“Quelli che il calcio…” trasmissione Rai domenicale, ormai ultraventennale, incentrata sulle gare del campionato di serie A “osservate e commentate” con taglio ironico e sociale, che esula dalla fredda cronaca in stile “tutto il calcio minuto per minuto” di stampo radiofonico.
I pionieri Fabio Fazio e Marino Bartoletti, diedero il via al fortunato format che rivoluzionò il modo di seguire il calcio nel nostro Paese a livello televisivo.
Celie e ironie per non prendere troppo sul serio uno sport che è “un’ istituzione storica e sociale” del nostro Paese. 
Dalla metà degli anni 90 ad oggi, una sequela di conduttori si sono alternati alla giuda del programma.
Oggi ci sono Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, i due comici genovesi ex Iene, ex Camera Caffè, ex Cavalli Marci, coadiuvati da Mia Ceran, loro inseparabile compagna televisiva da quando sono sbarcati in Rai (compagna anche del programma Quelli che..dopo il Tg)
I fasti e i successi delle prime edizioni di Fazio e poi di Simona Ventura, sono lontani ricordi.
Del resto i remake di fortunati successi difficilmente riescono ad eguagliare i “primogeniti”, oltre al fatto che il calcio è totalmente cambiato diventando ad appannaggio preponderante delle munifiche pay-tv che hanno monopolizzato, ad uso esclusivo, le immagini all’interno degli stadi e, soprattutto gli orari, relegando alla domenica pomeriggio solamente due partite, e per di più, le meno importante della giornata.
Così, gli autori e i conduttori di “Quelli che il calcio” hanno, necessariamente, dovuto ingegnarsi per dare ritmo al programma, imbastendolo su canoni cabarettistici in stile anarcoide.
L’impronta politica “progressista” sinistrorsa è ben chiara; basti pensare alla band che accompagna le performance musicali. i Jaspers.
La loro storia, il loro look, le loro partecipazioni ai concerti degli Africa United, della Linea 77, dei Modena city ramblers, ecc.,  ci conferma la loro ideologia politica e conseguentemente le loro “covers” satiriche delle vicende politiche e sociali. 
Ecco, poi, Rocco Tanica con le sue “recensioni televisive” in stile “Elio e le storie tese” dei programmi delle altre emittenti in onda contemporaneamente (lo stampo politico lo si può intuire facilmente …)
Non mancano imitatori, Ubaldo Pantani, veramente bravo e innovatore, ma anche comici vari, la cui presenza non se ne avverte la necessità se non quella di riempire i tempi televisivi.
Gli ospiti “fissi” di stampo calcistico e sportivo, Paolo Casarin, Fulvio Collovati, Massimo Mauro, Adriano Panatta, Giorgio Terruzzi si adeguano, loro malgrado, al canovaccio della trasmissione, seppur di tanto in tanto vengono ricordati aneddoti di sport e di vita sociale; sublimi perle di storia.
Non manca l’ angolo social.
Melissa Greta Marchetto, riproduce i post, i tweet più strani della rete infarciti con le sue battute, in verità poco efficaci, alle quali strappa a fatica un sorriso al pubblico presente in studio, di quello televisivo posso immaginare la reazione… 
E poi Francesco Mandelli inviato nei luoghi più disparati del globo terrestre che riveste il medesimo ruolo dei suoi primi films: eccentricità, estrosità, anticonformismo.  
Non possono mai mancare i collegamenti surreali con Mimmo Magistroni e la sua compagnia di personaggi bizzarri (uso un termine politicamente corretto) e l’esterna con il pub di c.so Sempione a Milano, denominata Rai Pub, condotta da Federico Russo, il gruppo dei Calciatori brutti e l’ex ciclista Dino Zandegù, attorniati da ex calciatori, o compagne di calciatori.
Il risultato di questo “potpourri” non è esaltante, ma è quello che “passa il convento”.
E’ la trasposizione di ciò che è diventato il calcio negli ultimi 15 anni: una circo mediatico dove la componente sportiva è relegata ai margini.
E allora si comprende perchè sia ospite la compagna del Cholito Simeone (attaccante della Fiorentina), Giulia Coppini , evidentemente un “pesce fuor d’acqua” che riesce a toccare la sua folta e lunga chioma bruna per ben 6 volte in poco meno di un minuto e mezzo, che ride imbarazzata a qualunque battuta dei suoi compagni di tavolo o dei conduttori in studio.
Fortunatamente, però, qualche piccola (che considero “grande”) voce fuori dal coro c’è ancora.
Qualche moto di ribellione al pensiero obnubilato e soffocato dal magma del marketing e dal mainstream lo si percepisce, seppur non “notiziato”.
Striscione della Curva Nord Genoana affisso sopra la transenna della parte superiore della gradinata ieri pomeriggio: “Come è bello sostenerti la domenica alle 3 !”.
Striscione di  protesta contro per l’orario della partita con il Milan, disputata di lunedì pomeriggio, ma chiaro messaggio che esprime il malcontento per le storture del calcio moderno.  
A “Quelli che il calcio.. ” nemmeno un cenno di quello spaccato social-sportivo-satirico, nonostante il video-wall alle spalle del bancone degli ospiti rimandi per diversi minuti l’immagine proprio di quel drappo così emblematico.
E’ evidente come il programma di Rai 2 dovrebbe mutare la sua denominazione aggiungendo la coniugazione del verbo essere al modo indicativo al tempo passato remoto: Fu. 
“Quelli che il calcio…Fu !”
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)