RISCHIO CARDIOVASCOLARE: PER I FARMACI OMEGA-3 ESISTONO STUDI CHE NE DIMOSTRANO L’EFFICACIA, AL CONTRARIO DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI

La prevenzione è un atto medico che necessità di farmaci, soprattutto se si parla di prevenzione cardiovascolare, queste le conclusioni della sessione “Omega-3: evidenze nella prevenzione cardiovascolare” al congresso della SIF, Società Italiana di Farmacologia, appesa conclusosi. Ecco perché se vogliamo contrastare gli effetti negativi di alti livelli di trigliceridemia con l’impiego di Omega-3, l’unica opzione è quella di scegliere i farmaci Omega-3, in quanto essi, al contrario dei semplici integratori alimentari, hanno efficacemente dimostrato la loro validità sia in studi nazionali che internazionali.

E’ noto come l’ipertrigliceridemia sia un fattore di rischio cardiovascolare anche in presenza di valori ottimali di colesterolemia. Se le statine riducono efficacemente la colesterolemia, sui trigliceridi incidono poco e, conseguentemente, non proteggono i pazienti con elevati livelli di trigliceridi, su cui, invece, agiscono i fibrati, il cui impiego però deve essere valutato attentamente in quanto questi farmaci, pur riducendo gli eventi cardiovascolari, non riducono la mortalità generale in quanto tendono ad aumentare la mortalità non cardiovascolare.

“L’efficacia dell’impiego degli Omega-3 nella prevenzione cardiovascolare, spiega Roberto Volpe, lipidologo e ricercatore del CNR di Roma, ormai non è più in discussione e non a caso sia le Linee guida internazionali che la nota 94 e la nota 13 dell’Agenzia Italiana del Farmaco ne regolano l’impiego in indicazioni specifiche, ovvero dopo un evento cardiovascolare e, rispettivamente, nell’ipertrigliceridemia familiare e in quella cosiddetta combinata in cui l’aumento dei trigliceridi si associa a quello del colesterolo. Ma esiste un’esigenza più ampia di prevenzione, da affiancare alla corretta alimentazione e al giusto stile di vita, che può trovare nell’impiego dei farmaci Omega-3 una valida risposta: è la prevenzione della demenza vascolare e dell’Alzheimer e ciò perché gli Omega-3 hanno dimostrato di avere un’attività protettiva nei confronti dei neuroni contrastando in tal modo il decadimento cerebrale”.

Ma in commercio esistono tanti Omega-3 ed è importante essere informati per fare le scelte più coerenti con i propri bisogni. “Gli integratori alimentari, chiarisce Alessandro Mugelli, Ordinario di Farmacologia, Direttore del Dipartimento NEUROFARBA dell’Università di Firenze, nei pochi studi disponibili, non hanno dimostrato alcuna significativa attività di riduzione del rischio cardiovascolare. Gli “integratori alimentari” possono essere visti al massimo come una alternativa o meglio come una “integrazione” di una dieta carente di Omega-3, funzionale al mantenimento di uno stato di salute. Se invece parliamo di prevenzione secondaria, cioè del trattamento di soggetti che hanno già avuto un evento cardiovascolare, è necessario intervenire con trattamenti di documentata efficacia e per questo bisogna ricorrere ai farmaci che sono stati studiati in quella tipologia di pazienti e che si sono dimostrati efficaci ” conclude il farmacologo.

Gli Omega-3, si trovano in commercio a diverse concentrazioni: gli integratori hanno una concentrazione di acidi grassi polinsaturi inferiore a quella garantita dai farmaci, dove la concentrazione di Omega-3 è pari o superiore all’85%. È importante utilizzare i farmaci a base di Omega-3 perché i positivi risultati degli studi clinici condotti sono stati ottenuti con concentrazioni pari o superiori all’85%. Inoltre, i farmaci rispondono alle buone regole di fabbricazione e ai controlli di qualità della materia prima. Anche da un punto di vista della sostenibilità oggi è presente un farmaco Omega-3 bioequivalente di qualità (Olevia®, IBSA Farmaceutici) che risponde alla necessità di poter fare prevenzione a un costo più contenuto.