Il Giro d’Italia è pronto al via. Ma spesso la gara ha regalato dei protagonisti inattesi.

Tutti lo ricordano con simpatia, era un ciclista di gran lena e dal sorriso facile, con l’educazione e la cordialità più forti di qualsiasi Appennino duro da scalare. Michele Coppolillo è stato un ciclista di quelli che non si dimenticano facilmente e ben dotato tecnicamente.

Appesa la bicicletta al chiodo, si è buttato in politica, diventando assessore allo Sport nel comune di Dozza, comune bolognese di seimila anime. Ma lui la calabresità ce l’ha nel sangue, essendo nato a Cosenza nel 1967. Conta due vittorie da professionista, passando in questa categoria dal 1991 per ritirarsi, poi, dieci anni dopo. E dopo, aggiungiamo noi, migliaia e migliaia di chilometri nelle gambe, affrontati senza mai risparmiare impegno, con la grande capacità di mettersi sempre e comunque al servizio della squadra e dei suoi leader.

Il team che gli diede l’accesso ai prof fu l’Italbonifica-Navigare, e fu il terzo ciclista che ebbe l’accesso alla massima categoria ciclistica, per quanto riguarda i calabresi, dopo Giuseppe Canale e Giuseppe Faraca. Le due vittorie maturate in carriera (realizzate al Tour Mediterraneo e al Trofeo Pantalica) sono però entrate nella leggenda, con tutta la Calabria a festeggiare insieme a lui, anche se ebbero maggior risonanza il secondo posto nella settimana internazionale di Coppi e Bartali, ma soprattutto la terza posizione alla Milano-Sanremo.

Al Giro d’Italia, invece, la sua storia è stata particolare, con il 29° posto raggiunto nel 1994 come massima affermazione, anche se corredata da qualche tappa con la maglia verde addosso. Sono comunque delle belle soddisfazioni, da raccontare alle generazioni future.

Cosa cambia ai tempi moderni per il Giro d’Italia? 

La competizione ciclistica, però, ha risentito anche degli scandali che, nel corso degli anni, hanno toccato un po’ tutti i vertici, sia quelli italiani che quelli mondiali. Coppolillo non nasconde questo: «I recenti scandali hanno influito, purtroppo, abbastanza sul sistema, ma con tutto ciò gli appassionati sono sempre tanti ai bordi della strada. D’altronde, il Giro è sempre il Giro».
Già, e quando il gruppone è in strada, con i suoi colori e la sua carovana, è impossibile non applaudire. Quasi sanremese nel suo slogan, di certo Coppolillo ricorda con nostalgia le sue partecipazioni alla competizione, dove riuscì anche a raggiungere qualche piccola soddisfazione: «Dei miei Giri ricordo con piacere quello del 1994 dove ho indossato la maglia verde. Il mio grande rammarico, però, dopo è di essere arrivato più volte secondo sul traguardo, e non sono mai riuscito a vincere una tappa».
Certo, perché i secondi non finiscono mai negli annuari e nessuno li ricorda. Ma chi ama il ciclismo non avrà di certo dimenticato la grande verve di Coppilillo, uno che in sella sapeva sempre come comportarsi e che è stato un esempio per tanti.
Un Giro, quello vissuto da Coppolillo, forse anche diverso da quello attuale, che è stato assorbito dalla spirale che unisce il connubio tra sport e spettacolo.

Per l’ex ciclista cosentino, però, l’essenza rimane sempre quella: «Penso che sostanzialmente sia cambiato poco facendo un paragone tra le edizioni passate e quella recente, forse l’unica differenza che il ciclismo moderno e un ciclismo più globalizzato».