Ribaltando il titolo delle trasmissioni post-elettorali condotte da G.Funari circa 25 anni or sono, la crisi di governo di questo mese di agosto che sembra scaturire nel nuovo governo “giallo-rosso-fucsia”, M5S-PD-Estrema Sinistra, guidato dall’immarcescibile G.Conte, si può affermare che abbiano perso tutti.
Nella Prima Repubblica dopo una qualunque tornata elettorale, nonostante evidenti sconfitte, i rappresentanti delle varie formazioni politiche rilasciavano dichiarazioni ufficiali che enunciavano “soddisfacenti risultati”, suffragati da dati in libera interpretazione.
Atteggiamenti, espressioni contro ogni evidenza, che indussero “il giornalaio” Funari a titolare le sue trasmissioni “Hanno vinto tutti”.
Ed era proprio così, visto che l’esecutivo veniva supportato dal almeno 4/5 formazioni politiche (il famosissimo Pentapartito), con distribuzione di cariche ed incarichi applicando il celeberrimo “manuale Cencelli”, e la maggiore formazione politica di opposizione, il PCI con le declinazioni postume PDS, Ds, Ulivo, Unione, portava in Parlamento una vagonata di senatori e deputati che contribuivano alle spese dell’ elefantiaca compagine partitica, tramite “trattenute obbligatorie” dai loro emolumenti faraonici.
Sono trascorsi tre decenni, siamo nell’era della Terza Repubblica (Terza Repubblica ? Ne siamo sicuri ?), la crisi e la formazione del nuovo governo mostrano una sconfitta generale di tutti i protagonisti della scena politica italica.
Salvini, inebriato e stordito dall’aumento del consenso popolare certificato dalle numerose tornate elettorali, in preda ad una bulimica fame di potere, ha creduto di staccare la spina al governo Conte I per “ottenere pieni poteri”.
Bocciato senza appello, vista l’assoluta mancanza di preparazione in diritto costituzionale e in storia.
Storia della politica-politicante italiana, che racconta la caduta di decine di governi, ma di pochissime elezioni anticipate, perchè le poltrone dei due emicicli che compongono il Parlamento, sono sacre, soprattutto allorchè si corra il rischio di non poterle più occupare.
Il “capitano (ormai Brancaleone)” della Lega si è comportato come un novello studente universitario con una pessima preparazione che si evidenzia alla prima domanda facile facile, in una sessione di esami, posta da l’ultimo degli assistenti.
Risultato, l’immediata consegna del libretto con il consiglio di ripresentarsi alla prossima sessione con una preparazione migliore e puntuale.
Non solo.
Bocciato (senza appello ?) in scienze politiche.
Conquistato un enorme consenso popolare, ha mostrato l’incapacità nella gestione.
Un errore grossolano; spesso si è rivelato un errore irreparabile.
Il M5S, che si erge come il simbolo del cambiamento, della democrazia diretta, dell’ “uno vale uno”, accetta senza alcuna remora di cambiare partner di governo, convolando a nozze con la più emblematica raffigurazione dei “dogmi” della vecchia politica contro cui vi fu la nascita della formazione grillina, il genetliaco del “vaffanculo”.
In estrema sintesi: l’austerità europea, i poteri forti, le banche, l’immigrazione clandestina di massa, la distruzione dello stato sociale, ecc.
Acqua passata che non macina più, dice un vecchio adagio popolare.
Ora tutto è “cambiato”, pardon, tutto è nuovo.
I vocaboli cambiamento e contratto non sono più “cool”, perchè richiamano alla mente, l’esecutivo sostenuto dalla becera, troglodita, razzista, xenofoba, inopportuna, inaffidabile, traditrice formazione salviniana .
Ora c’è il nuovo programma con il PD zingarettiano, ma con la compagine parlamentare di stampo renziana.
Scelta legittima, costituzionalmente ineccepibile, ma deleteria e infausta, che porterà all’estinzione della creatura di Grillo.
Sintomi più evidenti il malpancismo dimostrato da numerosi esponenti di spicco del Movimento e da una larga fetta della base.
Una scelta nefasta per la giovane formazione politica.
Giovane e quindi cagionevole, soprattutto con le difese immunitarie non ancora forti per affrontare i vecchi e affamati lupi politicanti.
Il capo politico, Di Maio, sta subodorando il pericolo, ed è in evidente panico.
Ha compreso che forse il “becero” leghista era un animale mansueto che abbaiava , ma che non mordeva.
Mentre rinforza “porte e serramenti” con i più sofisticati e moderni sistemi di sicurezza raddoppiando i punti programmatici e pretendendo un ruolo di primo piano (la vicepresidenza ?), apre un piccolo pertugio ai vecchi alleati e alle “temute, ma mai dichiarate”, urne, con l’estremo appello alla piattaforma Rousseau, la sua “foglia di fico” (ovviamente senza alcun riferimento con il suo collega di partito, nonchè Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico).
Del resto l’ “angosciato” Di Maio , ha compreso che “l’elevato” Conte è ormai stato insignito dall’eminenza suprema Grillo a Primo inter Pares .
