Fino al 28 febbraio al Teatro Carignano di Torino è di scena uno dei titoli più attesi della stagione dello Stabile,  Morte di Danton di Georg Büchner, diretto da Mario Martone.
Un’opera interessante e complessa, non molto rappresentata per i molti interpreti e le molte scene di massa, quasi da kolossal cinematografico. Basta vedere il cast, che comprende, in ordine alfabetico: Giuseppe Battiston, Fausto Cabra, Giovanni Calcagno, Michelangelo Dalisi, Roberto De Francesco, Francesco Di Leva, Pietro Faiella, Denis Fasolo, Gianluigi Fogacci, Iaia Forte, Paolo Graziosi, Ernesto Mahieux, Carmine Paternoster, Irene Petris, Paolo Pierobon, Mario Pirrello, Alfonso Santagata, Massimiliano Speziani, Luciana Zazzera, Roberto Zibetti e con Matteo Baiardi, Vittorio Camarota, Christian Di Filippo, Claudia Gambino, Giusy Emanuela Iannone, Camilla Nigro, Gloria Restuccia, Marcello Spinetta, Beatrice Vecchione.
Dopo Torino lo spettsacolo sarà al Teatro Strehler di Milano dal 1° al 13 marzo 2016 e al Teatro Lac di Lugano (Svizzera) il 15 e il 16 marzo 2016.
Lo spettacolo racconta la storia, vera, dello scontro durante la Rivoluzione francese tra Danton, interpretato da Giuseppe Battiston, e Robespierre, con il volto di Paolo Pierobon, un tempo amici quasi fraterni e poi divisi dall’ambizione, dalla sete di purezza a tutti i costi, dai sospetti, dalla rivalità, in un copione che è tornato in tutti i totalitarismi del Novecento.
Nella prefazione della nuova edizione della tragedia, in uscita presso Einaudi, Mario Martone ha paragonato Buchner e Leopardi, dicendo: Sotto l’apparenza del dramma storico Morte di Danton nasconde i nervi scoperti della condizione umana, così come sarà rivelata e rappresentata un secolo dopo, nel Novecento, con quella stessa incandescenza, la stessa disillusione, lo stesso urlo soffocato. Per Büchner, come per Leopardi (La Ginestra è di un anno dopo), la Storia non è che una macchina celibe, anche se le ragioni per scatenare la rivoluzione sono sempre tutte vive e presenti. Quello che commuove, in Morte di Danton, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza di cui ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all’ingiustizia che da sempre regna sovrana.
Morte di Danton fu scritto da Georg Büchner, morto a soli 24 anni poco tempo dopo,  in sole cinque settimane tra il gennaio ed il febbraio del 1835 dal ventunenne scrittore e anatomista, in fuga dalle autorità dell’Assia dove era stato coinvolto in una rivolta, in cerca di libertà come i rivoluzionari francesi alcuni decenni prima. L’autore rimase affascinato dalla contrapposizione tra Danton, che non credeva alla necessità del Terrore e voleva un mondo liberale e tollerante e Robespierre, antesignano di tanti tiranni.
Dall’opera di Büchner vengono fuori quindi discorsi attualissimi oggi:  la libertà di pensiero, la natura della rivoluzione, la violenza e il terrore, il determinismo e il materialismo.
Per informazioni e prenotazioni telefonare al numero 011 5169555, o rivolgersi alla Biglietteria del Teatro Stabile di Torino presso il  Teatro Gobetti in via Rossini 8 a Torino, aperta dal martedì al sabato dalle 13 alle 19, oppure al sito  www.teatrostabiletorino.it

Elena Romanello