Il quotidiano “La Nazione” pubblica, domenica mattina, la lettera aperta del capo politico del M5S, attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio nella quale viene formulata la proposta di un patto civico per le imminenti elezioni regionali in Umbria.

Con una sequela di formalismi, Luigi Di Maio indossa i panni più sfolgoranti della politica politicante, con l’utilizzo del più vetusto politichese della, tanto vituperata, Prima Repubblica (il peggio della Prima Repubblica).
La sostanza della missiva, può essere riassunta nel progetto politico che scaturisca in una Giunta civica sostenuta da alcune formazioni, tra cui il MoVimento.
Di Maio è riuscito ad “elevarsi” a livello dei De Mita, Fanfani, Forlani, Rumor, Gaspari, Prandini.

Con un groviglio lessicale, cela al popolo elettore, il vero scopo della sua proposta: un’alleanza “locale” (possiamo anche definirla civica, come piace a Di Maio & C.) che ricalchi quanto sta accadendo a livello Parlamentare, dove M5S e Pd hanno costituito la maggioranza che ha dato alla luce il Governo Conte 2.

E’ un politichese che smaschera l’ assoluta mancanza di coraggio del MoVimento di non declamare urbi et orbi che la loro attuale e preminente missione: quella di sconfiggere ovunque e con ogni mezzo, Salvini e i sovranisti del centro destra.
Legittima aspirazione politica.
Legittima abiurazione totale dei dogmi ideologici fondativi del Movimento..

Legittimo “nuovo corso”.

Legittimo, tuttavia, sarebbe anche esplicitare il tutto, con un linguaggio chiaro, comprensibile, e soprattutto, veritiero, per rispetto degli elettori, dei loro elettori che, ancora oggi, pensano e credono di pensare , magari “sognando”, di dare il loro consenso a rappresentanti che hanno giurato e promesso di distruggere la casta, aprire il Parlamento come una scatola di tonno, di distruggere la vecchia politica, di portare trasparenza nelle aule parlamentari, nelle istituzioni locali.
Luigi Di Maio, evidentemente, nello stilare la missiva al QN si deve essere ispirato, ad una delle tante “maschere” d’antan di Carlo Verdone, la caricatura più sublime del politico di lungo corso della vecchia DC anni 70/80, intento a declamare un discorso prolisso aulico, ma senza senso, con cui spiegava che la “nuova politica” di nuove figure doveva essere “sempre tesa” alla fiducia, alla speranza, alla certezza, all’ottimismo…

Il popolo elettore sancirà se questo “nuovo corso” del M5S è coerente con la sua storia, i suoi principi, soprattutto con la sua tanto sbandierata trasparenza per una democrazia diretta e partecipata, fatta di streaming (a proposito deve essersi guastata la connessione o il server di Rousseau, perchè di dirette streaming non se ne sono più vedute), di comizi infarciti di “vaffa”, di “solitudine elettorale” per evitare contaminazioni dei pericolosi virus di “certa” politica.
Sorge un dubbio.
La nuova piattaforma del MoVimento cambierà nome ?
Verrà sostituito il “vetusto” Rousseau, con il più “cool” ed “evergreen” Macchiavelli ?
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)