Con la pandemia la digitalizzazione ha ricevuto una spinta notevole, il che comprende anche lo smart working.

Il cosiddetto lavoro agile, infatti, oramai viene puntualmente adottato sia dalle piccole aziende che dalle grandi imprese, anche in Italia, al punto da rappresentare un must. Purtroppo, però, la Penisola dimostra di aver accumulato un colpevole ritardo, tanto da essere l’ultima nella classifica europea dello smart working. Vediamo quindi di approfondire questo discorso, guardando sia alle novità, sia alle criticità di questo ambito.

I dati dello smart working in Europa e in Italia

Come anticipato poco sopra, la Penisola non brilla per prestazioni e per diffusione, se si parla dello smart working. La classifica europea ci vede infatti all’ultimo posto della graduatoria, con alcuni esempi virtuosi come la Danimarca, la Svezia e l’Olanda lontani anni luce da noi, sia come numeri, sia come cultura del lavoro agile.

Va però detto che è stato prorogato lo smart working semplificato fino al 31 agosto, con la possibilità di farlo anche in assenza di un accordo formalizzato con l’azienda per la quale si lavora. Non è da escludere che questa misura possa fare da apripista per ulteriori proroghe, o per una ristrutturazione definitiva delle leggi italiane in merito allo smart working. In sintesi, anche se i numeri sono molto negativi, bisogna dare atto al governo di muovere costantemente dei piccoli passi in avanti, sebbene sia necessaria un’accelerazione più decisa.

Quali sono i lati negativi dello smart working?

Tutti parlano dei vantaggi dello smart working, che per certi versi sono innegabili, dalla possibilità di trascorrere più tempo con i propri cari fino ad arrivare all’opportunità di lavorare agli orari più comodi.

Di contro, il lavoro agile da casa ha ovviamente anche i suoi lati negativi, come nel caso dei costi extra come la spesa o le bollette. A tal proposito ci si deve domandare se la propria fornitura è ancora adeguata, e in alternativa è possibile valutare un contratto luce e gas dual come quello proposto da VIVI energia, che utilizza fonti rinnovabili (dunque con un costo inferiore e in grado di andare incontro anche all’ambiente). Proseguendo con la lista degli aspetti negativi dello smart working, non potremmo non citare la solitudine per chi vive da solo, data la totale assenza di contatti diretti con altre persone.

Inoltre, è bene citare anche la sedentarietà, che rischia di diventare un limite destinato a produrre svariati guai fisici e un aumento del peso. Fra le altre cose, lo smart working in certi casi potrebbe accentuare il senso di ansia e insicurezza in coloro che hanno difficoltà a rimanere concentrati e motivati, quando non sono in ufficio. In sintesi, il lavoro agile da casa non è sempre rose e fiori.