Per affrontare la grave crisi energetica, qualche giorno fa, il Centro-studi di Confindustria ha proposto di ridurre di 3 gradi il riscaldamento per uso domestico.

Uno studio che fa seguito a quanto richiesto al Governo Draghi dal Presidente nazionale dell’associazione degli industriali, Bonomi, di predisporre un piano di razionamento per il gas nell’imminente periodo autunno-inverno.

Di più.

Il Presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi, ha espressamente dichiarato che il piano di razionamento sia subito posto in essere e che nelle abitazioni private non vi sia mai un temperatura massima superiore a 17 gradi centigradi; questo per salvare dalla chiusura le aziende “energivore”. Con tale provvedimento si risparmierebbero 30 milioni di metri cubi al giorno pari al 50% del consumo medio giornaliero di tutto il settore industriale.”Volete le fabbriche chiuse o il freddo a casa ?” Così ha chiosato il presidente Bozzi.

Se non fosse un argomento serio, tale dichiarazione, ma, soprattutto, la proposta “istituzionale” di Confindustria Romagna, si penserebbe ad una voglia di celiare per sorridere dopo un lungo periodo di pandemia.

Purtroppo, tale proposta, invece, è vera, reale.

Una proposta che pone una questione altrettanto reale.

Coloro che l’ hanno espressamente dichiarata e richiesta all’esecutivo ancora in carica, hanno soppesato quali conseguenze comporterebbe, oppure è il frutto di una, chiamiamola così, affrettata “distrazione” di pensiero ?

Credo che un’associazione così importante e seria come Confindustria in questo periodo vacanziero, con un clima arroventato sia meteorologico che politico con l’ansia per i mesi che verranno, abbia espresso questo suggerimento “sbadato” , per nulla ponderato.

Succede, talvolta, di proferire parola senza pensare a cosa si dice e quali conseguenze possono produrre le nostre dichiarazioni (non tutti seguono il monito di Nanni Moretti che era solito ripetere che le parole “sono importati”).

E già, perché il “suggerimento” di stabilire per legge 17 gradi centigradi in tutte le abitazioni private, ci riporta agli anni “bui e freddi” della guerra mondiale e del primo dopoguerra, quando le case degli italiani stremati dal conflitto erano fredde, umide. Abitazioni in cui le malattie respiratorie erano diffuse proprio in virtù dell’ambiente malsano che la mancanza di un adeguato riscaldamento generava; l’ aspettativa di vita era attorno i 60 anni e giovani e meno giovani erano afflitti da bronchiti croniche, polmoniti, otiti, ogni altra patologie che il “freddo domestico” e la malnutrizione contribuivano ad esacerbare.

A distanza di 70 anni e più, si chiede di ritornare a vivere, meglio sopravvivere alle medesime condizioni dei nostri nonni e bisnonni che hanno lavorato per decenni per consentire ai loro figli e nipoti e pronipoti di non dover più offrire tali ristrettezze e tali sofferenze.

Sofferenze e ristrettezze che andrebbero ad “applicare” pedissequamente la teoria darwiniana se non addirittura l’eugenetica.

Teorie che in taluni casi sono state applicate durante i mesi più duri della pandemia Covid.

Pandemia che ha prodotto e sta producendo decessi, mancanza di esami per le altre patologie.

Siamo convinti che la distrazione della proposta confindustriale non abbia preso in considerazione queste conseguenze terribili e criminali.

Siamo convinti che Confindustria non voglia un Paese costituito solamente da cittadini, che come li definirebbe Tiberio Braschi il fotografo squattrinato della banda del film di M.Monicelli, “I soliti ignoti”, interpretato da Marcello Mastroianni, riferendosi al “socio in affari” Beppe Baiocchi, alias V.Gassman, “forti e gagliardi”.

No, non è così, ne siamo sicuri.

Siamo sicuri che Confindustria vuole un Paese “civile” che tuteli le fragilità.

Del resto è facile immaginare cosa accadrebbe far soggiornare persone fragili, di qualunque età, a 17 gradi di temperatura massima.

Quale rischio sarebbe per la salute e la vita.

Diciassette gradi (17°C) massimi, vuol anche dire 13°/14° C di minima, se l’abitazione è ben coibentata (un’ esigua percentuale del patrimonio immobiliare italiano) nelle ore notturne, allorché l’impianto di riscaldamento è spento.

La domanda è d’obbligo.

I rappresentanti di Confindustria hanno mai soggiornato e dormito (dormire è un termine inappropriato, perchè chiunque farebbe fatica a riposare bene, per decine di settimane, a 13°C) per mesi a tali temperature ?

Si dirà, non ci sono alternative, si rischia il collasso dell’impresa italiana.

E se il pericolo è davvero tale, allora alla “distratta” Confindustria, si dovrebbe suggerire di porre l’attenzione a diverse soluzioni, meno drastiche e meno rischiose per la vita e la salute dei cittadini e lavoratori.

Magari non efficace come “la distratta” proposta dei 17°C, ma meno letale per la popolazione, Del resto qualunque cure quando è troppo “forte” non è efficace se causa la morte dell’ammalato.

