Consideratemi una persona politicamente scorretta.
Una persona che, per principio, non vuole essere buonista; che non vuole omologarsi alla massificazione del pensiero comune.
Voglio essere insensibile, voglio essere “cinico”.
Non voglio “lisciare il pelo” del comune “sentire”.
No non riesco proprio a capire, a comprendere.
No perchè nella vicenda della disputa riguardante l’assegnazione del figlio dato alla luce lo scorso 15 agosto da Martina Levato, la donna condannata a 14 anni di reclusione insieme al compagno Alexander Boettcher (la cosiddetta “coppia dell’acido”) per aver gettato acido muriatico addosso a Pietro Barbini suo ex amante nel dicembre del 2014 sfigurandolo irrimediabilmente, sorge dentro me un sentimento di rabbia e di assoluto fastidio che mi tormenta allorché le cronache quotidiane ci aggiornano sulle decisioni del Tribunale dei Minori.
Un tormento che si acuisce ascoltando i commenti che si susseguono nel corso delle ore da parte dei soliti “opinionisti” televisivi.
Tra questi non poteva mancare di dare il “suo illuminante contributo”, Don Antonio Mazzi fondatore e della comunità Exodus di Milano per il recupero dei tossicodipendenti.
“Sarò il solito fuori di testa”, dice il reverendo, “ma insisto nel chiedere che Martina Levato tenga il suo bambino e sono sempre pronto ad ospitarli nella mia comunità. La madre ha fatto cose terribili, ma non credo nell’impossibilità di una nuova vita per entrambi i genitori”.
In sostanza davanti ad una nuova vita si “deve saper perdonare e dimenticare”.
Ecco, appunto, il perdono, dogma della religione Cristiana che vale per ogni essere vivente.
Ma la religione, la fede, sono elementi estranei nel contesto dello stato moderno dove sono le norme del diritto che caratterizzano la vita dei cittadini; sono le norme dello stato che tutelano i diritti e impongono i doveri con le relative pene da applicare in caso di colpa e soprattutto dolo.
Dolo, ecco appunto, dolo premeditato è stato ritenuto il gesto abbietto compiuto dai due condannati.
Punto.
L’aspetto religioso, il perdono cristiano non deve “entrare” nelle aule giudiziarie.
E poi mi chiedo, e la vittima, sfregiata per motivi abbietti e con premeditazione, cosa pensa di tutto questo?
Lui che è stato rovinato per tutta la vita che non ha ricevuto nemmeno una richiesta di perdono e di pentimento da parte dei suoi due carnefici, se non una pronuncia di poche sillabe di scuse da parte della Levato poche ore prima che il tribunale emettesse la sentenza di primo grado tanto per cercare di ingraziarsi la Corte.
Scuse tardive, ipocrite, false visto che dal crimine erano trascorsi quasi 6 mesi.
Viviamo in una società in cui ci si occupa dei carnefici e di tutto quello che riguarda la loro vita e ci si dimentica delle vittime, dei loro famigliari, delle loro vite distrutte
Nulla, niente. Non un dibattito, non un considerazione, non un’offerta di aiuto da parte delle tante associazioni e comunità sempre pronte a dare una mano a chi “sbaglia” e che si dimenticano di chi , invece, ha avuto la vita rovinata dalla furia criminale di due persone che vorrebbero esercitare il diritto genitoriale.
Un diritto e un dovere tra i più delicati e importanti di una società civile. La base su cui si fonda una società civile. Diritto fondamentale riconosciuto dalla nostra Costituzione (art.29).
E, come spesso accade in Italia, questo diritto-dovere è stato “messo in attesa” con la sentenza del tribunale dei minori che ha ritenuto “inadatta” la Levato come madre, ma non in maniera definitiva tanto da consentirle di poter vedere il proprio figlio che dovrà poi essere dato in adozione.
A chi non lo è dato a sapere , forse anche ai nonni materni o paterni per poi, tra qualche anno, esserci la possibilità che il bimbo ritorni tra le braccia della madre e del padre. 
Mi chiedo che futuro possa avere questo bambino i cui genitori si aggiravano per Milano alla ricerca delle persone che facevano parte “della lista delle vittime da purificare” con l’acido, colpevoli di essere stati amanti della donna e quindi “inquinatori” del loro “celestiale ed empireo amore”.

Evidentemente sono genitori meritevoli e capaci di esercitare la patria potestà per talune autorità civili ed ecclesiastiche che però non vedo intervenire per difendere i diritti di quei bambini che vengono dati in affido o in adozione perchè i loro genitori sono in ristrettezze economiche (tranne quelli di etnia rom; no quelli possono vivere in un campo abusivo, tra i topi, con le fogne a cielo aperto e venendo meno all’obbligo di frequenza della scuola), o quei bambini anche piccolissimi che “vengono rapiti” dalla mamma o dal papà separato, di cittadinanza straniera che porta con sé il minore nel suo Paese d’origine per “educarlo” secondo le loro ferree tradizioni e usanze, tanto che il genitore italiano molto spesso non lo rivedrà mai più, nonostante sussista una sentenza di un tribunale italiano che lo designava come affidatario.
No quelli no, quei minori non hanno la “ribalta mediatica” e il sostegno di eminenti personaggi pubblici che si “stracciano le vesti” in favore del diritto di maternità o paternità naturale.
Ma non basta aver procreato una creatura per essere ritenuti GENITORI a tutti gli effetti.
Lo prevede la legge, ma molto spesso viene applicata con tanti errori da creare profonde ingiustizie.
E, infine, mi pongo una domanda, una domanda che non ho ascoltato in questi giorni. 
La vittima sfigurata dall’acido, il signor Pietro Barbini, avrà nel corso degli anni a venire, la gioia di diventare genitore?
Potrà superare il trauma fisico, ma soprattutto psichico, ed essere in grado di formarsi una famiglia e di avere dei figli?
Io glielo auguro vivamente; è evidente, però, che nessuno di coloro che difendono il diritto “di essere mamma e papà” di Martina Levato e Alexander Boettcher, questa domanda se la sono posta e se la pongono.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)