Holy Spider, la cultura iraniana in un film d’autore

Holy Spider, un film che è un pugno nello stomaco e che con le sue scene “forti” pone l’accento sulla cultura misogina vigente in Iran.
Un tema di grande attualità, in questo periodo che vede le donne iraniane, ma non solo, scendere in piazza, a costo della reclusione e della vita, per rivendicare i propri diritti. 

Secondo il modello culturale iraniano, infatti,  le donne sono da considerare persone di serie B e di conseguenza vengono trattate come schiave.
Inaccettabile che, per legittimare questo atteggiamento, ci si appigli a motivi religiosi in realtà inesistenti, in quanto questo modo di pensare retrogrado e inaccettabile è solo un retaggio culturale degno di totale condanna.   

Sinossi
Raihimi, una giornalista di base a Teheran, si sposta nella città santa di Mashhad per indagare su un serial killer che uccide le prostitute convinto di liberare le strade dai peccatori per conto di Dio.
Nonostante il numero delle vittime continui ad aumentare, le autorità locali non sembrano aver fretta di risolvere il caso e Raihimi si rende presto conto che potrà contare solo sulle proprie forze.
Holy Spider è un film sull’ascesa e sulla caduta di uno dei più noti serial killer dell’Iran, Saeed Hanaei, ma in senso più ampio il film è una critica alla società iraniana. 

“In un mondo normale – scrive Abbasi – non ci sono dubbi che un uomo che ha ucciso 16 persone venga visto come colpevole. Ma qui in Iran era diverso: una parte del pubblico e dei media conservatori iniziò a celebrarlo come un eroe.
In Iran abbiamo una tradizione di odio verso le donne, una misoginia profondamente radicata che non è specificamente religiosa o politica, ma culturale”.