Per alcuni il covid ha trasformato la società reale in una società totalmente virtuale, una società controllata, dove le libertà individuali sono state soggiogate da decisioni autoritarie che hanno reso le persone più individualiste, più egocentriche, più diffidenti, meno solidali.

La società virtuale, egocentrica e poco solidale è il risultato della trasformazione in società liquida (Baumann). In realtà questa tipologia sociale era iniziata molto prima del covid.

Il covid è, semmai, il risultato della globalizzazione, degli affari con la Cina, dei gain of function dei laboratori cinesi dove esperimenti pericolosi era finanziati da istituti occidentali perchè vietati in occidente (l’HHS , il dipartimento della salute, USA ha impedito all’istituto di virologia di Wuhan di ricevere finanziamenti americani per i prossimi 10anni- fonte NY Post).
Null’altro che il proseguimento della delocalizzazione che da 25 anni ha riguardato e riguarda ogni settore merceologico. La società liquida dove i valori fondanti e presenti nel secolo scorso, sono stati immolati sull’ara del business e delle ideologie globaliste.
Ma noi che cosa abbiamo fatto ? Noi, persone “normali” ci siamo lasciati “corrompere” da questo mondo in cui tutti vogliono credersi signori (società signorile di massa, CiT Ricolfi) e certi limiti non sono più tollerati, anzi sono stati abbattuti; perchè i doveri , il senso civico, la responsabilità, sono elementi di vita sociale molto rari in un contesto di apparenza, e virtualità.
Identità, tradizioni, rispetto della autorità e dell’autorevolezza che non vuol dire autoritarismo, sono stati cancellati abiurati, considerati eresie dalla nouvelle vague. Il covid, oltre ad aver devastato l’economia ha distrutto la sanità?
Ha semplicemente accentuato i problemi e le carenze di un sistema agonizzante. La situazione sanitaria di certi Paesi, accentuata dalla globalizzazione senza controlli, della esternalizzazione della produzione dei principi attivi di centinaia di farmaci con le conseguenze che abbiamo visto in questi anni e che vedremo nei prossimi. Ma non solo. Ricerche scientifiche farmacologiche basate ancora su test animali e non sulle nuove metodiche sprecando così miliardi di investimenti e anni di studi con il 95% delle ricerche che falliscono prima di iniziare i test sull’uomo. Monopoli che impediscono lo sviluppo di ricerche innovative cruelty free.
Nel frattempo malattie orfane di medicinali, batteri sempre più resistenti agli antibiotici, e sanità al collasso con taglio dei fondi sempre maggiore (parlano di investire sulla sanità da decenni, nel frattempo mantengono ancora il numero chiuso alla facoltà di medicina, tagliano le pensioni dei sanitari, tagliano posti letto e vogliono abrogare il reato colposo di errore medico!!!), e nessun controllo delle frontiere in fatto di sanità pubblica (virus e batteri ringraziano).
La sanità è uno solo degli aspetti della situazione precaria del nostro Paese. Una trasformazione di principio. Una nazione fondata sul lavoro, oggi, sulle vacanze, viaggi ed enogastronomia. Una situazione rimarcata dal Presidente di Confindustria, Bonomi , che ha , recentemente affermato e sottolineato come l’Italia non esisterà più se non si investirà nell’ industria, caposaldo indispensabile per far crescere il PIL e il benessere dei cittadini. E’ d’uopo chiedersi quale tipologia di industria, su quali “valori” si deve fondare? Un’industria innovativa che non delocalizza, che non precarizza, che vuole creare un rapporto simbiotico con i suoi lavoratori e con il contesto sociale e territoriale come nel secolo scorso, come visto per decenni nella realtà dell’Alto milanese (una realtà di tutto il Nord) con i Tosi, I Cantoni i De Angeli Frua, i Mocchetti, ecc., che oltre allo “stabilimento” costruivano asili, circolini, colonie, scuole, e finanziavano squadre di basket e di calcio che calcavano i campi delle massime serie.

Ma una domanda la dobbiamo porre anche ad ognuno di noi, cittadini italiani. Noi saremo capaci di chiedere un patto sociale per garantire salari dignitosi a tutti, rinunciando a ore di straordinari, a meno ore lavorative e a chiedere sempre nuova formazione, e a combattere senza se e senza ma, corruzione, evasione fiscale?
Riusciremo a rinunciare e a non volere nessuna prebenda elettorale, quali bonus vari e sgravi fiscali a pioggia senza applicare i parametri ISEE? Saremo capaci di non farci abbindolare da illusorie promesse di diminuzione delle tasse ricordando che l’aliquota fiscale, nel secolo scorso, dei ricchi e super ricchi era del 75% , mentre oggi la si vuole portare al 23%? Nel frattempo in questo contesto devastante e drammatico, il Governo stabilisce 450mila nuovi ingressi di stranieri da formare (con buona pace per chi è diplomato , laureato ed è precario, disoccupato o sottopagato), certificando la completa svalutazione degli investimenti che lo Stato ha sostenuto nei decenni passati, per la formazione scolastica di milioni di italiani. Ma del resto l’Italia, oggi, è una Repubblica fondata sulle vacanze. Cambierà il dettame?

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Massimo Puricelli
Castellanza (VA)