Perché se vivere a 17°C comporta decessi e malattie a iosa, è logico chiedersi quale sia il danno per la nostra Nazione solamente considerando l’aspetto “veniale” di stampo economico e tralasciando quello sociale.

E allora, così, in ordine sparso.

Il “nuovo calcio” , meglio definibile entertainment moderno, per ragioni televisive e di sponsorizzazione disputa tutte la partite della massima serie e della cadetteria nelle ore serali.

Ebbene, prendendo esempio dall’austerity energetica degli anni 70 quando alla domenica era vietato circolare con le auto, dalla prossima giornata di campionato tutte le gare dovrebbero essere disputate nelle ore pomeridiane con la luce del sole. Così, molto semplicemente come è accaduto per un secolo, quando il calcio era il Calcio e non un sottoprodotto di merchandising.

Abbiamo sofferto per 8 mesi siccità e alte temperature che hanno provocato danni all’agricoltura, agli allevamenti , all’ecosistema, con forti ripercussioni anche in ambito industriale (la filiera della trasformazione è un esempio).

Domanda, facile, facile.

Nella imminente stagione invernale se “Giove-Pluvio” non sarà prodigo di precipitazioni nevose che andranno a imbiancare le centinaia di chilometri di piste da sci, la scarsità della coltre bianca sarà compensata dalla neve artificiale sparata da centinaia di cannoni con l’utilizzo della preziosa e scarsa risorsa idrica e utilizzando notevoli quantità di energia ?

Un ecosistema fragile e delicato quello montano.

Un esempio di questa fragilità sono stati la tragedia dello scorso mese di luglio sui sentieri della Marmolada con il distacco di un pezzo di ghiacciaio che causò 11 vittime; distacco provocato dalle alte temperature e dalla esiguità delle precipitazioni nevose; così come i problemi per gli allevatori degli alpeggi che hanno dovuto rifornirsi di acqua tramite invasi artificiali riempiti dagli elicotteri e da una precoce transumanza per mancanza di erba dei pascoli riarsa sotto il sole cocente.

Del resto fino a 30 anni fa, gli amanti degli sport invernali, se la “materia prima” era scarsa, frequentavano ugualmente le località montane dedicandosi al trekking cittadino o extracittadino, chiamato con termine più d’antan , lo struscio.

Ulteriore proposta.

La “movida” notturna composito settore di ristoranti, bar, night-club, discoteche, bistrot, ecc., potrà continuare a far divertire i suoi avventori dalla “mezza” fino alle prime luci dell’alba oppure si limiteranno gli orari con un notevole risparmio di energia elettrica e gas da riscaldamento? Non solo. Si avrebbe anche il vantaggio della quiete notturna per milioni di cittadini assordati e disturbati dal chiasso infernale che tale “movimento” genera in centinaia di piazze, strade, più o meno centrali, di città e paesi in ogni giorno della settimana.

E che dire dei trastulli digitali ed elettronici a cui nessuno di noi sa rinunciare per anche pochi minuti al giorno ?

E’ notorio che la pubblicità è l’anima del commercio, ma in questo periodo di “razionamento” sono contro ogni logica i cartelloni luminosi pubblicitari che ricoprono palazzi e case.

E le luminarie natalizie che fin dal mese di ottobre sono in funzione in case, negozi, strade e piazze ?

L’elenco è lungo, ma non comporterebbe gravi disagi alla popolazione, se la popolazione sarebbe disposta a qualche “divertimento” in meno o per un periodo di tempo meno lungo.

La “società signorile di massa” deve ponderare bene se siano meglio i 17°C o il divertimento senza limiti, ricordando che anche i “forti e gagliardi” dovrebbero adeguarsi alla vita dei loro nonni, quando le umide stanze erano riscaldate dalla stufa a legna respirando ossido di carbonio, e i letti venivano “sgelati” dai bracieri portatili che rendevano le lenzuola appena, appena tiepide, ma con abbigliamento notte costituito da calzettoni di lana, doppi pantaloni di fustagno, camicioni di cotone e lana oltre a cuffiette di lana grezza.

Oltre al settore “entertainment” si deve agire sull’efficientamento  delle caldaie troppo spesso vetuste ed energivore. Obbligo di legge per controllo annuale, non più biennale, della pulizia caldaie degli edifici privati anche se di potenza inferiore a 35kw. Implementazione della dotazione dei pannelli fotovoltaici.

Un’ ultima notazione.

Certamente Confindustria avrà depennato dall’associazione quegli associati, magari facenti parte del settore energivoro, proponenti l’abbassamento drastico della temperatura delle abitazioni per usufruire del gas per la loro produzione, che in tempo di lockdown furono sanzionate per indebito utilizzo della cassa integrazione facendo lavorare i propri dipendenti a pieno regime. Nel 2020, in soli due mesi, l’ INPS ne scoprì 2143.

La “disattenzione” di questa proposta si spera venga riconosciuta e rettificata celermente dagli organi direttivi confindustriali, per meglio affrontare tutti insieme, aziende, cittadini, Stato, questi momenti di grave crisi economica, sociale, sanitaria (perché la pandemia non è ancora terminata, purtroppo).

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Massimo Puricelli
Castellanza(VA)