Caos ripartenza della scuola, così da giorni i mass-media ci raccontano la situazione incerta e confusa che riguarda l’avvio delle lezioni per oltre 8 milioni di alunni.

Distanziamento, sanificazione, dubbio “amletico” riguardo l’obbligatorietà delle mascherine durante le lezioni, test sierologici al corpo docente e amministrativo che da alcuni viene rifiutato.
A meno di tre settimane, l’incertezza regna sovrana.
Dopo oltre sei mesi dallo stop forzato, iniziato con il lockdown, il Governo , le Istituzioni regionali e locali non hanno ancora trovato un’ intesa perchè la frequenza degli scolari, dei professori e del corpo amministrativo e ausiliario sia fatto nella massima sicurezza.
La vicenda, che riguarda anche il nodo trasporti, sembra non trovare una via d’uscita condivisa, seppur è certo e doveroso far ripartire la scuola per non incorrere in un disastro generazionale di dimensioni bibliche, che non riguarderebbe solo la formazione, ma anche contesti sociali e pedagogici di vitale importanza.
L’aspetto più paradossale di tutta questa vicenda, è il silenzio assordante che si è udito in questi lunghi mesi di serrata da parte di coloro che sono  i protagonisti veri della Scuola.
Genitori e alunni delle scuole secondarie superiori, docenti, e  i sindacati di ogni “ordine e grado”.
Flebili lamentele, sussurrate preoccupazioni, quasi impercettibili, si sono raramente levate sui social, ma mai nelle piazze e o davanti i plessi scolastici dello Stivale.
Un comportamento strano, insolito per certi docenti, certi studenti, certi sindacati che nel corso degli ultimi decenni non facevano mancare ogni venerdì (o quasi) dell’anno scolastico manifestazioni strabordanti che bloccavano le nostre città in ragione della difesa del diritto allo studio, pubblico e gratuito messo a repentaglio dalle numerose riforme o pseudo riforme che i vari Governi rappresentanti il più ampio arco istituzionale, hanno messo in cantiere durante le varie legislature.
Ma non solo.
Cortei colorati e chiassosi, occupazioni delle aule, autogestione, eredi del Movimento studentesco del 68, hanno riempito le pagine di cronaca fino lo scorso anno.
Contro la scuola dei padroni, in difesa del diritto allo studio per tutti; la difesa del clima; contro il razzismo; in difesa della parità di genere; contro le discriminazioni; contro i nuovi fascismi; contro i tagli alla scuola pubblica; contro ogni conflitto armato, purché perpetrato dagli “sporchi” capitalisti (le dittature comuniste, gli imperi comunisti, le repressioni comuniste nei confronti di liberi popoli o di liberi cittadini non fanno parte della sensibilità del Movimento studentesco, docenti, sindacati).
Di tutto un po’, abbiamo assistito da settembre a maggio.
Durante questa pandemia, con la Scuola sbarrata da mesi, con il diritto allo studio ridotto ai minimi termini digital-virtuale, nessuna manifestazione post lockdown, nessuna mailing-bombing per rivendicare un diritto costituzionale, nessun flash-mob per chiedere la riapertura delle aule in sicurezza e anticipatamente per poter recuperare quello che la pandemia cinese-comunista ha tolto a milioni di studenti di ogni ordine e grado.
Unica preoccupazione che suscita il malumore ad alcuni genitori e non sapere dove “parcheggiare” i propri figli negli orari di lavoro.
Educazione, formazione, crescita umana e civica elementi “secondari” che non generano alcuna protesta veemente.
E’ evidente che il nostro sia un Paese dove i diritti costituzionali vengano soppesati in maniera differente.
Si grida contro l’autoritarismo se per ragioni sanitarie si limita la libertà di circolazione.
Si urla contro la liberticida mascherina.
Si insorge se non è consentito viaggiare oltre confine per trascorrere le proprie ineludibili, sacre vacanze (seppur per mesi non si è lavorato o studiato)
Al 14 di settembre mancano ancora 16 giorni.
E’ sperabile attendersi manifestazioni e proteste, civili e nel rispetto delle normative anti-covid, del sempiterno movimento studentesco/insegnate/sindacale/genitoriale a difesa del diritto allo studio e della riapertura delle scuole, “senza se e senza ma”.
Riudremo certi slogan evergreen ?
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)