Nel nostro Paese è in vigore dal gennaio 2003 la legge che limita il fumo negli spazi pubblici e sui posti di lavoro (la cosiddetta legge Sirchia, dal nome del ministro della Salute del governo Berlusconi). 
E’ vietato fumare nei locali chiusi ad eccezioni di quelli privati non aperti al pubblico o ad utenti. Il divieto si estende anche alle aree aperte di pertinenza di edifici scolastici.
Nel 2016 il ministro Lorenzin, recependo la direttiva Europea 2014/40 ha esteso il divieto di fumo anche in auto se in presenza di minori o donne incinte.
Ma non è tutto, perchè diverse amministrazioni comunali (il Comune di Roma ha esteso il divieto nei parchi pubblici) hanno esteso il divieto anche nelle spiagge, ai concerti, alle manifestazioni, nei cinema all’aperto, per meglio tutelare i non fumatori dalle esalazioni del “fumo passivo”.
Anche in quasi tutti i Paesi europei e alcuni stati americani sono in vigore queste limitazioni.
Una normativa di assoluta civiltà che rientra nella decennale lotta al fumo, causa di milioni di decessi ogni anno anche tra chi fumatore non è o non lo è mai stato, ma che ha “dovuto” respirare suo malgrado, il letale fumo passivo.
Una battaglia che ha prodotto importanti risultati.
Diminuzione del 18% dei fumatori (dato in costante crescita); 5% in meno di ricoveri per infarto; diminuzione del 25% della vendita di prodotti legati al tabacco (Fonte Ministero della Salute).
Una legge condivisa e apprezzata dal 90% dei cittadini italiani.
Una normativa che avrà un ulteriore giro di vite, secondo quanto trapela da ambienti parlamentari.
Un battaglia di civiltà e salute che, purtroppo, non è estesa in altri luoghi aperti al pubblico dove sono presenti migliaia di persone, come gli stadi italiani.
In verità allo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo è in vigore il divieto di fumo, seppur tale divieto è per così dire molto blando (solito lassismo italico).
Non è certo paragonabile a quanto accade al Camp Nou di Barcellona dove in tutti gli impianti della società catalana sussiste il totale divieto di fumare pena, per i trasgressori, l’espulsione dallo stadio, oltre a rischiare una denuncia alla commissione disciplinare del club.
Così decise l’assemblea dei soci fin dalla stagione 2001/2012.
Anche in Inghilterra negli impianti della massima serie sussiste il divieto.
Recentemente, febbraio 2017, la UEFA ha adottato delle linee guida per implementare il divieto di fumo in tutti gli stadi delle nazioni dove è presente una normativa che vieti il fumo nei luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Il massimo organo calcistico europeo persegue l’obiettivo di adottare tutte le misure necessarie affinché entro il 2020 in tutti gli stadi continentali e durante tutti i tornei sportivi sia off-limits fumare sugli spalti e nei luoghi adiacenti e limitrofi.
Gli stadi sono luoghi all’aperto, ma chiunque sia un frequentatore o abbia frequentato una qualsiasi tribuna, ha vissuto e vive la negativa esperienza di respirare ogni genere di esalazione prodotta dalla combustione di varie e disparate tipologie di tabacco (sigarette, pipe, sigari), oltre che essenze vegetali derivanti da erbe esotiche, annoverate, per l’attuale normativa italiana, alla categoria degli stupefacenti.
I non fumatori, compreso ovviamente anche i bambini, debbono sperare nella direzione dei venti che allontanino gli effluvi grigiastri che si diffondono nell’aere.
In caso contrario, e si è circondati da incalliti fumatori seduti a pochi centimetri di distanza, si dovrà inalare, per oltre 90 minuti, una quantità indefinita di fumo passivo che impesta e irrita le mucose delle narici, gli alveoli polmonari oltre ad appestare gli indumenti del tanfo di nicotina maleodorante come nelle peggiori fumerie mediorientali dei secoli scorsi.
I non fumatori sono spesso tacciati di intolleranza (il presidente Pertini amante della pipa, era solito ripetere la frase , secondo cui, “dai fumatori si può imparare la tolleranza.Mai un fumatore si è lamentato di un non fumatore), ma più che intolleranza , si deve definire salvaguardia della salute.
Del resto il fumo è ormai un’usanza obsoleta e anacronistica; è “out”; non è più considerato uno status symbol.
Le società calcistiche e la federazione vogliono trasformare i nostri stadi in impianti moderni, confortevoli, a misura di famiglia, sicuri, e poi permettono che migliaia di fumatori rendano l’ambiente più insano di una strada ad elevato traffico veicolare.
Solita contraddizione italiana.
Si guarda il dito e non la luna. 
Si pone l’attenzione alla pagliuzza e non alla trave.
Per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico è vietata l’introduzione di accendini (per altro facilmente nascondibili eludendo i controlli da parte degli addetti); non è consentita l’accensione di torce e fumogeni; l’introduzione di bottigliette di plastica con il relativo tappo; frutti e altre vivande di una certa consistenza (come arance, mele, uova ecc.); ombrelli non richiudibili; cinture con fibbie metalliche troppo voluminose; stampelle o altri ausili ritenuti non confacenti il normale utilizzo; aste doppie di bandiere; striscioni offensivi o inneggianti la violenza; ecc. 
E’ inconcepibile come non rientri nei canoni della sicurezza, la salute pubblica, la salute di migliaia di persone che evidentemente non viene difesa e salvaguardata consentendo di fumare liberamente sigarette, pipe, sigari molto più nocivi e dannosi degli “antichi” fumogeni che venivano accesi per pochi istanti all’ingresso delle squadre, o il lancio di un’ arancia o di un uovo marcio.
Credo che sia giunto il momento di intervenire drasticamente per difendere la salute degli spettatori e omologare gli impianti sportivi a qualunque altro luogo aperto al pubblico dove vige la normativa antifumo in vigore dal 2003.
La salute pubblica messa più a repentaglio dal tabacco (e altre sostanze) che trasforma gli stadi in un ambiente malsano, rispetto il timore della violenza che ha imposto tessera del tifoso, tornelli, controlli con metal detectors, biglietti nominali. 
Venga emesso e notificato “urgentemente” un DASPO perpetuo al fumo in tutti gli stadi di ordine e grado del suolo italico.
 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)