Un aspetto di questa , ormai lunghissima, crisi economica e sociale che non è stato preso in considerazione riguarda le persone anziane.
No, non fraintendetemi, non che non siano stati analizzati e posti all’attenzione i numerosi e profondi problemi che attanagliano anche quella fascia di popolazione, ma quello che non è stato posto in risalto è lo stato d’animo con cui stanno affrontando le varie vicissitudini.
Anche in questa fascia di età ci sono state persone che si sono suicidate o che soffrono di depressione, ma osservando i milioni di nonni e genitori over 65enni si percepisce la speranza che trasmettono ai figli e ai nipoti.
Una speranza dettata forse dalle traversie che dovettero affrontare durante la loro infanzia e gioventù.
Tempi duri, non solo quelli durante il conflitto mondiale e il primo dopoguerra con il Paese completamente distrutto, sommerso dalle macerie, ma anche gli anni antecedenti durante i quali la fame “mordeva forte” e la società era una società agricola, in cui l’analfabetismo era diffusissimo e la vita quotidiana era una battaglia per mettere a tavola un pasto decente al giorno, le malattie endemiche mietevano numerose vittime soprattutto tra i bambini, con i medicinali che erano scarsi e costosi, e il diritto alla salute era un valore inesistente dove curarsi era un lusso che pochi potevano permettersi. 
Il lavoro c’era e in abbondanza, ma erano attività gravose, faticose che scarnificavano i corpi dei lavoratori che invecchiavano precocemente con un’inevitabile aspettativa di vita molto bassa (una descrizione esaustiva di quel periodo è stata fatta da GianPaolo Pansa nel suo libro “Poco e niente”), in cui il problema dell’ obesità riguardava solo “i signori” e anche le malattie avevano una connotazione di ceto sociale.
Sì, sì, una speranza che vive sempre in loro.
Una speranza incrollabile, dettata dall’ esperienza, da una certa saggezza costruita nel corso degli anni e connaturale a quell’età; magari dalla fede che ha contraddistinto le loro esistenze, un elemento imprescindibile, un “imprinting” dell’infanzia che nessuno e niente potrà mai togliergli.
Comunque sia, fatto sta che nelle loro parole, nei loro discorsi, non trapela mai lo sconforto totale, non si ode mai la frase “non c’è più niente da fare, è finita, non c’è futuro”.
Si sente, invece, si ascolta il loro “credo” incrollabile, quella “luce in fondo al tunnel” che noi, figli e nipoti, non vediamo, presi da uno sconforto nero e distruttivo. 
Per loro c’è la certezza di un futuro migliore, nonostante tutto. Ci sarà sempre nella vita un’occasione di riscatto e, la distruzione che sembra inevitabile, non accadrà mai.
Saranno solo parole, saranno dettate dal senso di responsabilità che hanno nei confronti delle nuove generazioni e dal loro “dovere” di dare una vita migliore a chi resterà su questo pianeta, ma sono parole che, comunque le si vogliano considerare, sono energia essenziale su cui si dovrebbero porre le basi per qualunque azione, progetto, idea, una componente imprescindibile.
Potrebbe sembrare assurdo, ma il futuro dovrà essere costruito su questa speranza dei nostri vecchi, perchè noi quella speranza non la possediamo perchè la nostre sono state generazioni con troppi agi e “ricchezze facili” costruiti senza il sacrificio e la fatica.
In noi albergano solo disillusione, tormenti, sfiducia, catastrofismo, generati da un’esistenza che era troppo facile, troppo ovvia, con troppi diritti e pochissimi doveri, dove il senso di responsabilità era alieno, sconosciuto, quasi ostile. 
Facciamo tesoro delle parole e degli atteggiamenti positivi dei “nostri avi”.
Cerchiamo di riaccendere la speranza, la tenacia, la volontà dalla luce che i loro occhi ci stanno trasmettendo, dalle parole che ci stanno donando, e sono sicuro che saranno felicissimi (parafrasando una parte del discorso pronunciato alla camera dei deputati dal ministro della Giustizia, Mancuso, nel 1995 quando fu “sfiduciato” dal parlamento- primo caso nella storia Repubblicana), che “serberanno gratitudine se li avremo uditi, ascoltati compresi”.
Massimo Puricelli
Legnano(MI)