La città di Messina è senza acqua potabile da circa 10 giorni a causa di una frana che ha distrutto il tubo idrico dell’acquedotto di Fiumefreddo in località Calatabiano.
Per ovviare al grave problema, sono stati allestiti punti di approvvigionamento tramite autobotti costringendo i cittadini della città dello Stretto a riempire ogni sorta di contenitore per poter, almeno in parte, soddisfare le primarie esigenze  che i pozzi artesiani presenti nel territorio comunale non possono colmare perchè coprono solo il 20 % del fabbisogno idrico, quantità destinata ad ospedali, scuole e altri uffici di pubblica necessità.
In questi ultimi gironi è stato realizzato “un bypass” idrico in località Forza d’Agrò che, però, come da consuetudine italica, è diventato inservibile a causa di un guasto dopo solo due giorni di utilizzo, facendo ripiombare la città siciliana nel disagio più totale.
Il Consiglio dei Ministri, tanto per “battere un colpo” e dimostrare di essere attivo, ha dichiarato lo stato d’emergenza.
In questa incredibile e pazzesca vicenda non concepibile nel terzo millennio è d’uopo sottolineare la figura del sindaco di Messina, Renato Accorinti eletto nella tornata elettorale del 2013 .
E sì, perchè il primo cittadino, insegnate di educazione fisica, ha una storia personale caratterizzata da un fervente attivismo civile, ambientalista tout court, uno dei fondatori del Movimento “No Ponte” che si oppone alla costruzione del ponte sullo Stretto, impegnato nelle politiche contro le mafie.
Non si può poi, non ricordare la sua convinta, ideologica, integralista accoglienza “senza se e senza ma” di tutti i migranti che sbarcano nel nostro Paese, tanto da proporre un salario minimo per i profughi da inserire in attività lavorative.
Tutte battaglie e lotte, che il sindaco “pacifista” non manca mai di ostentare (sembrano medaglie luccicanti apposte sulle divise, lui che odia le divise …..) ogni volta che rilascia un ‘intervista ai media o di mostrane i simboli in qualunque programma televisivo in cui è ospite dove si possono scorgere l’inseparabile bandiera iridata della Pace, le magliette con la dicitura “free Tibet”, gli inseparabili sandali francescani che fanno “pendant” con la canuta barba che adorna il volto rugoso e abbronzato conferendogli le sembianze tipiche di un monaco “laico” del XXI secolo.
Ma la “regola benedettina” ORA ET LABORA a cui il sindaco della città dello Stretto pare voglia ispirarsi non lo esenta da evidenti responsabilità riguardo la grave situazione idrica che sta colpendo la città oggi , ma che è solo l’acme di un problema annoso che risale agli anni 60.
Dalle cronache locali si scopre che nel 1965 l’ing.Galatà fece costruire l’ acquedotto Alcantara che portava acqua in caduta, con costi irrisori di gestione e di approvvigionamento, finché l’opera non fu accaparrata da un ente regionale l’ Eas che dopo pochi anni fallì e al suo posto subentrò la Sicilia Acque che impose un prezzo astronomico al comune che decise di abbandonare la geniale opera idraulica per rifornirsi con un altro acquedotto (Fiumefreddo) molto più costoso in termine di erogazione visto che occorrono pompe di risalita per portare l’acqua a oltre 100 metri di dislivello con costi per la collettività ingenti.
Roba da indagine della magistratura si penserebbe, tanto più che l’acquedotto Alcantara fu abbandonato e poi distrutto dalla frana del 2009 di Giampilieri.
Certamente la vicenda è annosa ed è il simbolo delle incongruenze e della mala amministrazione che caratterizza certe zone d’ Italia. Responsabilità che non possono non essere attribuite anche all’attuale amministrazione ormai in carica da oltre due anni, lasso di tempo che rende inconcepibile il fatto che non si siano attuate almeno le opere minime per porre rimedio ad una situazione così precaria.
Come si possa scaricare le colpe solo sul Governo centrale o sulla Regione Sicilia (colpe evidenti, si badi bene), quando il gestore dell’acqua potabile, l’ AMAM è un ente di partecipazione comunale ?
Si dovrebbe ricordare al Primo cittadino che la carica che ricopre è basata su onori e, soprattutto, su oneri e responsabilità che non possono essere declassate posponendole all’ ideologico spirito di essere sempre “fedele alla linea”.
E’ evidente come sia difficile far conciliare L’ IDEOLOGIA CON LA REALTA’, L’UTOPIA CON LA QUOTIDIANITA’.
Il sindaco sempre pronto a battaglie radicali “tranchant”, ad accogliere gli immigrati da ogni parte del Pianeta ad essere comprensivo e tollerante verso chi viene da lontano anche se non è un profugo, non è riuscito finora a garantire un servizio essenziale come l’acqua potabile ai suoi concittadini che lo hanno eletto per sedere sulla poltrona più importante della loro città. 
Del resto il sindaco “francescano, cistercense” è portatore di molte contraddizioni.
Ama Ghandi esempio fulgido della non violenza, vuole la libertà del Tibet dall’occupazione della Cina, ma i due “miti”, i due “fari” che ispirano e guidano le sue azioni, non lo “illuminano” pienamente del fatto che, sia Ghandi, sia il Tibet lottavano e lottano contro l’oppressione straniera, contro l’invasione di popoli predatori a difesa della popolazione autoctona, a difesa dei diritti e dei bisogni primari della “loro popolo”. 
Ecco, consiglio al prof. Renato Accorinti di pensare maggiormente alla “sua gente”, alla sua città, di risolvere i tanti problemi per cui è stato eletto e di ridimensionare la sua condotta ideologica che lo porta a dare biglietti omaggio a rom e immigrati per assistere a concerti di famose rock star.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)