A qualcuno non piace catalogare come guerra la battaglia contro il covid.

Comunque la si pensi, la pandemia non è altro che una lotta per la sopravvivenza contro un “nemico invisibile”, che attenta alla vita delle persone.
Guerra, lotta, battaglia, questo è lo stato di fatto da quasi un anno.
Non abbiamo nemmeno la possibilità disonorevole, di arrenderci per firmare un resa.
E in guerra è necessario e vitale l’adozione di una serie di provvedimenti specifici.
No, nessuno stato di polizia, o liberticide azioni anticostituzionali, semplicemente scelte consoni per tutelare la salute della popolazione e conseguentemente la libertà di ciascuno.
Prendendo come esempio quanto accadde nei conflitti mondiali, gli Stati partecipanti riconvertirono decine di aziende per la produzione di oggetti necessari per il conflitto.
Aziende automobilistiche riconvertite nella produzione di motori per bombardieri e caccia (famosissimi i caccia inglesi, Spitfire e Hurricane, motorizzati Rolls Royce, o i carri armati tedeschi prodotti dalle aziende automobilistiche, Man e Daimler Benz), aziende tessili riconvertite nella manifattura delle divise, ecc.
Ricordando quegli anni drammatici della secolo scorso, in questo contesto pandemico, le Nazioni devono “nazionalizzare” la produzione dei tamponi molecolari per la ricerca del patogeno onde evitare la speculazione dei prezzi applicati da certi laboratori; imporre la produzione di massa a prezzi calmierati dei nuovi farmaci anticorpali e antivirali, e dei vaccini, così come l’eliminazione dei diritti di esclusività generato dalla titolarità del brevetto; chiusura delle frontiere e quarantena obbligatoria per tutti i viaggiatori per ragioni di affari o di grave necessità (il turismo transfrontaliero deve essere sospeso fino alla completa remissione della pandemia) con tampone di controllo al termine del periodo; pagamento dell’ 70% del mancato introito per tutte le attività chiuse da atto governativo.
Pochi, ma efficaci provvedimenti per vincere la guerra contro il patogeno “cinese” (poi alla fine della “guerra” sarà necessario una richiesta di danni a chi, il regime comunista cinese, con grave colpa, ha consentito il propagarsi del virus in tutto il Pianeta) in breve tempo.
In caso contrario, se si vuole continuare a seguire la linea di condotta dei bonus vacanze, bonus monopattini, frontiere aperte, libero mercato degli strumenti diagnostici, dei farmaci innovativi, dei vaccini, è probabile che certe sconvolgenti previsioni di una parte del mondo scientifico divulgate dalla celeberrima rivista Nature, di una ineludibile convivenza con il coronavirus per altri 3 anni (e convivenza vuol significare altre migliaia di decessi, di ospedali sovraffollati, nuovi lockdown, danni irreparabili all’economia, ecc.), saranno, purtroppo, confermate.
Il tempo sta per scadere.
Una decisione deve essere assunta, oggi.
La pandemic fatigue è ormai alle porte.
La tenuta sociale è ormai alla fine.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)