Attesissimo dopo Bernini, Dinosaurs, Mathera, Leonardo Cinquecento, Wunderkammer e Canova, Palladio è il settimo della serie l’Arte al Cinema prodotto da Magnitudo Film  e distribuito da Magnitudo Film con CHILI. 

Chi ha provato il coinvolgimento del mondo dell’arte attraverso il grande schermo vuole rinnovarne l’emozione.
La figura dell’achistar del cinquecento, un tagliapietre vicentino nato da famiglia modesta e assurto a punto di riferimento per la costruzione dei più importanti edifici del potere, non solo in Italia, ma nel mondo, si delinea chiara e avvincente sullo schermo, non attraverso un tradizionale film biografico, ma scaturendo come in un avvince puzzle da discorsi e interviste con studiosi che ai “Quattro Libri”, i trattati che raccolgono tutta l’opera e la filosofia del Palladio, hanno dedicato la propria vita. Seduti a tavola con i proprietari di alcune ville, il conte Nicolò Valmarana o il conte Foscari, si “ciaccola” su di lui, come con  amici di sempre.
Nella villa Saraceno, attuale proprietà della Landmark Trust, ci s’identifica con tre studentesse di restauro confluite nello splendido edificio perso nella campagna veneta per trascorrervi un fine settimana partecipando a un convegno sul Palladio con i più grandi e irraggiungibili studiosi internazionali.

Palladio, lo spettacolo dell’architettura, è il docufilm in proiezione nei cinema il 20, 21 e 22 maggio.  

La villa Rotonda domina un colle vicentino illuminato da mille toni di verde

Con Gregorio Carboni Maestri, professore di progettazione architettonica all’Université Libre di Bruxelles, s’incontrano prima il mitico Prof. Eisenman alla Yale University nel Connecticut, poi il Prof. Frampton alla Columbia University di New York e infine il Prof. Nelson alla Univerity of Virginia a Charlottesville a dimostrare l’immensa risonanza che il Palladio ha avuto oltreoceano. Tra i luoghi protagonisti del documentario “on the road” in Italia non solo Vicenza, universalmente riconosciuta come capitale palladiana, ma Treviso, Rovigo, Padova e Venezia. Inconfondibile fil rouge è lo stile classico reinventato all’insegna dell’attenzione alle proporzioni e al potere della luce, alla ricerca dell’armonia tra uomo e natura. Target quanto mai attuale.
La regia è di Giacomo Gatti, la fotografia di Marco Sgorbati, la sceneggiatura di Elia Gonella e la musica di Diego Ronzio. Bravissimi tutti.

 TESTO DI MARIA LUISA BONIVENTO