Il digitale come via di uscita dalla crisi, e come elemento per crescere in termini di performance e di fatturato: questa è oggi una realtà riconosciuta da tutti, a partire dagli esperti del settore fino ad arrivare alle aziende stesse.

Eppure, come accade per ogni cambiamento epocale, adattarsi non è sempre un compito facile: c’è chi ci riesce, più o meno agilmente, e chi invece non tiene il passo delle nuove evoluzioni e dei nuovi mercati.
In sintesi, si parla di quella sottile linea fra la crescita di un business e il suo fallimento, le aziende di oggi devono adeguarsi, perché gioco forza si trovano ad operare su un mercato ridisegnato nel profondo dalle nuove tecnologie.

Digital Disruption: pericolo o risorsa?

Il digitale, come detto, presenta numerose occasioni da cogliere, mentre chi non si adegua mette a rischio il proprio business.
Questa è in sintesi la logica della digital innovation e  il pericolo della digital disruption è tutt’altro che teorico. Questo è infatti ben presente nella mente degli imprenditori di oggi, al punto che il 70% delle aziende, stando al sondaggio IDC, teme il fallimento per via delle rivoluzioni portate dal digitale.
Queste imprese si sentono a rischio, in quanto non credono di essere ancora pronte per affrontare le novità e fra i fattori che generano maggiori timori troviamo la necessità di rischiare qualcosa, capacità che pare non appartenere a 7 aziende italiane su 10. Anche il dubbio su investimenti oggi necessari, come l’IoT, frenano molti imprenditori che non sanno orientarsi in un mercato che va via via ridisegnandosi.
Spesso, infine, un elemento sottovalutato è che persino i modelli aziendali devono innovarsi: una mission molto difficile, per chi viene da tradizioni oramai consolidate.

L’innovazione non è soltanto tecnologica

Innovare non significa soltanto andare incontro al digitale, ma cambiare anche il modo di pensare. Ad esempio bisogna aprirsi alla collaborazione con i network e i vari protagonisti di un eco-sistema oggi liquido, o ancora serve assumere nuove figure in grado di portare un know how specialistico nei nuovi settori.
Va da sé che la tecnologia, comunque, rimane prioritaria. Non si parla solo di software o hardware particolari, ma anche di elementi teoricamente basici come la connessione Internet: ancora oggi, molte aziende non hanno provveduto alla dotazione di un collegamento in fibra business (come ad esempio quello di Vodafone) senza il quale non è poi possibile sfruttare sistemi complessi o un e-commerce.
In sintesi, ciò che deve cambiare è la cultura aziendale, prima ancora delle modifiche operative e tecnologiche: devono emergere nuovi stimoli, tra formazione del personale presente e nuove assunzioni di giovani. In sostanza, gli investimenti più importanti oggi vertono proprio sulla valorizzazione del capitale umano.
Concludendo, se ancora molte imprese temono le nuove prospettive offerte dal digitale, è importante sottolineare come questo sentimento si debba trasformare nella consapevolezza delle potenzialità del digital.