RSPO: le aziende italiane a favore dell’olio di palma sostenibile
Secondo l’aggiornamento annuale dei dati di Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO)  l’Italia conta 236 soci ed è il 3° paese in Europa per numero di aziende associate    

Le aziende italiane sono sempre più attente alla sostenibilità dell’olio di palma impiegato nei diversi usi industriali.
Con 236 soci, infatti, l’Italia è il 5° paese al mondo e il 3° in Europa per numero di aziende associate a RSPO, che si impegnano ad utilizzare olio di palma sostenibile.
Il settore principalmente rappresentato è l’industria alimentare, cui  si aggiunge un numero crescente di imprese del non food, dalla cosmesi alla detergenza, che utilizzano derivati dell’olio di palma o palmisto per usi tecnici.
Sono, infatti,  15 su 25 pari al 60% infatti i nuovi soci RSPO nel 2021 attivi questi settori.
Restano invece ancora insufficienti gli impegni altri settori importanti come quello dei mangimi e del consumo fuori casa, ben avviati invece in paesi come la Gran Bretagna e i Paesi Bassi.
Questo lo stato dell’arte dell’impegno dell’olio di palma nel nostro paese secondo i dati  raccolti annualmente nel report ACOP (Annual Communication of Progress) da Roundtable on Sustainable Palm Oil, organizzazione che riunisce produttori, distributori, rivenditori, investitori ed organizzazioni non governative, definendo principi e criteri specifici per una produzione sostenibile e un utilizzo tracciabile dell’olio di palma certificato a livello globale.
Il report di RSPO, nello specifico, rappresenta la fotografia dell’impegno per un approvvigionamento sostenibile di olio di palma in Italia, che rappresenta un player importantissimo. Nel nostro paese, infatti, sono già 87 le aziende che hanno fatto richiesta dell’utilizzo del marchio RSPO per le loro comunicazioni corporate o di prodotto, sul mercato italiano ma anche estero, supportando i consumatori verso un consumo responsabile.
“Le aziende che hanno scelto un approvvigionamento sostenibile RSPO  supportano i consumatori verso scelte consapevoli. Le coltivazioni di palma producono da 4 a 10 volte più olio che altre piantagioni: una produzione intensiva di altri oli vegetali avrebbe quindi un impatto ambientale negativo in termini di sfruttamento del suolo e di deforestazione.” commenta Francesca Morgante, Market Development Manager per l’Europa di RSPO. “Una piantagione certificata RSPO rispetta tutta una serie di requisiti ambientali e sociali che si traducono in un impatto del 35%  inferiore sul riscaldamento globale e del 20 % inferiore sulla perdita di biodiversità rispetto alle produzioni convenzionali. A queste aziende virtuose sia dei paesi produttori che dei paesi consumatori come l’Italia va riconosciuto un grande sforzo di sistema che produce effetti strutturali importanti” .
La crescente attenzione verso una riduzione dell’impatto ambientale nella filiera della palma da olio sarà anche argomento dell’evento in programma il 30 settembre 2021 “Olio di palma sostenibile per il clima: obiettivo zero deforestazione e certificazione di filiera”  inserito anche nel programma All4Climate – Italy 2021, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica in occasione della Pre-COP26 e la COP26 di novembre.
La manifestazione ha il fine di promuovere un dialogo attivo e costruttivo sulle sfide legate al tema dei cambiamenti climatici, organizzato da Unione Italiana Olio di Palma sostenibile, con la partecipazione di RSPO. Per iscriversi: link