Ecco, Conte sembrerebbe non far parte della schiera dei perdenti; in realtà sta ricoprendo l’identico ruolo del professor Monti (toh, che analogia in fatto di titoli accademici) o del professor Prodi, di cui ha ammesso di essere un estimatore e di voler seguire le sue orme, di esserne erede.
Morale il futuro dell’ex professor di diritto è ormai tracciato.
Sarà la nuova “stella” il nuovo “faro” del M5S, oppure sarà tentato di affrontare l’agone politico con una nuova compagine “benedetta” dalle più importanti cancellerie europee dove, da qualche mese, è lodevolmente apprezzato e sostenuto ?
Se così fosse, seguirà le orme dei suoi “padri putativi” e la sconfitta, meglio il dissolvimento politico, sarà cosa certa.
Non è da disdegnare neppure una folgorante carriera alla guida di qualche organo di garanzia, l’oblio sarebbe scampato.
Il M5S e il premier Conte stanno consegnato la loro “vita e il loro futuro” nelle fauci e negli artigli del più vecchio partito.  
Lupi di vecchio corso, con continue mutazioni della livrea tramite nuovi acronimi e nuove nuance, ma che non sono altro che la solita sinistra mondialista, ex adoratrice dell’impero sovietico e della dittatura della nomenklatura elitaria, dominatrice dei popolo lavoratore che subdolamente e ipocritamente veniva elevato a “dominus”.
Solita sinistra trasformatasi nella dittatura finanziaria globalista portatrice della schiavitù delle popolazioni tramite la creazione di Istituzioni sovranazionali.
Dalla stampa mainstream si decreta come vincitore Renzi e il “suo PD”, con l’aiuto del mite Zingaretti.
Un capolavoro di alta strategia poliitica.
I lupi con il pelo rosso hanno fatto di un sol boccone la Lega e il M5S.
Un branco di lupi , però, che non hanno mai perduto il vizio delle lotte interne, per stabilire chi sia il capobranco.
Una lotta strenua, lacerante, interminabile.
Anche nel momento della vittoria (quale, ne siamo sicuri ???), si stagliano all’orizzonte i primi segni di diaspore, di separazioni, di scismi, di scissioni (Calenda docet).
Non si possono non considerare sconfitti anche Forza Italia e Fratelli d’Italia.
“L’eterno”, evergreen Berlusconi, da settimane, tenta di recuperare l’abissale distacco dal sovranista Salvini risaltando il suo ruolo di moderato centrista nel pieno rispetto delle Istituzioni nazionali ed europee e rimarcando la sua appartenenza al PPE.
Una rincorsa vana, utopica costellata dalla fuga dell’ ennesimo “delfino”(ieri Alfano, oggi Toti), dalla soddisfazione dello scampato pericolo di imminenti elezioni che avrebbero sancito un risultato a cifre infinitesimali, e con la nostalgia di glorie ormai passate.
La Meloni integerrima e costante nella sua richiesta di elezioni, rimane sempre ancorata al suo 6%, retaggio dello “stigma”  di essere l’erede (a torto) del “ventennio” del secolo XX.
In questo magma di perdenti, emerge, come sempre accade da oltre 30 anni, un solo vincitore: l’ Unione Europea (con l’aggiunta dell’appellativo “sovietico”), il mazziere, l’abile gestore delle “carte”.
Uno sterminato flusso di dichiarazioni pro neo governo giallo-rosso-fucsia e della “stella” Conte.
Il gongolamento europeo è a livelli parossistici.
Come da navigato dominus feudale, è riuscita ad eliminare i sobillatori sovranisti nei singoli feudi facenti parte di esecutivi governativi (vedasi quanto accaduto in Austria), allettando i più miti oppositori (M5S), allungando il pesante giogo dell’ annosa gogna,  promettendo meno stringenti vincoli di bilancio (l’elezione di Frau Ursula è l’esempio più fulgido).
Un contentino misero, misero, paragonabile a quanto fecero i marinai sommergibilisti tedeschi degli U-Boot che lanciavano tozzi di pane nero ai superstiti delle navi militari e mercantili inglesi affondati dai siluri nel mezzo dell’oceano Atlantico.
Poveri disgraziati, lasciati in balia delle onde che trovavano la morte per assideramento, fame, sete, o soffocati dai residui di nafta.
Eroi che affrontavano la navigazione nello sprezzo del pericolo, con la speranza di riuscire a far giungere in Patria i vettovagliamenti provenienti dalle colonie e dagli Stati Uniti, unici sostentamenti atti a sfamare la popolazione britannica stremata dai bombardamenti degli stukas e angosciata per il pericolo dell’invasione dell’esercito nazista schierato sulle coste della Normandia e della Bretagna, della Piccardia, e nelle isole della Manica. 
Ma il popolo inglese era ben conscio di quale fosse il nemico e quale fosse la strada da intraprendere per salvaguardare la libertà, la democrazia, il futuro.
Di quali gesta fu capace, lo racconta la storia, così come la cronaca di questi mesi riguardo la tenacia volontà di porre in essere la Brexit votata democraticamente dalla maggioranza, in libero referendum.
Noi, popolo italico, saremo in grado di emulare gli albioni ?
Ci accontenteremo dei “tozzi di pane” che ci lancia la UE sulle nostre zattere ?
I “marosi oceanici” sono sempre più inquietanti e temibili.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)