In Parlamento è depositato dallo scorso mese di ottobre il Disegno di Legge Cirinnà/bis che vuole regolamentare le unioni di fatto tra persone dello stesso sesso e le convivenze di fatto tra persone sia omo che etero sessuali, introducendo diritti e doveri come per l’istituto del matrimonio, previsto dalla Carta Costituzionale, seppur non equiparabile nelle intenzioni del legislatore.
In altre parole, secondo quanto è scritto nella proposta della senatrice PD promotrice del disegno di legge, le coppie dello stesso sesso verranno qualificate come formazioni sociali che potranno usufruire di un nuovo istituto di diritto pubblico denominato unione civile.
Nessun rimando agli articoli del codice civile inerenti il matrimonio per non incorrere nell’ostracismo di alcuni componenti di ispirazione cattolica che fanno parte della maggioranza di Governo, ma, in realtà, sono previsti simili diritti e doveri tra i due conviventi.
Testo che si divide in due parti, una dedicata solo alle unioni civili tra persone dello stesso sesso riguardante i diritti sociali, e pertanto registro ad hoc, diritti e doveri di mutua assistenza tra i due conviventi, diritti patrimoniali, oltre al diritto di responsabilità genitorialità sul figlio del partner la cosiddetta Stepchild adoption, che ha scaturito un feroce dibattito in Parlamento, tra le forze politiche e tra l’opinione pubblica; l’altra parte riguarda, invece, sia coppie omo che etero sulla disciplina della convivenza, che introduce la reciproca assistenza ma non la stepchild adoption e il diritto di reversibilità delle pensioni.
Un disegno di legge che ha scaturito una ridda di commenti e di prese di posizione sui mass-media e nell’opinione pubblica che continua da diversi giorni da quando il presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato di voler accelerare sulle riforme riguardanti le tematiche civili come ius soli, i diritti delle coppie di fatto,il servizio civile e la regolamentazione del Terzo settore (il volontariato, le onlus, le organizzazioni senza scopo di lucro).
E’ evidente che l’argomento è causa di discussioni accese perchè riguarda aspetti religiosi, etici, filosofici e soprattutto una diversa concezione di società rispetto quella che per secoli ha caratterizzato la vita di uomini e donne.
Mi pare, tuttavia, che il disegno di legge in discussione sia una vero e proprio grimaldello che vuole scardinare la società italiana come prevista dalla Costituzione nel 1946.
Nessuna critica al disegno di legge per quanto concerne il riconoscimento dei diritti e doveri legati alla convivenza tra coppie dello stesso sesso; era una lacuna che da troppi anni il legislatore non aveva colmato. Nulla quaestio se l’intenzione fosse realmente questa.
In realtà, come molti provvedimenti di certa sinistra ideologizzata che ha come scopo finale il ribaltamento delle tradizioni, dei valori, della “natura delle cose”, anche il disegno di legge Cirinnà nasconde questa finalità.
E sì, perchè se, come continua a ripetere “la paladina dei diritti civili e delle minoranze”, lo scopo è solamente quello di normare quel tipo di unioni, non si capisce per quale ragione sia stata introdotta la possibilità di adottare il figlio del partner che dà il via libera alle adozioni da parte di coppie omosessuali in evidente contrasto con quanto sancito dalla Costituzione ma, soprattutto, contemplato e stabilito dalla Vita, dalla Natura, dalla Biologia.
Tutti sono consci che se sarà approvata quella disposizione, diverrà semplice “procurarsi” un figlio o una figlia con “il sistema dell’utero in affitto” e diventare genitori (come si vuole definirli oggi: uno e due) seppur “contro natura”.
No, non è questa l’intenzione della norma, dicono i sostenitori.
No, si vuole solo dare la possibilità che un bambino non rimanga orfano in caso di decesso del genitore naturale e usufruire della genitorialità da parte del suo compagno e della sua compagna convivente.
Obiezione numero uno. Nei drammatici casi come quello sopraccitato si può applicare l’istituto dell’affidamento famigliare disciplinata dalle legge numero 149/2001 potrà diventare tutore del minore proprio il convivente del genitore defunto, che si occuperà dell’ infante fino al raggiungimento della maggiore età.
Obiezione numero due. Gli “estremisti” sostenitori dell’adozione delle coppie gay sostengono che non è la legge che può stabilire quanto sia vero e reale l’amore di due persone nei confronti di un bambino seppur non generato da loro.
