In questo caldo d’inferno, nella canicola opprimente che crea angoscia e depressione e malinconia, mi è balzato alla mente come fosse diverso il “nostro calcio”, quello di 20 anni fa; mi è scoppiata la nostalgia per tutto quello che abbiamo perso .
Estate 1993 il Milan, allora allenato da Capello, fresco vincitore del secondo scudetto consecutivo, e bruciante sconfitta a Monaco di Baviera contro il Marsiglia (se rigiocassimo quella finale 30 volte la perderemmo 30 volte , non perchè non eravamo superiori e non abbiamo dominato per 90 minuti, ma perchè il Marsiglia era e sarà sempre la nostra “bestia nera”), durante quel calcio mercato cessione di Gullit alla Sampdoria come punizione riservata al “tulipano nero” per aver appeso all’attaccapanni Capello prima di una trasferta a Torino con la Juve, partenza di Rijkaard all’Ajax per ragioni famigliari (si diceva che non riusciva a stare lontano dalla figlia affidata alla moglie dopo il divorzio), cessione di Evani che segue Gullit alla Samp, e dulcis in fundo, grave incidente automobilistico di Lentini che lo allontanerà dai campi per tutta la stagione. Arrivano Brian Laudrup dalla Fiorentina, Raducioiu dal Brescia, e Panucci dal Genoa. Un mercato, che sembrava sotto tono visto le partenze( fu compensata a novembre con l’acquisto salvifico di Desailly), ma quella stagione sarà la stagione più vincente della storia con l’accoppiata scudetto-coppa campioni con Savicevic plasmato da Capello che lo “costrinse” a fare “il laterale” di destra con compiti anche difensivi, risultando, però, uno dei migliori (probabilmente la sua migliore stagione in assoluto).
Ebbene il 30 luglio o il 31 (non ricordo con esattezza), seconda amichevole di quel precampionato, in quel di Como contro la squadra lariana allora in C1.
Stadio gremito, solito scenario mozzafiato che si scorge dagli spalti del Sinigallia con il lago illuminato da migliaia di luci che si specchiano sulle acque e che consentono di intravedere per chilometri la sinuosa riva occidentale della statale “Regina” abbellita da decine di abitazioni storiche, entusiasmo consueto in quegli anni vittoriosi dei tifosi, che possedevano la consapevolezza della forza della squadra, e la concreta percezione che avremmo lottato per vincere ulteriori trofei, entusiasmo però costellato da una dura protesta della Curva perchè la Supercoppa Italiana tra Milan e Torino sarebbe stata disputata a Washington per “pubblicizzare il calcio italico” in vista dei mondiali che si sarebbero tenuti l’anno successivo in terra USA.
Protesta che verteva sulla idiosincrasia (utilizzo un termine politicamente corretto) verso le storture dell’incipiente “calcio business” (eravamo solo ai primordi, adesso lo sfacelo è totale) e del mancato rispetto per la passione dei tifosi che sborsavano centinaia di lire (c’era ancora la Lira, quanta nostalgia!!!) per seguire ovunque i beneamati colori, per potare con orgoglio in Italia, Europa, nel Mondo lo striscione che testimoniava la fedeltà e il vanto di essere sempre al fianco della squadra.
Ecco, “Washington” era considerato uno sgarbo, uno sfregio a quella indomabile fedeltà.
“A Lecce e a Tokio con il cuore,…. scusate se a Washington non ci saremo……!!!!” ; “Grazie per la pagliacciata di Washington!!!”
Erano i due striscioni esposti in quella calda serata in riva a Lario oltre a 90 minuti ininterrotti di cori di protesta per quella “scellerata scelta”.
Adesso sono anni che la Supercoppa Italiana viene giocata in ogni angolo del Pianeta e nessuno dice nulla.
Pecunia non olet.
Però che tristezza.
Quanto mi mancano quelle stagioni; quanto mi manca quel rispetto che la società e il “mondo calcio” aveva per i suoi datori di lavoro: I tifosi !!! 
Massimo”old-football”Puricelli
Castellanza(VA)