In occasione della Giornata Mondiale del Diabete, l’Institute for Scientific Information on Coffee – ISIC presenta i risultati della nuova survey europea “Coffee & Diabetes report 2015” effettuata su oltre 2.800 cittadini di sette paesi europei
Nonostante ormai tutti possano al giorno d’oggi accedere a informazioni di tipo medico-scientifiche come mai prima d’ora, una nuova ricerca dimostra che in Europa i cittadini hanno idee ancora confuse sul regime alimentare e sullo stile di vita che potrebbe causare l’insorgere del diabete di tipo 2, ma italiani e finlandesi sono più informati e consapevoli.
L’indagine, infatti, rileva che la consapevolezza nei confronti di questa malattia varia molto da una parte all’altra del continente, e che esiste un divario considerevole tra quello che i cittadini europei sanno, quello che dovrebbero fare e quello che realmente fanno per ridurre il rischio di sviluppare questa patologia (es. il 59% degli italiani intervistati ai quali è stato diagnosticata la patologia ha ammesso di aver incrementato l’attività fisica dopo la diagnosi).
La ricerca del 2015, condotta dall’ISIC (Institute for Scientific Information on Coffee), è stata effettuata su un campione di 2.800 cittadini europei adulti in UK, Germania, Italia, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi e Finlandia per identificare conoscenze e disinformazioni relativamente all’incidenza del ruolo della dieta e dello stile di vita rispetto all’insorgenza del diabete di tipo 2. In base ai dati raccolti, l‘Italia si classifica al secondo posto tra i paesi più informati, preceduta dalla Finlandia e seguita da Danimarca, Germania, Spagna e Paesi Bassi; ultimo in classifica, il Regno Unito.
Le principali evidenze emerse dal campione italiano:
• in Italia c’è una maggiore consapevolezza sugli elementi di rischio legati al diabete di tipo 2 rispetto agli altri paesi europei;
• il campione analizzato ritiene che i fattori che aumentano il rischio di diabete di tipo 2 siano principalmente tre: il consumo di alimenti zuccherati (85%), le bevande zuccherate (74%) e il consumo di bevande alcoliche (53%);
• l’85% degli italiani, che sale al 93% degli over 55 anni, è consapevole che l’essere in sovrappeso rappresenta un fattore di rischio per l’insorgere del diabete di tipo 2, ma molti di essi non hanno ben chiaro cosa significhi l’indice di massa corporea (IMC);
• il 65% degli italiani è convinto che seguire una dieta non salutare aumenti il rischio di diabete di tipo 2;
• i 5 fattori chiave che aiutano a ridurre il rischio di sviluppo del diabete di tipo 2, secondo gli italiani, sono: seguire una dieta bilanciata (75%), fare esercizio fisico leggero, ad esempio camminare (72%), tenere il peso sotto controllo (72%), evitare o limitare il consumo di zuccheri (62%) e ridurre gli spuntini (45%);
• quasi otto italiani su dieci afferma che, in caso di diagnosi di diabete 2, per prima cosa migliorerebbe il proprio regime alimentare; le donne sono ancora più consapevoli di questo: quasi 9 su 10 tra le intervistate lo confermano;
• Alla domanda: quale specifico nutriente cambieresti nella tua dieta per abbassare la soglia di rischio del diabete 2?
o Nove persone su dieci sono d’accordo sulla riduzione dell’apporto di zucchero, il 67% diminuirebbero l’apporto calorico
o 79% aumenterebbe il consumo di vegetali a foglia
Nell’indagine si è inoltre indagato il grado di consapevolezza dei consumatori rispetto ai benefici derivati dal consumo di caffè e benessere. Dall’indagine innanzitutto risulta che 1 italiano su 4 beve dalle 3 alle 5 tazzine di caffè al giorno, mentre 6 su 10 ne bevono in media 1-2.
Buona la conoscenza del ruolo del caffè nelle performance mentali – quasi la metà degli intervistati ritiene che il caffè aumenti attenzione, concentrazione e vigilanza – per cuore e circolazione (il 37% pensa che abbia effetti favorevoli) e per la digestione (34% lo affermano).
Tuttavia vi è ancora poca conoscenza del ruolo del caffè sul diabete 2: il 30% degli intervistati ritiene che il caffè non abbia alcun impatto sul diabete, il 18% ritiene invece che un consumo moderato può contribuire a ridurre il rischio di sviluppo della malattia. Solo il 20% del campione afferma di conoscere l’esistenza di studi che indicano che un consumo moderato e regolare di caffè contribuisce a ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 (l’evidenza epidemiologica ha dimostrato che il consumo di tre o quattro tazze di caffè al giorno, comparato con il consumo nullo o inferiore a due tazze al giorno, può essere associato a una riduzione approssimativa del 25% dello sviluppo del diabete di tipo 21-2).
IL PARERE DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI SCIENZA DELL’ALIMENTAZIONE (SISA)
Purtroppo sono molti gli aspetti dei rapporti fra nutrizione, stili alimentari e salute sui quali la conoscenza di gran parte dei consumatori è insufficiente, confusa e spesso errata. Di conseguenza è del tutto normale che l’opinione pubblica non abbia la percezione di quanto le ricerche degli ultimi anni abbiano ampliato e anche modificato ciò che sappiamo sul caffè, sui suoi innumerevoli componenti e sui relativi effetti sull’organismo. Anzi, a ben vedere il fatto che il 20% del campione interpellato sapesse che esistono studi che sembrano comprovare un effetto protettivo di un moderato consumo di caffè nei confronti del rischio di insorgenza del diabete dell’adulto è abbastanza sorprendente.
Si tratta invece di una realtà che é nota agli addetti ai lavori da vari anni e della quale si cominciano anche a delineare i possibili meccanismi. Ad esempio: una azione dell’acido clorogenico presente nel caffè nell’ostacolare l’assorbimento intestinale del glucosio, riducendone così le concentrazioni ematiche; un effetto benefico degli antiossidanti del caffè nel controllare il danno cellulare; maggiori concentrazioni plasmatiche (per 4 o più tazze di caffè al giorno) di adiponectina (una adipochina che sensibilizza alla azione dell’insulina) e al contrario concentrazioni minori di markers di stress ossidativo notoriamente associati ad un aumento del rischio di diabete di tipo 2, quali la interleuchina-18 e l’8-isoprostano. In sintesi, principalmente effetti anti-infiammatori e notevole potenziale antiossidante.
Come commento finale è doveroso ribadire, in particolare dal punto di osservazione di una Società Scientifica da sempre impegnata sul fronte di una corretta informazione sugli alimenti e sulla nutrizione, che sarebbe estremamente importante che nel nostro Paese programmi ed iniziative a favore di una migliore educazione alimentare della popolazione venissero istituzionalizzati, oltre che potenziati e resi più continui, capillari e credibili. Una qualità, la credibilità, che può essere garantita solo dalla partecipazione e dall’avallo delle Società e degli Istituti Scientifici che operano nel settore.

Per maggiori informazioni: www.coffeeandhealth.org