Tour di Dubai , gara ciclistica di inizio stagione organizzata da RCS Sport, dove partecipano le maggiori squadre professionistiche iscritte al circuito Pro Tour.
Copertura televisiva da parte della Rai con ,incredibilmente, trasmissioni giornaliere in diretta di tutte le tappe.
Per gli appassionati di ciclismo una rara occasione per seguire le prime pedalate dei professionisti.
Ma questa “rarità” cela evidentemente un fine preciso che nulla a che fare con lo sport, o meglio che è direttamente collegato ad ogni genere di sport professionistico dei nostri tempi: il business.
Dubai, punta di diamante delle nazioni del Golfo Persico, emblema degli Emirati, nazioni ormai egemoni sullo scacchiere mondiale grazie all'”oro nero” in abbondanza e da qualche anno, nuova frontiera del lusso e una delle mete turistiche predilette, grazie alle innumerevoli e avveniristiche costruzioni, progettate dai più famosi architetti di fama mondiale, che hanno trasformato un distesa desertica di sabbia e di qualche oasi in una “riviera alla moda” in stile Palm Beach, Fort Lauderlade, Miami.
E così anche il ciclismo professionistico si inchina ai “nuovi ricchi” e disputa alcune tappe in questa nuova “frontiera” con percorsi tutti uguali, su strade pianeggianti come un biliardo, larghe come le highway americane, sotto un sole cocente (30°), con l’inevitabile arrivo in volata.
Le immagini in diretta trasmettono una monotonia di livello parossistico che viene accentuata dalle continue e costanti inquadrature dei fabbricati turistici, soprattutto delle “Isole delle Palme”, isolotti artificiali creati recuperando “terra” dal mare e con il riporto di milioni di metri cubi di sabbia.
Una vera e propria violenza nei confronti della natura, una assoluta mancanza di rispetto per il territorio e per l’ecosistema, di cui i “petrol-emiri” , evidentemente, non hanno alcuna conoscenza accecati come sono dalla loro irrefrenabile bramosia di guadagno e di potere.
I ciclisti e la corsa passano quasi in secondo piano, visto che le loro inquadrature sono decisamente più brevi rispetto lo scenario circostante ripreso dall’elicottero. 
Immagini e inquadrature probabilmente “dovute”, “imposte” per ragioni di pubblicità, di promozione di quei luoghi; sembrano i caratteristici filmati delle agenzie di viaggio o dai tour-operator prodotti in accordo con i vari enti di promozione turistica, dalle varie Pro loco. 
Tuttavia, questi facoltosi “signori del petrolio”, che cercano in tutti i modi di ottenere artificialmente ciò che la Natura non gli ha donato, non hanno compreso che il risultato dei loro lauti investimenti ha prodotto un pessimo risultato. 
L’artificialità straborda in ogni angolo e l’ intento di creare un’ eccellenza, finisce inevitabilmente nel kitch e nel pacchiano.
I petro-dollari non potranno mai produrre gli scenari e i panorami mozzafiato delle Alpi, della riviera ligure, della Costiera Amalfitana, dei laghi alpini, delle salite pirenaiche, della campagna francese, della foresta di Arenberg, dei muri delle Fiandre, gli sterrati “Delle strade bianche”, la maestosità “lunare” del Mont Ventoux, ecc.
In definitiva Dubai è diventata una meta turistica di successo, è “IN”, ma quando questa moda svanirà perchè fondata sulla “sabbia”, certe altre mete turistiche un po’ dimenticate ritorneranno a splendere per le loro incomparabili, eterne, “granitiche” bellezze naturali.
Massimo Puricelli
Legnano(MI)