Vero, concetto ineccepibile, tuttavia non si prende in considerazione il reale e indiscutibile diritto inalienabile di un bambino di avere una mamma e un papà con tutto quello che concerne la crescita fisica e psicologica della “nuova vita”. 
Una nuova creatura, un futuro cittadino, un futuro uomo o donna che viene tutelato dalla legge, dalla Costituzione, dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo, proprio perchè è un essere indifeso, che non può far valere e difendere i suoi diritti fondamentali.
Altro aspetto criticabile riguarda i diritti e doveri inerenti la convivenza sia tra coppie dello stesso sesso sia tra coppie etero.
In questo caso non riesco a comprendere che necessità vi sia di garantire una serie di diritti e di osservare una serie di doveri che sono previsti dall’istituto del matrimonio civile (sottolineo civile e quindi laico) alle coppie etero conviventi.
Non riesco a capirne la ragione, la ratio che ha indotto i promotori a legiferare in tal senso.
Mi spiego.
Il matrimonio civile è un istituto regolamentato dal codice civile (titolo VI) e previsto dalla Costituzione agli articoli 29 e 30 che viene celebrato davanti ad un ufficiale di Stato civile e nella casa Comunale. La tempistica e le procedure previste per poter celebrare il matrimonio sono brevi. L’ufficiale di stato civile, una volta constatato l’insussistenza di impedimenti previsti dalla legge, procede alle pubblicazioni (una volta solo nell’albo pretorio ora sul sito internet del Comune) con le quali si rende nota la volontà dei futuri coniugi di unirsi in matrimonio e che hanno la funzione di dare la possibilità ad eventuali interessati di opporsi alla celebrazione. L’atto di pubblicazione sarà visibile per 8 giorni (tempo che può essere accorciato per seri motivi su richiesta dei coniugi da proporre al tribunale di competenza), trascorso il quale dopo altri 6/8 giorni si può celebrare il matrimonio, celebrazione che dura pochi minuti necessari per espletare le procedure previste dalla legge.
Morale, si diventa marito e moglie e si forma una famiglia in pochissimo tempo (15 giorni), così come si può sciogliere questa unione anche in meno di un anno con il “nuovo” divorzio (divorzio breve) sancito dalla legge 55/2015 (nelle separazioni giudiziali 12 mesi, in quelle consensuali solo 6).
E allora chi vuole diritti e doveri di due coniugi celebri il matrimonio.
Che problema sussiste? Forse vogliono solo i diritti e non i doveri che tale istituto impone?
Ecco il reale scopo dell’introduzione dei diritti sulla convivenza del disegno Cirinnà; segue la “filosofia” massima che prevede una società dove tutto sia lecito e libero e dove i doveri sono elementi vetusti, anacronistici, retrogradi, oscurantisti frutto del potere reazionario dei “matusa” (il sessantotto docet) ?
E allora alla senatrice Cirinnà e ai suoi seguaci che hanno prodotto tale disegno di legge, dico che non riesce o non vuole capire chi sono i deboli della nostra società da tutelare.
I bambini, le donne, i pensionati, gli animali, i malati, chi viene discriminato in ragione della razza, della religione, della condizione economica, ecc.
Ebbene in quella “futura legge” che porta il suo nome, i bambini non avranno più il diritto di avere una mamma e un papà; le donne potranno essere usate come le fattrici degli allevamenti intensivi che lei giustamente avversa (in USA e Canada si possono scegliere da un catalogo le donne gestanti di ovuli fecondati da altri) per soddisfare “un capriccio” contro natura concesso a chi è economicamente benestante; i pensionati e coloro che percepiscono l’assegno di reversibilità del coniuge passato a miglior vita (visto il mondo che avremo, l’aldilà è proprio una vita migliore) che lei senatrice, quando era consigliere comunale a Roma definì come fruitori di un “ladrocinio” che doveva essere eliminato.
Per concludere mi permetto di citare John F. Kennedy presidente americano nel suo discorso di insediamento alla Presidenza nel gennaio 1961: “Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te, ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”.
Ho l’impressione che questa frase si addica perfettamente al disegno di legge Cirinnà dove esistono solo diritti e pochi doveri, dove si pensa solo all’ “IO” a ciò che voglio, a ciò che pretendo anche se innaturale, ingiusto, a danno di altri, e non si abbia il senso dello Stato. 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)