vedere con il fenomeno dell’eccesso (sconfinante nell’abuso) del ricorso ai trattamenti di medicina estetica da parte dei giovanissimi. Spesso indotto dall’influencer o dal tiktoker di turno.
Ai giovanissimi è concessa solo la prevenzione
“Nei giovanissimi, cioè negli adolescenti in particolare – afferma il professor Emanuele Bartoletti, presidente della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME) – gli unici ‘interventi’ di medicina estetica che possano avere un senso sono il check up. Quindi la visita di medicina estetica e l’istruzione alla prevenzione (esposizione solare corretta, utilizzo di filtri solari, corretta dieta e attività fisica, evitare il fumo). Le terapie di medicina estetica in questa fascia d’età sono giustificate solo in caso di pelle seborroica o acneica. Oppure in presenza di anomalie vere e proprie (sequele post- traumatiche o asimmetrie congenite vere e proprie).
“Tutto il resto non ha senso. Perché non esistono terapie fatte al di sotto dei 25-30 anni che possano avere una valenza preventiva vera e propria. È vero che cominciamo ad invecchiare dal giorno dopo la nascita. Ma è anche vero che acido jaluronico e collagene cominciano ad avere una deplezione dopo i 30 anni. Prima di quell’età dunque è inutile ricorrere a questi trattamenti”.
Prejuvenation e trattamenti iniettivi solo dai 30 anni in su
“I trattamenti di prejuvenation – prosegue il presidente SIME – vanno dunque riservati alla fascia d’età dai 30 anni in su. Anche se non è tanto l’età anagrafica a porre l’indicazione, quanto il grado di photo o chrono-aging. E comprende una serie di interventi ‘gentili’, che devono come sempre essere preceduti da una valutazione approfondita. Ossia check up di medicina estetica o almeno check-up cutaneo, per un’opportuna personalizzazione. Il cardine di queste terapoie sono le biostimolazioni, sia iniettive con esosomi autologhi, plasma arricchito in piastrine (PRP) o polinucleotidi. Ma anche con la biostimolazione laser”.
I trattamenti iniettivi con acido ialuronico o con frammenti di acido ialuronico, infine, vanno riservati ad un’età (o ad un grado di superiore di photo o chrono-aging) più avanzata. Quando i fibroblasti cominciano a perdere efficienza e hanno bisogno di una stimolazione più diretta.
Anche il ricorso ai laser deve essere comunque molto ‘soft’ e prudente in questa fascia d’età. “Perché il laser riscaldando la cute, provoca una retrazione fibrotica e non è opportuno cominciare a provocare una fibrosi all’interno del derma già a 30-35 anni- avverte Bartoletti- Sono interventi appannaggio di un’età più matura. Il laser va considerato lo step successivo alla biostimolazione iniettiva”.
L’intelligenza artificiale trasforma cliniche e ambulatori in hub intelligenti
Anche l’intelligenza artificiale sta facendo il suo ingresso in medicina estetica, trasformando le cliniche e gli ambulatori dedicati in veri e propri ‘hub intelligenti’ che consentono di offrire protocolli personalizzati e di mostrare risultati predittivi. Sia nel campo della prejuvenation, che dei trattamenti di rejuvenation veri e propri. “Si tratta di innovazioni da accogliere per migliorare l’esperienza del paziente, senza naturalmente rinunciare al ‘tocco umano’ – ammonisce la dottoressa Haykal – E l’intelligenza artificiale si integra anche con i trattamenti di medicina estetica più avanzati e di frontiera. Ovvero con le cosiddette tecnologie rigenerative. Esosomi, cellule staminali, laser bio-stimolanti, fornendo così il substrato per cure ‘iper-personalizzate’. L’IA permette un insight avanzato dei dati, grazie al quale oggi possiamo offrire dei trattamenti rigenerativi ‘tailorizzati’, basati sulla biologia di ogni singolo paziente. Che rendono le tecniche di ‘rejuvenation’ precise e personalizzate come mai prima”.
Stefania Lupi