RESTAURATA LA SALA DELLA MUSICA ALL’ISOLA BELLA
Qui nel ’35 si cercò d salvare il mondo dalla guerra

La Sala della Musica, uno dei gioielli del Palazzo Borromeo all’Isola Bella, accoglierà i turisti che dal 22 marzo cominceranno ad affollare le Isole Borromee, proponendosi al massimo della sua bellezza.
Si sono infatti conclusi gli interventi di restauro voluti da Vitaliano XI Borromeo per riportare allo splendore d’un tempo questo salone legato alla musica, passione di famiglia, ma altrettanto legato alla grande Storia.
Qui infatti, si riunirono 1’11-14 aprile 1935 i rappresentanti di Francia (P Laval), Gran Bretagna (I. MacDonald) e Ita­lia (B. Mussolini) in seguito alla violazione da parte di Hitler di una delle clausole del trattato di Versailles che vietava alla Ger­mania di ristabilire il servizio militare ob­bligatorio. L’incontro aveva lo scopo di mostrare compatto il gruppo delle nazioni vincitrici della prima guerra mondiale di fronte al riarmo tedesco, ma la dichiara­zione comune del “fronte di Stresa” fu po­co dopo sconfessata dalla politica revisio­nista di Mussolini e dall’attacco italiano all’Etiopia (il testo della deliberazione co­mune è tutt’ora affisso alla parete).
Il restauro ha consentito di “ricondurre” le fessure molto evidenti sulla volta unghiata della Sala, evitando così potenziali pericolosi danni. Sono poi state riprese superfici e stucchi e gli affreschi di tipo rocaille efficacemente realizzati in trompe-l’oeil.
I Borromeo hanno anche voluto che esperti passassero in esame la preziosissima raccolta di antichi strumenti musicali che danno il nome alla Sala. Nella Collezione, esposti al­l’interno di vetrine lungo le pareti di fondo, si distinguono un arciliuto, una viola da gamba e una rarissima tromba marina monocor­danello spazio antistante la parete setten­trionale sono collocati un forte piano e una spinetta (datata 16 agosto 1692 sul pri­mo tasto a sinistra).
“Passo dopo passo, stiamo esaminando ogni ambiente del nostro Palazzo sull’Isola Bella. Crediamo che interventi come questo, di “ordinaria” cura, siano il modo migliore per preservare questo immenso patrimonio d’arte. Anticipando le criticità anziché dover intervenire a danni già fatti”, sottolinea il conte Vitaliano Borromeo.
Al centro della sala della Musica è posto un grande tavolo qua­drato coperto da un broccato settecente­sco con grandi motivi floreali di ispirazione rinascimentale. Lungo le pareti si alternano poltrone in legno scolpito e dorato (secolo XVIII) e preziosi elementi di arredo: lungo la parete destra sono collocati due piccoli tavoli da muro in legno dorato riccamente intagliato, sormontati da due grandi spec­chiere con esuberanti cornici dorate a vo­lute vegetali, grappoli d’uva e putti. Lungo la parete di sinistra si trovano due spetta­colari stipi di origine napoletana degli anni a cavallo tra Sei e Settecento, con colonni­ne in argento sbalzato e decorazioni in ar­gento e in bronzo dorato; i due fastosi mo­bili barocchi includono nelle specchiature piccoli pannelli a commesso in pietre dure di manifattura fiorentina della prima meta del secolo XVII e poggiano su tavoli a mu­ro con basamenti a figure scolpite e dorate.
La Sala della Musica è uno degli ambienti del palazzo più ricchi dal punto di vista del­la decorazione pittorica; i dipinti coprono l’intera superficie delle pareti secondo un criterio di allestimento comune alle qua­drerie nobiliari di epoca barocca e costitui­scono la rassegna più rappresentativa oggi conservata della produzione del paesaggi­sta fiammingo Pieter Mulier detto il Tempe­sta con il quale Vitaliano Borromeo, costruttore del palazzo, intrattenne duraturi rapporti di stima e di amicizia. Il caratteri­stico repertorio di vedute pastorali e di ma­rine in tempesta è qui ampiamente rappre­sentato da esempi di vario formato e di di­versa intonazione che illustrano compiuta­mente l’intero percorso del pittore: dai di­pinti di forte ascendenza fiamminga, come il Naufragio con veduta costiera e castello o i due Paesaggi notturni con lavandaie e pescatori (parete destra e parete di fondo), a quelli in cui è dominante l’influsso del classicismo romano di Annibale Carracci e Gaspard Dughet (Paesaggio con sant’Anto­nio da Padova e il Bambino, Paesaggio con la sosta durante la Fuga in Egitto). Le due grandi tele collocate al centro della pa rete destra, al di sopra del camino (Paesaggio con l’Annuncio ai pastori, in basso Paesaggio con la Crocefissione, in alto) per impegno compositivo e qualità dell’esecuzione pittorica costituiscono i capolavori della tarda maturità del Tempesta (1695 3700), L’Autoritratto del pittore e il Ritratto della moglie eseguiti per i Borromeo sono inoltre tra i rari esempi di pittura di figura di questo artista dedito esclusivamente alla pittura di genere e di paesaggio.
In alto sulla parete sinistra domina la Fucina di Vulcano dipinta da Francesco Bassano (1570/80 circa) sulla base di un’invenzione del padre Jacopo di cui sono note al tre versioni autografe (Parigi, Louvre; Torino, Pinacoteca Sabauda). Il busto in marmo collocato sulla mensola del camino rappresenta Maria Elisabetta Cusani, moglie di Giberto V Borromeo (1751-1837).
Anche questi arredi e queste opere d’arte sono stati esaminati da esperti e sottoposti, dove ritenuto utile, ad una attenta manutenzione.