E’ l’opera, che spicca per talento prodigioso e padronanza nel disegno, scelta per rappresentare i “Preraffaelliti” nei manifesti che tappezzano la città di Torino. Una mostra sottotitolata “L’utopia della bellezza”, non a caso. Il mondo estetizzante e sensuale della confraternita ottocentesca inglese si diffonde, infatti, in un’unica coinvolgente atmosfera, nelle varie sale dell’esposizione tenuta a Palazzo Chiablese, nel cuore della città, con opere provenienti dalla Tate Gallery dove ritorneranno il 18 di luglio. Si declina in sette fasi che prendono il nome di storia, religione, paesaggio, vita moderna, poesia, bellezza e infine simbolismo, temi fondamentali che abbracciano i vari punti di vista attraverso i quali ogni essere umano può rapportarsi alla realtà che lo circonda. Il nome stesso del movimento ne rivela gli obiettivi: in opposizione alle convenzioni accademiche e vittoriane, si prefigge di trovare ispirazione nel mondo pittorico quattrocentesco, precedente a Raffaello, la cui arte appare intrisa di semplicità e religiosità. Un’affiliazione dichiarata al passato remoto, ma allo stesso tempo, un legame diretto con la società contemporanea che proprio attraverso l’arte potrà realizzare i propri cambiamenti.  La fondazione risalente al 1848 è la risposta di sette giovani, assai diversi tra loro, ma accomunati da un unico ideale mistico ed estetizzante, ai drammatici sconvolgimenti sociali e politici dei moti risorgimentali, alla globalizzazione della comunicazione, alla turbolenza dei mercati finanziari, all’espansione incontrollata della città, alla rivoluzione apportata dai recenti cambiamenti tecnologici, non ché al materialismo della neo-società industriale. Promotore fu il poeta e pittore Dante Gabriele Rossetti che scelse, come temi dominanti della sua pittura, alcuni episodî della vita di Dante, leggende cavalleresche, fiabe celtiche e la Bibbia, rappresentati con linguaggio realista, preciso, vivido, con linee nette e colori stridenti, con un nitore ardente, a tratti puntiglioso, quasi un’analitica descrizione delle proprie idee, al pari di una documentazione fotografica.

Il movimento accentuò, con J. Ruskin, W. Morris, E. Burne-Jones e W. Crane, il tono di protesta contro la civiltà industriale, riconoscendo nell’operaio costretto a lavorare alle macchine una persona meno felice del contadino o dell’artigiano e comunque meno libero. Dalla teoria poetica e mistica del primo periodo è seguita, quindi, una fase pratica con una concreta produzione d’arte decorativa che ha ridato dignità all’artigianato, che, collegata al gusto neogotico, ebbe notevole influenza in tutti i campi dell’arte applicata, nonché sull’architettura per la formazione e la diffusione dello stile liberty.

Una mostra catartica, da non perdere.

Prodotta da 24 ore cultura in collaborazione con la Tate Britain.

 

PRERAFFAELLITI

L’utopia della bellezza

Palazzo Chiablese, Torino

Dal 19 aprile al 13 luglio 2014

Informazioni e prenotazioni tel. 011 0881178

John Everett Millais (1828-1896)

Ofelia

1851-52   – Olio su tela, cm 76,2×111,8

Donato nel 1894 da Sir Henry Tate   –  Tate, London 2014

 Testo di Maria Luisa Bonivento