L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha recentemente divulgato uno studio che rileva un forte di rischio di sviluppo di tumori mangiando carne rossa lavorata.
Lo studio pubblicato su Lancet Oncology rivista specialistica, consiglia di seguire sempre più la cosiddetta dieta mediterranea che prevede poco consumo di carne a vantaggio di frutta e verdura.
Ovviamente si sono scatenati una serie di commenti a favore e contro tale risultato come era logico aspettarsi.
Tra i favorevoli alla limitazione del consumo di carne c’è Umberto Veronesi noto oncologo milanese fondatore dello IEO da anni vegetariano convinto non solo per ragioni etiche e filosofiche, ma anche e soprattutto per motivazioni scientifiche derivanti da anni di studi inerenti le neoplasie.
Evidentemente contrari o almeno critici a tale ricerca i produttori di carne, le associazioni di categoria degli allevatori e gli imprenditori legati alla filiera della produzione e della conservazione della carne.
I motivi sono facilmente comprensibili visto che una tale notizia potrebbe arrecare un decremento notevole nel consumo di quel tipo di alimento e un drastica riduzione del fatturato dell’intero comparto.
Un aspetto dell’intera vicenda non è stato sottolineato ma che è veramente dirimente e esaustivo per avere una visione più chiara e poi poter fare una scelta libera per quanto concerne la propria alimentazione.
Molte persone non conoscono come siano mutati i sistemi di allevamento degli animali da macellazione.
Scordatevi i bovini che brucano l’ erba dei prati e che si sdraiano al sole primaverile durante la loro lunga ruminazione e la loro lunga digestione dei loro 4 “stomaci”. Dimenticatevi gli avicoli che razzolano nell’aia agreste di qualche fattoria, o i bagni di fango dei suini.
Nulla di tutto ciò è lo scenario moderno degli allevamenti , tranne qualche eccezione di qualche azienda di tipo biologico.
E’ uno scenario tipico della prima metà del secolo scorso quando la carne consumata era poca e costosa.
Ora, invece, gli allevamenti sono di tipo intensivo, delle vere e proprie industrie con tanto di “catena di montaggio” che riguarda tutta l’esistenza degli animali detenuti nei centinaia di capannoni disseminati in tutto il Paese, detenuti dalla nascita al macello.
Capannoni enormi fatti di lamiere e cemento senza finestre e pertanto senza luce e aria naturale dove vengono stipati centinaia di animali in stretti recinti metallici dove trascorreranno la loro intera vita con l’impossibilità di vedere mai la luce del sole e di muoversi anche solo per poche centinaia di metri. 
Veri e propri lager dove i cuccioli vengono separati dalle fattrici (nome tecnico con cui vengono denominate le madri) fin dai primi giorni di vita e ingrassati il più velocemente possibile.
Ovviamente per ovviare a tale innaturale esistenza che crea esseri deboli e cagionevoli di salute, e per scongiurare il pericolo di epidemie letali (pericolo che manifesta spessissimo anche se non sempre queste notizie vengono alla ribalta della cronaca) vengono somministrati un cocktail di medicinali soprattutto antibiotici che andranno inevitabilmente a depositarsi nei loro muscoli e nelle loro ossa che noi ingurgitiamo quando ci cibiamo della carne che finisce poi nei nostri piatti. 
Un abuso di antibiotici che ha creato una modificazione genetica dei principali batteri che nel corso degli anni sono diventati sempre più resistenti ai ceppi usati finora e che sta creando non poche preoccupazioni a livello medico scientifico nel settore della ricerca per la probabile diffusione di un “super battere” resistente agli attuali farmaci in circolazione.
Oltre a questi aspetti di tipo sanitario, gli allevamenti intensivi producono enormi danni all’ecosistema per lo sversamento dei liquami nella falde acquifere, la deforestazione per la coltivazione dei cereali per i mangimi, ecc.
E non è tutto. Coloro che lavorano nei macelli e negli allevamenti sono soggetti a malattie psichiche e psicologiche importanti causate dalle atrocità che vivono quotidianamente come “denunciato” dal “best seller” di Jonathan Foer “Se niente importa. Perchè mangiamo gli animali?”. 
Questi sono gli aspetti sanitari legati agli allevamenti , ma non è tutto.
Nella levata di scudi da parte dei fautori del consumo di carne ci sono teorie per nulla veritiere secondo cui chi ha tolto il consumo di carne dalla propria dieta è carente di importanti componenti vitaminici e proteici e soffrirebbe di diversi malanni come spossatezza, ansia, infertilità, anemia,ecc.
Tali teorie sono confutate dagli esempi viventi di personaggi sportivi come Carl Lewis (olimpionico pluri medagliato di atletica leggera), Mirco Bergamasco rugbista della nazionale italiana, le sorelle Williams tenniste americane vincitrici dei più importanti tornei internazionali, il running back degli Houston Texas della NFL Arian Foster e di milioni di persone nel mondo che per diversi motivi, soprattutto etici ed ecologici, sono vegetariani o vegani e godono di ottima salute.
In sintesi la ricerca dell’ OMS non riguarda solo la salute di chi si ciba di carne, ma riguarda il futuro del nostro Pianeta , la salvezza delle generazioni future.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)