Fin dalla sua prima rappresentazione, Goli Otok ha colpito nel segno per la precisione della ricostruzione storica di episodi quasi sconosciuti, per la sintesi drammaturgica di Renato Sarti e l’interpretazione incisiva ed emozionante di Elio De Capitani. Nella stagione 2013/14 lo spettacolo va in scena in forma compiuta e definitiva al Teatro Elfo Puccini. Proposto nel 2015 al Teatro Rossetti di Trieste, viene ora ripreso per una settimana al Teatro della Cooperativa.
Aldo Juretich (scomparso nel 2011), la cui storia è qui raccontata, nasce a Fiume negli anni Venti. Renato Sarti, coadiuvato da un gruppo di collaboratori, ha potuto raccogliere dalla sua stessa voce la terribile esperienza vissuta dopo la Seconda Guerra mondiale a Goli Otok, il peggiore dei campi di internamento di Tito, in cui furono rinchiusi – dopo la rottura del Cominform fra la Jugoslavia e l’URSS – quei traditori rimasti fedeli a Stalin.
Nell’inferno di Goli Otok finì una parte importante della gloriosa ed eroica resistenza jugoslava: semplici resistenti ma anche eroi di Spagna, comandanti partigiani, membri di primo piano del Partito Comunista Jugoslavo, scrittori, poeti, artisti e persino ex agenti dell’Udba, la spietata polizia segreta che denunciava, arrestava, massacrava gli avversari di Tito.
Fra mille sofferenze (fame, sete, malattie, atroci violenze) il principio fondamentale su cui si reggeva il sistema di Goli Otok era quello del “ravvedimento”. Il prigioniero doveva rivedere la propria posizione e per dimostrarlo c’era un modo molto semplice: massacrare gli ex compagni, i propri amici, i famigliari. Le mogli degli internati, per dimostrare di non essere staliniste, dovevano divorziare dal proprio marito e se non lo facevano erano licenziate, costrette ai lavori più umilianti e a vedere i figli espulsi dalle scuole.
Una volta finito l’internamento a Goli Otok cominciava un secondo inferno: quello del rientro e del completo isolamento nella società. Prima di riacquistare la propria libertà erano costretti a firmare un documento in cui dichiaravano che non avrebbero mai fatto cenno alla loro storia. Come cani randagi erano tenuti a debita distanza dagli altri e loro stessi si guardavano bene dal parlare con amici e conoscenti per non coinvolgerli in una spirale di sospetti che durò molti decenni, persino dopo la morte di Tito.
Aldo, nonostante l’esperienza vissuta, era rimasto ancora saldamente legato a quei principi (traditi e disattesi) che lo avevano spinto ad aderire alla lotta partigiana, al Partito Comunista: l’internazionalismo, la pace, la libertà.
Nello spettacolo Aldo (Elio De Capitani) viene visitato da un medico (Renato Sarti), pure lui di origine croata, il quale, dopo aver letto il libro Goli Otok, di Giacomo Scotti, riesce a convincerlo a raccontare la sua terribile esperienza. Al di là di un inevitabile coinvolgimento emotivo – anche se solo per un brevissimo lasso di tempo – il dottore stesso finirà nel gorgo di quell’inquietante passato, di cui poco o nulla si sa.
Teatro della Cooperativa – via Privata Hermada, 8 – Milano
Goli Otok – isola della libertà
un progetto di Elio De Capitani e Renato Sarti
testo di Renato Sarti
con Elio De Capitani e Renato Sarti
musiche Carlo Boccadoro
luci Nando Frigerio
assistente alla regia Annarita Signore
produzione Teatro dell’Elfo
in collaborazione con Teatro della Cooperativa
si ringraziano Giacomo Scotti (autore del libro Goli Otok), Ada Juretich, moglie di Aldo Juretich, Mittelfest 2011, Nora Picetti e Riccardo Molino che hanno aiutato a raccogliere la testimonianza di Aldo

da martedì 22 a domenica 27 novembre 2016

www.teatrodellacooperativa.it