Ho la fondata impressione (spero di essere in errore visto che ho molta stima per i miei connazionali) che il popolo italiano sia diventato masochista.
Un’impressione dettata dal fatto che durante questi anni caratterizzati da una delle più gravi crisi economico sociali che il mondo occidentale abbia mai vissuto, le naturali doglianze (cahiers de doleance), le quotidiane lamentele per l’insostenibilità di una vita caratterizzata dalla difficoltà a soddisfare anche e solamente i bisogni primari non si sono trasformati e non si trasformano in atti concreti manifestando il potere che la Costituzione assegna al popolo nelle varie scadenze elettorali politiche e amministrative che ogni anno vengono indette.
E sì, perchè le giuste e comprensibili lamentele, oserei definirle le disperazioni che attanagliano molti cittadini sfociano nell’astensionismo o, peggio ancora, nella “consuetudine” di affiggere la croce sulla scheda elettorale su quelle formazioni politiche a cui molti elettori danno il loro consenso quasi per consuetudine, per tradizione, per giustificare la loro coerenza nel seguire una certa ideologia tramandata nel corso dei decenni da genitori, nonni, che non esiste più e che , tuttavia, furbescamente dicono di ispirarsi coloro che di quella ideologia si erigono eredi, continuatori, difensori, ma che, in realtà, sono esattamente agli antipodi, dimostrandolo con tutti i numerosi provvedimenti governativi che soddisfano solamente i dettami delle Istituzioni Europee votate al rigore, e lontanissime dai reali bisogni primari delle nazioni facenti l’Unione.
Stessa lunghezza d’onda allorché questi provvedimenti sono ritenuti “costituzionalmente” ineccepibili dalla Corte Costituzionale che cassa senza troppe remore il referendum per chiedere l’eliminazione della legge Fornero.
Ecco un elemento che va a suffragare il mio dubbio riguardo la mancanza di coerenza e di coraggio di molti di noi italiani.
Martedì 5 maggio la stessa Alta Corte ha deliberato l’incostituzionalità del mancato adeguamento al costo della vita delle pensioni con assegno mensile tre volte quelle minime (1400 euro lordi) stabilita dalla legge Salva Italia dell’allora governo dei super tecnici guidato dal prof. Mario Monti.
Il governo che ha salvato il Paese dalla bancarotta, che ha evitato che l’Italia diventasse una nazione sottosviluppato dove la gente sarebbe morta di stenti, di malattia per mancanza di farmaci, beni primari, servizi pubblici, dove sarebbe regnata l’anarchia, dove la popolazione si sarebbe dovuta sostentare solo rovistando tra i rifiuti dei pochi benestanti stranieri che avrebbero invaso “economicamente” la nostra penisola.
E’ superfluo dare un giudizio su cosa abbia prodotto il governo Monti, cosa abbia creato a livello economico, sociale, industriale, e soprattutto generazionale con i suoi provvedimenti capestri, ma ecco che , finalmente, viene posto in essere una sentenza che rimette al centro della politica italiana i diritti acquisiti dei cittadini italiani, dei contribuenti italiani, di coloro che (nel bene e nel male) hanno costruito il nostro Paese, il nostro Welfare, i servizi al cittadino (soprattutto i servizi per coloro che sono in condizioni di disagio, di difficoltà), di coloro che possono essere definiti “l’italiano medio” , non solo di coloro che percepiscono pensioni “d’oro” e che erano stati oggetti di una decurtazione minima ma significativa soprattutto parametrata a quel principio di solidarietà, di equità sancita dalla Carta che prevede la partecipazione alla spesa pubblica in virtù delle proprie capacità contributive (art. 53) bollata e cassata in poco tempo dalla stessa Corte ritenuta discriminatoria (evidentemente certi diritti di certi cittadini sono “più diritti degli altri”), ma ecco, ancora una volta, l’ennesimo provvedimento del Governo (almeno il proposito) di non dar seguito nel riconoscere i diritti del popolo, a cercare “una via d’uscita” dall’aggravio di spesa (alcuni sostengono 6 miliardi di euro altri addirittura 16) che metterebbe in serio pericolo il traballante bilancio statale fondato su promesse vuote, dati irreali, mance elettorali, il tutto condito da interminabili e continue conferenze stampa degne di un cabaret di quart’ordine dove il poco pubblico presente subissa di sonori fischi l’indecoroso e scadente spettacolo offerto.
Ma il teatrino offerto dal Governo non riceve nemmeno le meritate espressioni di dissenso, le sonore urla di contestazione, nulla di nulla, se la suona e se la canta con il “suo pubblico di sostenitori indefessi”.
A questo punto, però una domanda al popolo italiano elettore, quello che ha sempre e costantemente espresso favorevolmente il suo consenso agli atti di governo quando si reca alle urne (consenso, come suddetto, di origine ideologica o paraideologica), soprattutto in coloro che fanno parte di quella fascia di età superiore ai 55 anni, quel bacino elettorale dove trova maggior consenso il partito di governo (dati ribaditi e confermati ancora recentemente dai vari istituti di sondaggio), mi è d’obbligo farla: “Continueranno a sostenere questo esecutivo così come i precedenti, nonostante il costante annientamento dei loro diritti acquisiti, (i “magheggi” che intendono porre in atto in spregio alla sentenza della Corte Costituzionale è solo l’ultimo esempio della mancanza di senso civico e di rispetto delle più alte istituzioni), oppure prenderanno coscienza della truffa e della trappola ideologica in cui sono invischiati da ormai oltre un decennio?
Capiranno che l’unica ideologia a cui si ispirano i loro eletti sono solo i diktat dei potentati di Bruxelles?
Lo scopriremo presto, lo vedremo con i risultati delle prossime imminenti elezioni di fine maggio.
Scopriremo se saranno immuni ai “dolciumi venefici” (80 euro docet…….) che verranno sicuramente regalati a piene mani per ottenere ancora una volta quel consenso maggioritario in fatto di voti espressi (non degli aventi diritto) che gli permetterà di continuare a compiere i suoi distruttivi provvedimenti governativi. 
Massimo Puricelli