Scandalo in ambito sportivo: nuovo caso di doping che riguarda una sportiva famosa, un fuoriclasse del tennis.
La tennista russa Sharapova numero 3 della classifica ATP dichiara durante la conferenza stampa di ieri, di aver fatto uso di sostanze vietate durante i recenti Australian Open disputati lo scorso gennaio, ma che è stato solo frutto di un suo errore per non aver comunicato all’autorità antidoping di aver utilizzato un farmaco (il meldonium) che ha assunto per parecchi anni, e che solo di recente è stato inserito nella lista delle sostanze proibite
Non c’è alcun motivo ragionevole per gridare allo scandalo, per sorprendersi della notizia.
Il doping è una piaga radicata nello sport professionistico e non professionistico (purtroppo anche a livello amatoriale l’abuso di sostanze dopanti è elevatissimo).
Non si può non concordare con quanto sostiene da anni Sandro Donati, ex allenatore di atletica leggera , ora componete di spicco della WADA (l’agenzia mondiale antidoping), famoso per le sue decennali battaglie contro l’utilizzo del doping nello sport.
Il doping è una componente preponderante nello sport professionistico ed è “più all’avanguardia” rispetto “l’antidoping”.
Nessuno sport è immune dalla piaga del doping, nessuno, nemmeno il calcio.
Chi sostiene il contrario sa che non è vero. 
Nel calcio ci sono pochi controlli e fatti male perchè gli interessi economici sono talmente elevati che “uno scandalo doping” distruggerebbe il business miliardario legato al movimento.
Donati dice bene quando sostiene che basta guardare i muscoli dei calciatori di oggi rispetto a quelli degli anni 80 (Intervista del 2013 pubblicata sul Messaggero Veneto:
“Lei ha spesso messo sotto la lente d’ingrandimento il mutamento della fisionomia dei calciatori. Perché?
Perché è evidente come sia cambiato tutto rispetto agli Anni 80. Nella maggioranza dei casi vediamo giocatori che, in confronto ai loro predecessori, hanno sviluppato la loro muscolatura in maniera molto più netta. Eppure non vengono penalizzati né dal punto di vista della dinamicità, né della partecipazione all’azione collettiva. Il tutto condito da un’aggressività marcata e di difficile gestione da parte dell’arbitro. “).
Io aggiungo che è “l’anomalia” è lampante anche a livello di categorie.
Osservate i giocatori della lega Pro e confrontateli con quelli della serie A.
La differenza è eclatante.
Chi pratica sport anche a livello amatoriale conosce bene che certe prestazioni, certi primati, certi record sono irraggiungibili solo con l’allenamento, una sana alimentazione e con l’uso di integratori “consentiti” .
I limiti della fisiologia umana sono noti; tutto ciò che supera tali limiti è “alterato” dalla farmacologia.
Aggiungiamo il fatto che i ritmi imposti dagli sponsor, dalle pay-tv, dai contratti milionari che sono comuni a tutti gli sport professionistici sia di squadra sia individuali non permettono di svolgere allenamenti “normali” e gestire giornate dedicate al recupero psico-fisico.
Il doping annienta, distrugge lo sport anche sotto il profilo dello spettacolo, perchè le prestazioni a cui assistiamo sono “falsificate” e basate solo sul preponderante aspetto fisico-atletico e su una “aggressività” strabordante a tutto svantaggio delle peculiarità individuali di fantasia, inventiva, “intelligenza tattica” e istintività.
Massimo Puricelli
Castellanza (VA)